Utero in affitto, cosa succede sulla scena internazionale

Abbandonata dopo la nascita perché colpita da gravi danni cerebrali. È la storia di una bambina nata da una maternità surrogata in Ucraina, recentemente raccontata in un reportage della della rete australiana Abc News. La coppia americana che aveva stipulato il contratto di utero in affitto ha rifiutato la bambina dopo il parto prematuro che ha causato la morte del fratello gemello e il “difetto” nella bimba rimasta in vita. La vicenda, che ha destato molta indignazione, ha dimostrato ancora una volta il vero volto di una pratica abominevole, che si basa sul mercimonio del corpo delle donne e della vita di bambini ai quali viene negato il diritto di crescere con la propria madre. La verità viene fuori con tutta la sua drammatica dirompenza, sebbene alcune lobby continuino a vestire questo fenomeno con l’abito del dono alle coppie che non possono procreare perché sterili o dello stesso sesso. Una narrazione che non tiene conto che la madre surrogata, per contratto, rinuncia ad ogni diritto sul suo corpo e che il bambino viene concepito privo dei suoi genitori biologici per una scelta di puro egoismo. Proprio in queste settimane abbiamo infatti assistito alla provocazione di Trevor Mallard, il presidente della Camera neozelandese, che ha moderato un dibattito in Parlamento mentre dava il biberon a un neonato che è il figlio ottenuto tramite Gpa (gestazione per altri) di un parlamentare gay. Altre ombre su questa pratica sono poi gettate dai numerosi episodi, emersi sempre questa estate, di persone nate da fecondazione assistita il cui padre biologico non è il donatore di seme individuato dalle cliniche ma il medico che ha eseguito la procedura. In questo far west riproduttivo si segnala anche il passo positivo dell’India. Lo scorso agosto la camera bassa indiana ha approvato il provvedimento che vieta in tutto il Paese l’utero in affitto a fini commerciali. La legge autorizza la maternità surrogata solo nel caso di scelta altruistica, tra persone della stessa famiglia, e solo per le coppie di indiani sposate da almeno 5 anni che non abbiano altri figli viventi. Al momento l’utero in affitto viene consentito solo in 18 Stati su un totale di 206. Molte però sono le differenze nella regolamentazione del fenomeno da parte dei vari stati. Per comprendere meglio cosa succede sulla scena internazionale e quali movimenti di opinione sono coinvolti in questa battaglia culturale e antropologica, In Terris ha intervistato la ricercatrice Daniela Bandelli della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta, che sta svolgendo il progetto “Women's movements and gestational surrogacy”, finanziato dal programma europeo Marie-Sklodowska Curie e svolto in partnership con la University of Texas. Lo studio analizza come i movimenti femminili negli Stati Uniti, Italia, India e Messico si mobilitano in favore e contro la Gpa.

Dott.ssa Bandelli lei ha condotto una ricerca sui movimenti sociali in Messico e Stati Uniti che si battono contro l’utero in affitto. Cosa emerge in America del Nord? 
“Gli Stati Uniti sono il centro di un mercato fiorente che si organizza a livello transnazionale, e sono al contempo paese di domanda di bambini e di offerta di lavoro procreativo. Gli Stati Uniti sono il paese dove la Gpa è praticata da più tempo, fin dagli anni Ottanta, ed è ampiamente accettata come un possibile modo di avere un figlio quando la donna non può portare avanti una gravidanza, o quando a voler diventare genitori sono due maschi. La Gpa viene perlopiù rappresentata in modo edulcorato come un contratto tra persone consenzienti, attraverso cui si fanno felici gli adulti desiderosi di formare una famiglia e le donne che si prestano a fare un figlio per altri. L'altruismo e il desiderio/diritto di un figlio biologico sono narrazioni potenti. Proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle implicazioni etiche, sui rischi per la salute corsi dalle surroganti e dai bambini, in California nel 2015 Jennifer Lahl ha dato vita alla più grande campagna di opposizione alla Gpa (Stop Surrogacy Now).  E' un movimento trasversale che oggi rappresenta all'incirca 20.000 firmatari nel mondo, tra femministe, bioeticisti, accademici, esperti e attivisti. La campagna chiede l'abolizione della Gpa in tutte le sue forme, non solo  attraverso legislazioni statali, ma a livello universale”.

Poi c’è il Messico dove lei si è personalmente recata per la sua ricerca… 
In Messico il mercato della Gpa si è diffuso soprattutto nello Stato di Tabasco a partire dal 2012,  per coppie straniere,  dal Nordamerica e dall'Europa, coppie dello stesso sesso ed eterosessuali. Le agenzie di intermediazione possono essere anche straniere e operare in più paesi. Nel 2016 lo Stato di Tabasco ha varato una riforma con la quale viene negato l'accesso alla Gpa a coppie non messicane; la riforma vieta gli accordi stipulati con intermediari e impone limiti di età per surroganti e genitori di intenzione.  A livello federale la Gpa non è regolamentata. C'è però una proposta di legge sulla procreazione medicalmente assistita, presentata nella scorsa legislatura e che potrebbe venir discussa in autunno, alla quale alcuni gruppi della società civile guardano con preoccupazione in quanto potrebbe avvallare la Gpa. L'Ong in Messico con più esperienza nel settore si chiama Gire, è una Ong femminista che promuove l'autonomia della donna: la possibilità di lavorare con il proprio corpo è considerata un'espressione di autonomia da tutelare. Non sono d'accordo con questo principio le femministe abolizioniste Femmva e Catw-Lac che invece vedono la Gpa come una forma di mercificazione del corpo della donna e del bambino. Fuori dal femminismo, sempre con posizioni contrarie, troviamo il think tank per i diritti dei bambini Early Institute. Oltre all'autonomia della donna, altra argomentazione ricorrente  pro-regolamentazione in Messico è il pragmatismo: la diffusa sfiducia nell'applicazione di qualsiasi tipo di divieto in un contesto di pervasiva illegalità e criminalità fa sì che in tanti pensino che vietare la Gpa favorisca i mercati irregolari esponendo le donne a maggiori pericoli. Come con la prostituzione”.

L’India ha vietato il business l’utero in affitto, resta possibile come atto gratuito tra parenti, c’è comunque una debolezza nelle diverse normative nazionali…
“Permettere la Gpa esclusivamente tra parenti sicuramente è un passo avanti per arginare la diffusione del  mercato di vite. Ma ciò che non viene tutelato è il diritto di ogni  bambino a essere concepito da sua madre e suo padre, a nascere da sua madre, e a mantenere la relazione che si è costituita con lei durante la gravidanza, che è una relazione bidirezionale costitutiva del nuovo essere umano”.

Ci sono cliniche e agenzie della surrogata che lavorano in tutto il mondo, c’è una ricerca di donne nei paesi più poveri?
“Il mercato è transnazionale e si diffonde laddove c'è disponibilità di 'manodopera' procreativa femminile, oltre che infrastrutture mediche di un certo livello e la facilità di collegamenti aerei. Il concetto di povertà nel mondo globale è complesso e non va dimenticato che a prestarsi come surroganti sono anche donne americane delle classi medio-basse. Con il denaro che ottiene dalla Gpa la donna può avviare un processo di emancipazione economica e sociale: per esempio investe il denaro in una piccola attività imprenditoriale, dà un'educazione migliore ai suoi figli, può accelerare la restituzione dei debiti della famiglia o il pagamento del mutuo. Per queste donne la Gpa è un'opportunità di guadagno che spesso nessun'altra attività lavorativa a loro accessibile può offrire”.

E' possibile arrivare alla moratoria internazionale chiesta da femministe e gruppi pro family?
“Certo che sarebbe possibile, con la volontà condivisa di più governi. Sembra però che la tendenza sia quella di regolamentare, in modo più o meno restrittivo, per ridurre i rischi e tutelare il più possibile le parti. Mi sembra che il desiderio di un figlio biologico, quale fenomeno sociale, tenda a essere affrontato a livello di policy-making attraverso la cornice dei diritti riproduttivi. D'altra parte, chi chiede l'abolizione della Gpa si appella allo sfruttamento riproduttivo. A mio parere, questa competizione di significati non è molto efficace nell'arginare quello che la Gpa in sostanza è: produzione di vite umane, per il momento attraverso terzi soggetti. In futuro potrebbe non essere più necessario utilizzare il corpo di una donna per produrre esseri umani, ci potrebbe essere l'utero artificiale, e chissà, i committenti potrebbero non essere soltanto soggetti mossi dal desiderio di genitorialità. Ciò che andrebbe ribadito, a mio parere, è appunto quel diritto del bambino a nascere e a essere cresciuto da sua madre e da suo padre”.