L’importanza del lavoro per le persone con disabilità

Le attività proposte dalla cooperativa Gruppo Amicizia di Gorla Minore. L'intervista di Interris.it al vicepresidente Alessandra Cattaneo

Gruppo amicizia
A sinistra Alessandra Catteneo. A destra alcuni lavori degli ospiti della cooperativa Gruppo Amicizia

La persona disabile possiede delle capacità, tanto quanto chi non vive le sue problematiche. Il passo più importante è darle la possibilità di fare emergere e dare voce a questi preziosi doni. La consapevolezza di avere delle abilità rende la persona con disabilità cosciente di possedere un valore inestimabile e più sicura in se stessa.

Gruppo Amicizia

É una cooperativa sociale nata negli anni ottanta per volere del parroco di allora di Gorla Minore, don Carlo Girola e di alcuni volontari del paese. La loro azione è stata spinta dalla constatazione che, una volta terminato il percorso scolastico, alle persone con fragilità non veniva data alcuna possibilità di entrare nel mondo lavorativo.

L’intervista

Interris.it ha intervistato Alessandra Cattaneo, vicepresidente della Cooperativa Sociale Gruppo Amicizia che ha spiegato le attività che si svolgono all’interno del centro e del fondamentale ruolo dei ragazzi ospitati. 

Signora Cattaneo, come sono stati gli inizi della cooperativa?

“Per arrivare fino a qui ne abbiamo fatta di strada. Il primo centro era ubicato in oratorio, dove sono state predisposte una serie di attività di tipo prevalentemente ricreativo. Ben presto però ci si rese conto che era indispensabile fare un salto di qualità che consentisse di dare delle risposte più puntuali e organiche alle diverse esigenze dei giovani disabili e delle loro famiglie”.

Che tipo di attività oggi proponete ai vostri ospiti?

“Il nostro centro è diurno ed è suddiviso nel centro socio educativo e nel servizio di formazione all’autonomia. Gli utenti, a seconda della problematica che presentano, partecipano alle attività di uno o dell’altro. Durante la giornata sono garantite attività di tipo cognitivo, altre motorie come quelle acquatiche in piscina, ludiche come il corso di musica e tutti i ragazzi sono anche seguiti da una psicologa, attenta alle esigenza di ognuno di loro. Inoltre, proponiamo dei laboratori manuali come quello del legno e della ceramica, durante i quali gli ospiti imparano a creare degli oggetti unici nel loro genere”.

Questi prodotti vengono poi commercializzati?

“Sì, una volta finiti li esponiamo all’interno della nostra bottega dell’amicizia dove chi verrà ad acquistare potrà trovare oggettistica come bomboniere e articoli regalo per ricorrenze. Durante le festività natalizie gli ospiti hanno prodotto biglietti, presepi in legno e candele, creazioni che sono state molto apprezzate e anche molte aziende si sono rivolte a noi per i loro pacchi dono di Natale. Per la nostra cooperativa si tratta di un’attività fondamentale, il cui ricavato delle vendite serve per autofinanziare il centro”. 

Per una persona disabile quanto è importante creare qualcosa?

“Per loro è molto gratificante perché tramite il lavoro acquisiscono la piena consapevolezza delle loro capacità. Io definiscono questi ragazzi degli artigiani di nicchia, che con molto impegno creano degli oggetti davvero belli e ricercati. Per loro questa attività è diventata una concreta finestra con il mondo esterno a cui, anche inconsciamente non vogliono e possono rinunciare”.

Con le vostre attività a che autonomia ambite?

“Quando si parla di disabilità il tipo di autonomia varia a seconda del disturbo e del grado. In primis lavoriamo per un’autonomia che riguarda la cura della propria persona e in secondo grado il rispetto delle regole della convivenza quotidiana e dell’organizzazione del lavoro stesso”. 

Voi proponete anche il progetto della Regione Lombardia “Dopo di Noi”?

“Abbiamo una piccola casa alloggio e questo ci permette di garantire per due anni di una o due notti alla settimana a un gruppo di ragazzi. Si tratta di un’esperienza importante perché gli ospiti possono sperimentare la vita di comunità, preparare la cena insieme, trascorrere la serata e dormire presso la nostra struttura. Purtroppo però non ci può essere continuità e due anni non bastano per formare delle persone nella piena autonomia e nel distacco dalla propria famiglia”.