Tavoletta (Acli Terra): “La sostenibilità sociale dell’agricoltura oggi è messa in crisi dal welfare”

L'intervista di Interris.it al presidente di Acli Terra Nicola Tavoletta sullo stato di salute del comparto agricolo italiano

L’agricoltura italiana, oggi, secondo le ultime statistiche effettuate in materia, è la terza dell’Unione Europea per valore della produzione dopo Francia e Germania, ma è prima per il valore aggiunto prodotto e per la sostenibilità ambientale che, dopo la fase più dura della pandemia da Covid – 19, interessa il 57% in più delle aziende che operano nel settore. Purtroppo, a causa della situazione climatica e geopolitica, nonostante le eccellenze prodotte, l’agricoltura italiana è lambita da un periodo estremamente difficile.

L’azione di Acli Terra

La tutela di questo ambito cruciale dell’economia del nostro paese rappresenta una delle azioni più qualificanti di Acli Terra. La stessa promuove e attiva progetti e iniziative, anche mediante accordi e convenzioni con altri soggetti sociali, Enti ed Istituzioni, al fine di realizzare numerosi interventi di promozione a favore di quanti operano, a diverso titolo, nel mondo agricolo e di diffondere buone pratiche. In particolare, riconosce nell’imprenditore agricolo, nella famiglia e nell’associazionismo rurale i protagonisti della crescita culturale, sociale e politica del comparto agricolo nel suo complesso ed è impegnata a garantire la rappresentatività dei propri associati, sia singoli che organizzati in forme cooperative e consortili, nonché in organizzazioni produttive ed in unioni territoriali. Oltre a ciò, supporta anche attraverso forme giuridiche di assistenza tecnica ed organizzativa, i processi di associazionismo territoriale e locale, opera nel quadro di una promozione più ampia volta alla difesa dell’ambiente, della qualità della vita, della garanzia alimentare e della salute, della valorizzazione delle produzioni agricole e delle forme di commercializzazione a tutela degli interessi di produttori e consumatori. Interris.it, in merito alla situazione attuale del comparto agricole e alle prospettive di sviluppo futuro dello stesso, ha intervistato il presidente nazionale di Acli Terra, Nicola Tavoletta. Egli ha iniziato a collaborare con Enaip Lazio nel 2008 per poi diventare direttore delle Acli Provinciali di Latina, quindi Vicepresidente regionale del Lazio e Consigliere nazionale. In Acli Terra, dove è entrato nel 2011, è stato presidente provinciale, componente del Comitato nazionale al secondo mandato e anche Presidente regionale. Da sempre attivo nell’associazionismo locale ricopre anche la carica di portavoce del Forum del Terzo Settore della provincia di Latina. È stato eletto presidente nazionale di Acli Terra nel corso del VII congresso nazionale tenutosi nel dicembre 2021.

© Acli Terra

L’intervista

Qual è la situazione attuale dell’agricoltura italiana? In che modo la siccità sta influendo sul settore?

“In questo momento l’agricoltura italiana ha due morse che la stanno mettendo in difficoltà. La criticità principale che è il caro energia, quindi i costi di produzione e poi la questione siccità. In questa fase, se analizziamo tutto il sistema agricolo italiano, il caro energia, incide ancora di più nella situazione di siccità, soprattutto nel centro – sud Italia. Questo perché, la richiesta dell’acqua presa nei pozzi artesiani, ovviamente prevede un maggior esborso di costi per il gasolio e i motori degli stessi. Non possiamo dire che è in atto una crisi di produzione anzi, il cibo c’è. La produzione c’è, non vi è dubbio. È necessario che, la questione del caro energia, venga regolata. È un tema dell’Unione Europea e, come Acli Terra l’abbiamo detto più volte, bisogna porre dei tetti ai costi energetici. Il secondo tema è quello riguardante la siccità. La riduzione della piovosità è ciclica ed è in aumento negli ultimi trent’anni. In questo periodo è certamente diminuita la pioggia, ma non abbiamo fatto manutenzione sugli invasi. Acli Terra propone un intervento di ordinaria e continua manutenzione degli stessi. Faccio un esempio, trent’anni fa, con i medesimi invasi, raccoglievamo il 14% della pioggia e oggi l’11%. Quel 3% equivale a centinaia di migliaia di ettari innaffiati in meno, non è un numero da poco”.

Quali strumenti normativi dovrebbero essere introdotti per aiutare il comparto agricolo in questo frangente storico?

“Attualmente ci sono tanti strumenti utili già in campo. Bisogna però intervenire su una cosa straordinaria che è il Pnrr. Perché, lo stesso, prevede solamente il 4% delle risorse sulle infrastrutture idriche, mentre oggi, nel sistema generale economico italiano, forse è più importante raddoppiare quello e ridurre magari sulle infrastrutture viarie. Le infrastrutture idriche sono fondamentali, bisogna quindi aumentare quella quota almeno al 6% o all’8%. L’acqua è l’energia, l’elemento e la risorsa principale dal punto di vista storico, ma anche per le nostre prospettive. Per quanto concerne il caro energia, la guerra in Ucraina è un fattore limitato. La verità è che è in atto una grossa speculazione, a cui bisogna rispondere con un intervento istituzionale da parte dell’Unione Europea. Questi due puntuali interventi migliorerebbero sicuramente tutto il sistema della filiera agroalimentare, sia nel mondo rurale, ma anche nel mondo della pesca”.

In che modo si potrebbe favorire un sistema agricolo più green e sostenibile?

“Sull’aspetto della sostenibilità ambientale, negli ultimi trent’anni, abbiamo fatto dei progressi importanti. Abbiamo un deficit nella sostenibilità sociale, la quale mette insieme quella ambientale, economica e anche quella delle relazioni personali. Cioè, per lavoratrici e ai lavoratori della filiera agroalimentare, agricoltura, zootecnica e pesca, probabilmente c’è bisogno di una maggiore protezione nel senso del welfare. Se parliamo di agricoltura più green voglio fare un esempio: nel 1973, quando c’era una dimensione galoppante dell’industria e del conseguente sviluppo industriale, c’era un famoso film che si intitolava “2022: I sopravvissuti”, ambientato in un mondo desertificato, senza agricoltura e senza la possibilità di reperire i prodotti primi agroalimentari che, secondo la visione di quel tempo, erano dei lussi. Oggi non così, c’è più biologico e rispetto dell’ambiente. Si è verificata un’inversione importante negli ultimi trent’anni e c’è anche una consapevolezza maggiore dei consumatori per quanto riguarda l’aspetto sanitario. Quindi, possiamo dire che, sul green, siamo attenti e dobbiamo continuare ad esserlo e avere maggiore attenzione sul biologico. Però, è anche vero che c’è una progressione importante della buona agricoltura e dell’attenzione all’ambiente. Il problema risiede nella sostenibilità sociale che oggi è messa in crisi dal welfare, cioè dalla stabilità lavorativa delle lavoratrici e dei lavoratori e da quella economica, la quale è stata minata dal caro energia e dalla siccità”.