Una Pasqua all’insegna della solidarietà e della pace è quella che vive, in Italia e nelle varie sedi nel mondo, la Comunità di Sant’Egidio.
“Da oltre 50 anni, la Comunità di Sant’Egidio si fa prossima alle diverse forme di povertà, non lasciando escluso nessuno. Così è anche in questa Pasqua, ancora segnata dalla guerra in Ucraina e da decine di conflitti armati nel mondo, spesso ‘dimenticati’. Ciò nonostante, la comunità lavora ogni giorno per una società pacifica, aperta, accogliente”. Così a Interris.it Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.
“Come comunità cristiana, la Pasqua è il momento più importante dell’anno e lo celebriamo in tutto il mondo, negli oltre 70 Paesi in cui siamo presenti: oltre all’Europa, siamo anche in Asia, in Africa, in America Latina. Ovunque sia presente la comunità di Sant’Egidio, noi celebriamo la Pasqua. Anche nei contesti più difficili e drammatici. Anzi, soprattutto in quelli”.
“L’attenzione in questo momento – prosegue Zuccolini – è alle difficoltà che sono nate dal dramma della guerra in Ucraina. Abbiamo infatti diverse comunità in Ucraina. Lì vivranno questa Pasqua, la seconda dall’invasione della Russia, in maniera particolare. Molto sentita: la resurrezione come speranza di pace. Speriamo che questa Pasqua porti la fine della guerra e dei bombardamenti”.
“Abbiamo comunità anche in Malawi, Stato del Sud-Est dell’Africa dove lo scorso marzo un fortissimo ciclone, Freddy, ha causato oltre 1.200 morti. Con i dispersi, oltre 1.400. Le inondazioni hanno inoltre spazzato via case, strade e ponti, causando gravi danni alle infrastrutture in un Paese già poverissimo. Per loro questa è una Pasqua di ripartenza. E di speranza: che tali tragedie non si ripetano più”.
“La Comunità di Sant’Egidio fa inoltre memoria durante la Settimana Santa dei cristiani che sono uccisi o subiscono persecuzioni, discriminazioni, privazione della libertà religiosa. Lo fa ricordando i nomi e le storie di questi testimoni del Vangelo, e ripetendo le parole di Papa Francesco: ‘Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri'”.
“Sono tanti infatti i Paesi del mondo in cui la testimonianza disarmata e non violenta dei cristiani costituisce uno scandalo dinanzi alla violenza, alla corruzione, al terrore. Ci sono luoghi dove si muore perché si va a messa, dove chiese e scuole cristiane vengono bruciate, dove si è minacciati, intimiditi o uccisi perché si educano i giovani e si strappano alle bande criminali”.
“Tutte queste persone, così come le vittime di tutte le guerre, della fame, delle persecuzioni, delle malattie…così come tutti i poveri, anche quelli in Italia, sono al centro delle nostre preghiere. Ora più che mai. Affinché questa sia una Pasqua di pace e resurrezione dove finora ha regnato la morte e la violenza”, conclude Zuccolini.
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