La speranza europea dell’Ucraina

A due anni dall'inizio del conflitto in Ucraina, il processo di adesione all'Ue appare l'unico risultato concreto ottenuto. La pace, invece, è sempre più lontana

Mosca
Foto di Frauke Riether da Pixabay

Un centinaio di miliardi e oltre in aiuti. Tra quelli impiegati per il sostegno militare e altri distribuiti per la fornitura di beni di prima necessità. Senza contare l’imposizione dei vari pacchetti sanzionatori alla Russia, ritenuta pressoché unanimemente responsabile del conflitto in corso e, con esso, del tracollo economico degli ultimi anni che, per effetto domino, ha tirato per la giacchetta anche il Vecchio Continente. L’Unione europea non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla causa Ucraina, rispondendo agli appelli del presidente Zelensky e imbastendo una diplomazia di pace che ha visto, più volte, i propri leader far rotta per Kiev. Per ribadire tanto l’appoggio agli ucraini quanto la condanna di Mosca. Questo almeno finora. Perché in ballo non c’è solo una questione di alleanze ma anche (e forse soprattutto) il tema della sostenibilità finanziaria.

La guerra in Ucraina

I soldi spesi per il sostegno all’Ucraina sono stati, di fatto, in ottemperanza all’impegno di condivisione dei valori democratici, improcrastinabile a fronte dell’invasione di uno Stato sovrano. Una motivazione che, alla lunga, rischia però di sgonfiarsi a fronte di un dispendio di forze che sta costando molto ai Paesi occidentali. I quali, peraltro, appaiono sempre meno convinti dell’effettiva possibilità di una risoluzione imminente, nonostante le episodiche aperture al dialogo delle parti in causa. E non solo per il momento particolarmente favorevole alla Russia, che ha ripreso l’iniziativa militare spingendosi ancora più addentro ai territori del Donetsk e, soprattutto, evitato momentaneamente la controffensiva ucraina, resa complicata dal sempre meno consistente approvvigionamento militare di Kiev. Arsenale che, chiaramente, a fronte di un rimpasto dei sostegni europei (con un nuovo pacchetto dilazionato) e del blocco provvisorio (e forse definitivo) di quelli americani, rischierebbe di svuotarsi ulteriormente.

L’adesione di Kiev all’Ue

Ma se il piano militare inizia a essere pericolosamente inclinato in direzione di Mosca, sul fronte politico l’Ucraina coltiva le speranze principali. Trascorsi due anni dall’inizio del conflitto, è passato sostanzialmente lo stesso tempo dall’inizio del pressing di Kiev su Bruxelles affinché l’Ucraina possa diventare a tutti gli effetti uno stato membro dell’Unione europea. Un processo di adesione che, caduto il veto ungherese, il Consiglio europeo ha approvato alla fine dello scorso anno, parimenti a quello della Moldavia. Una strategia che, pure, appare legata più alla corrente sostenitrice dell’allargamento europeo (rivolto anche ad altri Paesi, ben più vicini e non solo geograficamente) che a un aperto sostegno specifico a Kiev.

Anche se, chiaramente, un eventuale ingresso nell’Ue consentirebbe all’Ucraina di accedere a politiche di appoggio più corpose rispetto a quelle in atto. Il problema, però, restano i tempi. Perché se il futuro ucraino sarà, con ogni probabilità, dentro l’Europa, il presente dice che l’agognato pacchetto di sostegno da 50 miliardi sarà distribuito tra quest’anno e il 2027. Troppo poco, chiaramente, per risollevare le sorti a breve termine del conflitto, a fronte di un processo che richiederà, probabilmente, ancora qualche anno.

Il ruolo degli Usa

Al momento, nemmeno la variabile del caso Navalny sembra aver spostato gli equilibri. Semmai, appare evidente che la morte dell’oppositore di Vladimir Putin abbia contribuito a cristallizzare le posizioni, inasprendo i toni tra Stati Uniti e Russia ma, al contempo, allontanando ulteriormente qualsiasi prospettiva di dialogo. Anche perché, con il pacchetto di aiuti bloccato e la prospettiva di un potenziale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, anche sul fronte ucraino Washington appare una figura sempre meno influente nel conflitto in corso. Anche perché “distratta” dall’esplosione della crisi in Medio Oriente, nella quale è ingaggiato un partner come Israele. La nuova guerra con Hamas ha ridimensionato anche mediaticamente quella ormai annosa in Ucraina. Nella quale, peraltro, il bilancio dei morti, dei profughi e degli sfollati (da ambo le parti) continua ad aumentare senza che ci si avvicini di un passo alla risoluzione.

Ucraina, emergenza umanitaria

Nel frattempo, infatti, l’emergenza continua per chi lo scotto della guerra lo subisce. Come ricordato da Azione contro la fame, milioni di persone, in Ucraina, scontano gli effetti diretti e indiretti della guerra. E non necessariamente nelle sole zone più prossime al fronte caldo. Persone alle quali è necessario fornire, oltre ai beni primari, anche supporto economico e sostegno psicologico, specie tra le famiglie con parenti impegnati nei combattimenti. Intanto, l’Unione europea ha disposto lo stanziamento di 83 milioni di euro, questi sì senza condizioni, da destinare a progetti umanitari tra Moldavia e Ucraina. Ben 75 andranno a Kiev, per una cifra che, tra aiuti diretti e paralleli ai rifugiati oltre confine moldavo, si avvicina ormai al miliardo di euro. E che, senza passi avanti significativi, appare destinata a crescere ancora.