THAILANDIA, ARRESTATE 3600 PERSONE IN VISTA DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Oltre 3600 persone arrestate dalla polizia in meno di un mese. È quanto accaduto in Thailandia dove, in otto province del nord-est, le forze dell’ordine hanno condotto un’operazione volta ad aumentare la sicurezza in vista del referendum che si terrà il prossimo 7 agosto e in cui i tailandesi approveranno o bocceranno la nuova bozza della Costituzione.

Il numero degli arrestati è stato comunicato ieri in conferenza stampa. Dal centro di addestramento della “Provincial Police Region 3”, nel distretto di Muang, il vice governatore provinciale, Surapan Dissaman, ha confermato il fermo specificando le motivazioni: 250 persone sono state arrestate per possesso illegale di armi da fuoco con conseguente confisca di 234 pistole; 1488 arresti per gioco d’azzardo; 1908 fermi per uso o spaccio di droghe, con il sequestro di diversi chili di sostanze. In Thailandia, per traffico di droga, è ancora in vigore la pena di morte.

Il primo ministro tailandese, Prayut Chan-O-Cha, e i suoi collaboratori – che hanno redatto la nuova Costituzione – sono stati criticati sia dall’opinione pubblica sia da diversi partiti politici per aver inserito un provvedimento che permetterebbe ai militari di continuare a detenere il potere a prescindere dal risultato del prossimo referendum e delle seguenti elezioni generali.

La Thailandia (nota anche come Siam) è uno Stato del sud-est asiatico sotto potere militare dal colpo di Stato del 22 maggio 2014. La mattina del 23 maggio, il comandante in capo dell’esercito Chan-o-cha (che aveva guidato il colpo di Stato) si è auto-proclamato primo ministro ad interim. Con l’intervento militare, la costituzione è stata soppressa, il governo ad interim è stato sciolto ed è entrato in vigore il coprifuoco sull’intero territorio nazionale. Quello di maggio è stato il 19º tentativo di colpo di Stato in un Paese politicamente fragile, dopo l’istituzione della monarchia costituzionale nel 1932.