Tra neve e sisma, Centro Italia in ginocchio. L’Anci: “Serve un provvedimento straordinario”

La morsa del maltempo non accenna a diminuire lungo il litorale adriatico della Penisola italiana. E, assieme al livello della neve caduta, aumentano le difficoltà delle tante persone isolate nelle varie frazioni interne, specialmente le aziende agricole collinari le quali, negli ultimi giorni, hanno subito danni gravissimi. A rimetterci, in particolare, sono stati gli allevatori delle zone del Centro Italia, le cui stalle sono rimaste isolate o distrutte dalla forza delle precipitazioni, lasciando gli animali al freddo e senza la possibilità di procurarsi del cibo. Tra la giornata del 18 gennaio, durante la quale sono avvenute le tre forti scosse di terremoto che (assieme alle avverse condizioni atmosferiche) hanno contribuito a complicare ulteriormente la situazione, e quella del 19, la situazione di emergenza è cresciuta esponenzialmente, aumentando i rischi per uomini e animali e rendendo inaccessibili molte zone dell’entroterra del Paese.

Interi paesi sono letteralmente sommersi dalla neve, specialmente quelli compresi nell’area degli eventi sismici degli scorsi mesi: “L’emergenza non è il terremoto, ma la neve. Abbiamo urgente bisogno delle turbine, gli spazzaneve non bastano”, è stato l’appello lanciato nuovamente dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. I centri colpiti dalle scosse del 24 agosto e successive, hanno invocato l’invio di mezzi che consentano lo sgombero delle strade, almeno per quanto possibile: “Abbiamo 47 frazioni, di cui molte isolate. Con le nuove scosse – ha spiegato nel corso della giornata di ieri Gianluca Pasqui, sindaco di Camerino – la gente ha paura, e con la neve ha la sensazione di non poter scappare. Ci stanno già arrivando alcune richieste di cittadini di poter dormire fuori casa”. Il grido disperato della popolazione si è riversato anche sui social network, sui quali si sono susseguiti post e invocazioni di aiuto alle autorità.

Estremamente gravi anche le condizioni dei centri abitati in Abruzzo: nella regione adriatica sono almeno 100 mila le utenze prive di energie elettrica, circostanza che ha indotto Enel all’attivazione immediata di corpose quantità di uomini e mezzi per fronteggiare l’emergenza. Come comunicato dalla Provincia di Teramo, “continuano a rimanere isolati interi paesi, ci sono centinaia di richieste di aiuto da parte di cittadini senza luce da tre giorni e senza viveri; di cittadini malati in località isolate”.

Nel frattempo, si è riaperto il dibattito sulla gestione della criticità, pur essendone riconosciuta l’eccezionale portata. Alcuni dei disagi riscontrati, a quanto sembra, sarebbero stati amplificati dai mancati interventi, soprattutto per quanto riguarda gli allevamenti dell’Italia centrale i quali, in tempi non sospetti, avevano fatto richiesta per l’installazione di nuove stalle in sostituzione di quelle usurate, così come di casette-container che potessero avvicinare gli animali alle fattorie. Tali interventi, tuttavia, non sono stati effettuati se non in minima parte (solo 9 consegne su 44 nel Lazio), favorendo indirettamente le condizioni di isolamento degli animali dopo le nevicate di questi giorni.

“Erano 70 anni che non nevicava così tanto… mi chiedo cosa abbiamo fatto di male”, aveva commentato ancora il sindaco di Amatrice. “Oggi c’è una situazione drammatica. Dei campanili adesso non mi importa niente, si rifaranno. Ora speriamo che arrivino presto le turbine”. Nella giornata di oggi, si è espresso anche il presidente dell’Associazione comuni italiani, Enzo Bianco: “E’ una situazione drammatica… I sindaci, in questo momento, non ce la fanno più. Con i mezzi ordinari non ce la si fa, ecco perché chiederemo che ci sia un provvedimento straordinario”.