Emergenza umanitaria in Sudan: i civili nel mirino della guerra

I paramilitari conquistano una base dell'esercito in Sudan A Wad Madani, rifugio per centinaia di migliaia di sfollati

Sudan
Dall’Onu alle ong impegnate in Africa: allarme umanitario in Sudan per l’escalation di violenze nella guerra civile.  Le forze paramilitari sudanesi (Rsf) hanno attaccato un ospedale di Wad Madani. E hanno preso il controllo di una base dell’esercito. L’area ospita centinaia di migliaia di civili fuggiti dalle violenze nella capitale Khartoum. Dallia Abdelmoniem attualmente si trova al Cairo. Ma ha la famiglia a Wad Madani. E ha raccontato all’emittente britannica Bbc cosa è successo alla base militare. “È una roccaforte dell’esercito. E il fatto che le Rsf siano riuscite a penetrarla non è di buon auspicio- afferma-. Significa che, prima di tutto, Rsf si sente più sicura delle proprie capacità. E che la guerra si sta espandendo. Questo non era solo una roccaforte per l’esercito. È anche un rifugio sicuro per i civili che hanno lasciato Khartoum. Quindi, in termini di sicurezza dei civili, è una catastrofe perché non hanno alternative, non hanno un posto dove andare“.
Sudan

Sos Sudan

A livello internazionale si teme che la guerra in Sudan tra esercito e forze paramilitari, iniziata lo scorso 15 aprile, si stia ampliando ad altre aree del Paese. Nel fine settimana, il Dipartimento di Stato Usa ha invitato Rsf a cessare l’avanzata su Wad Madani.  “Otto mesi di conflitto in Sudan hanno messo a dura prova il sistema sanitario con sfollamenti, epidemie. Feriti di guerra, malattie non trasmissibili e bisogni di salute materna e infantile in aumento a fronte del calo della capacità di soddisfare tali bisogni”. È l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Al momento, sottolinea l’Oms, 11 milioni di persone hanno bisogno urgente di assistenza sanitaria. “Circa il 70% delle strutture sanitarie nelle aree colpite da conflitto non sono funzionanti o lo sono solo parzialmente. Le poche strutture sanitarie funzionanti sono sopraffatte a causa dell’elevata domanda di servizi sanitari”. Sono in corso epidemie di morbillo, dengue e colera che hanno causato già quasi 400 morti. E che si teme possano espandersi ulteriormente. Non va meglio sul fronte della malattie croniche. Il Paese sta scontando una grave carenza di farmaci per il diabete e l’ipertensione. E le scorte di insulina pediatrica sono in gran parte inutilizzabili. A Khartoum, un centro oncologico che serviva oltre il 60% dei pazienti, è fuori servizio. I servizi di dialisi funzionano a singhiozzo a causa della carenza di forniture. Intanto aumenta la popolazione in preda alla malnutrizione. Sudan

Allarme dell’Oms

“Circa 3,4 milioni di bambini sotto i cinque anni sono affetti da malnutrizione acuta. Di questi oltre 690 mila sono gravemente malnutriti. E oltre 100 mila soffrono di malnutrizione acuta grave con complicazioni mediche che necessitano di cure ospedaliere“, denuncia l’Oms. A causa dell’intensificarsi dei combattimenti nell’area di Wad Madani, capitale dello stato di Gezira, 136 chilometri a sud-est di Khartoum, Emergency è stata costretta a evacuare il personale della sua clinica satellite non residente in città. E a sospendere le attività della clinica. Lo staff, composto da dieci persone tra cui chirurghi e farmacisti, tutti sudanesi, si sta dirigendo a Sud. La clinica era stata aperta lo scorso agosto per garantire visite pre-operatorie a pazienti cardiaci che necessitano di un intervento e visite di follow up. E somministrazione della terapia anticoagulante ai pazienti già operati al Centro Salam di cardiochirurgia. Così da permettere la continuità delle cure salvavita a chi non poteva spostarsi. E raggiungere la capitale a causa delle difficilissime condizioni di sicurezza. A Wad Madani Emergency ha tuttora anche un magazzino. Dove si trovano i rifornimenti indispensabili alle attività mediche e chirurgiche del Centro Salam del quale al momento non si hanno notizie.
Sudan

Centro Salam

“Evacuando lo staff abbiamo dovuto lasciare i pazienti a cui avevamo cercato di offrire continuità nelle cure dopo l’operazione al cuore. Proprio per la difficoltà che avevano nel raggiungere il Centro Salam a Khartoum. Nel nostro magazzino lasciamo invece i rifornimenti necessari al mantenimento delle attività del Centro Salam. Che per ora non potranno arrivare dove servono”, commenta Gina Portella. Aggiunge la coordinatrice del Programma di Emergency in Sudan, da Khartoum: “A Wad Madani avevano trovato rifugio centinaia di migliaia di profughi in fuga da Khartoum, che ora stanno cercando di lasciare la città con ogni mezzo. Sono quasi 500mila le persone fuggite verso lo stato di Gezira, 86.400 di queste si trovano a Wad Madani, principale hub umanitario del Paese. Al momento non è possibile prevedere come evolverà la situazione a Wad Madani. E se si potrà ritornare ad assistere i pazienti. Dall’inizio della guerra è sempre più difficile offrire assistenza umanitaria alla popolazione. Perché non c’è nessuna garanzia per la sicurezza del personale e delle strutture che offrono assistenza sanitaria“. Sudan

In fuga

Emergency chiede alle parti in conflitto di rispettare l’incolumità della popolazione e delle strutture sanitarie. Per dare a chi ne ha bisogno la possibilità di essere curato anche in una situazione di guerra. Emergency, che lavora in Sudan dal 2004, non ha lasciato il Paese. Benché la guerra renda estremamente difficile l’attività a causa dei combattimenti, della difficoltà nel reperimento dei materiali e dell’insicurezza degli spostamenti. L’associazione prosegue la sua attività nel Centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum. Nel Centro pediatrico di Port Sudan e nella clinica di Atbara. Continuano, quindi, i violenti combattimenti tra l’esercito sudanese e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (FAR) nei pressi di Wad Madani. Capitale dello stato di Gezira e considerata una città rifugio dallo scoppio della guerra ad aprile scorso. Costringendo alla fuga oltre 14.000 persone. Il Comitato di resistenza di Wad Madani, una rete di quartiere creata nel 2013 e salita alla ribalta durante le proteste del 2019 che hanno spodestato l’ex dittatore Omar al-Bashir, ha dichiarato che i combattimenti sono ripresi per il terzo giorno a est della città. Le FAR hanno evacuato i residenti del quartiere di Riyadh al-Qadisiyah. E hanno effettuato un “notevole dispiegamento di cecchini sui tetti dei grattacieli”. La rete di volontari ha consigliato ai cittadini di “evitare di uscire. Rimanere in casa ma stando lontani da porte e finestre“. Oltre a metterli in guardia da “esplosivi che cadono a caso sulle case“. Sudan

Bombardamenti

Testimoni oculari hanno riferito che l’aviazione dell’esercito sudanese ha lanciato intensi bombardamenti sulle posizioni degli insorti delle FAR a est della città. Mentre i ribelli hanno risposto con l’antiaerea. Il sindacato dei medici sudanesi ha avvertito di una possibile catastrofe sanitaria a causa dei combattimenti in corso. “L’espansione della guerra nella città di Wad Madani ci mette di fronte a una delle più grandi catastrofi umanitarie nel mezzo di questa guerra”, ha avvertito il sindacato in un comunicato delle ultime ore. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), circa 14.000-15.000 persone sono state sfollate dalla città di Madani Al Kubra verso le aree limitrofe a ovest di Wad Madani. E altre località dello Stato di Al Jazira. Nonché di altri Stati sudanesi come Sennar o Al Qadarif. L’esercito sudanese ha intercettato un attacco delle FAR a Wad Madani, considerata una “zona sicura”. E rifugio per circa 1,5 milioni di sfollati fuggiti dalla guerra scoppiata il 15 aprile di quest’anno.  Emergency chiede alle parti in conflitto di rispettare l’incolumità della popolazione e delle strutture sanitarie. L’obiettivo è dare a chi ne ha bisogno la possibilità di essere curato anche in una situazione di guerra”. L’organizzazione fondata da Gino Strada è operativa in Sudan dal 2004. E ha deciso di non lasciare il Paese. Benché la guerra renda estremamente difficile l’attività a causa dei combattimenti, della difficoltà nel reperimento dei materiali e dell’insicurezza degli spostamenti. L’associazione prosegue la sua attività nel Centro Salam di cardiochirurgia a Khartum. Nel Centro pediatrico di Port Sudan. E nella clinica di Atbara.