Sport e disabilità: l’esperienza della Polisportiva Disabili Valcamonica

L'intervista di Interris.it a Gigliola Frassa, presidente della Polisportiva Disabili Valcamonica che, da tre lustri, opera in provincia di Brescia

© “Sport Disabili Vallecamonica”

La pratica dello sport, per le persone con disabilità, rappresenta un importante mezzo per ottenere il benessere fisico, ma anche soprattutto una strada per raggiungere l’inserimento e l’integrazione nella società.

L’esperienza della Valcamonica

In provincia di Brescia, precisamente a Breno, in un territorio totalmente montano quale la Valcamonica, all’inizio degli anni ’90, ha preso vita l’associazione denominata “Polisportiva Disabili Valcamonica”, con la finalità di coinvolgere persone con diversi tipi di disabilità nella pratica degli sport più disparati, quali ad esempio, atletica leggera, sci alpino, bocce, calcio, nuoto, ippoterapia, tennis e tennis in carrozzina, handbike, sci nordico, biathlon, vela, tandem non vedenti, tiro con l’arco e tiro al volo Ad oggi, questa realtà, conta più di cento atleti ed è affiliata al Comitato Italiano Paralimpico. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione e sport, ha intervistato Gigliola Frassa, presidente della “Polisportiva Disabili Valcamonica”.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha la “Polisportiva Disabili Valcamonica”?

“La Polisportiva nasce nel 1992 e si pone l’obiettivo di coinvolgere le persone con disabilità nello sport. Tutto è partito dal Panathlon, un’associazione di servizio che ha la finalità far accedere persone con disabilità alla pratica di sport. Quindi, trent’anni fa, sull’esempio di Panathlon, è nata l’associazione nella nostra valle. Certamente, non è stato facile in quanto, in quel periodo, si parlava poco di disabilità e c’era molto pietismo. Non ci siamo arresi ed abbiamo cominciato con la pratica del basket in carrozzina e, dopo aver iniziato sul nostro territorio, siamo andati a cercare gli atleti. Nel giro di pochi anni, la nostra società è divenuta sempre più grande, con molti atleti e federazioni.”

Qual è la vostra attività oggi?

“Oggi, dopo trent’anni, abbiamo coinvolto tutte le persone che ce l’hanno chiesto e siamo affiliati a sette tipologie diverse di sport. Il numero più alto di atleti e composto da persone con disabilità intellettiva e abbiamo dei progetti, portati avanti con le istituzioni scolastiche locali, che coinvolgono alunni con disabilità. Oltre a questi, vi sono anche atleti con disabilità fisica e sensoriale. In particolare, svolgiamo sci nordico e nuoto, in cui non sono tutti agonisti, ma riescono a fare qualcosa di molto importante per loro stessi. Sul fronte della disabilità di tipo fisico, quest’anno, abbiamo ottenuto il sogno di ogni società sportiva, ossia avere quattro atleti nello sci, due nello sci alpino e due in quello nordico, a Pechino. In particolare, Giuseppe Romele, nella disciplina dello sci nordico in carrozzina, ha vinto una medaglia di bronzo. Al di là delle medaglie però, speriamo di aver dato il nostro contributo per cambiare un po’ la mentalità riguardo al tema della disabilità. La grande soddisfazione ora, è rappresentata dal fatto che, gli atleti, vengono riconosciuti non per ciò che sono, ma per quello che hanno fatto e i successi che hanno riportato, questo è l’elemento più importante”.