I rischi che gli anziani corrono durante l’estate

Il prof. Andrea Ungar (SIGG)  ha spiegato ad Interris.it quali sono i rischi che gli anziani corrono durante il periodo estivo

anziano - Ungar
Foto di Andrew Rivera su Unsplash A destra il Prof. Andrea Ungar

In queste ultime settimane l’Italia è bollente con temperature che hanno superato i 40 gradi. Queste fortissime ondate di calore sono pericolose per chiunque, ma nel caso di un  anziano possono avere conseguenze molto gravi. Dall’analisi dell’Unione Europea delle cooperative UeCoop su dati Istat del 2019 emerge che gli over 65 sono circa 13,8 milioni e di questi il 10% è esposto al rischio di malori per le temperature eccessive, mentre 2,7 milioni sono gli over 75 che vivono in difficoltà a causa di patologie, mancanza di autonomia e problemi motori. 

Con il passare del tempo il nostro corpo perde gradualmente la capacità di regolare la propria temperatura in modo efficace e alcune patologie, frequenti tra gli anziani, possono peggiorare con il caldo. Le malattie cardiache e polmonari, per esempio, possono ostacolare l’adattamento del corpo alle alte temperature, influenzando la circolazione del sangue, compromettendo la respirazione, aumentando il rischio di disidratazione e causando fatica.

L’intervista

La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), promuove e coordina gli studi sulla fisiopatologia della vecchiaia e affronta anche nei suoi aspetti di ordine sociale il grave e complesso problema dell’età che avanza. Interris.it ha intervistato il professor Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, con cui ha parlato dei rischi che un anziano corre durante la bella stagione.

Professor Ungar, che cosa succede ad una persona di età avanzata durante l’estate?

“Il corpo maturo non si adatta bene agli sbalzi di temperatura e le condizioni mediche croniche possono modificare le risposte del suo organismo al calore. In generale, negli over 65 la regolazione della temperatura cutanea attraverso la sudorazione può essere poco efficiente. Gli anziani, nonostante il caldo torrido dell’estate, tendono infatti a sentire sempre meno lo stimolo della sete e questo può portarli a non bere a sufficienza e dunque a sviluppare uno stato di disidratazione. Se invece, l’anziano rimane in casa è importante   misurare la temperatura dell’abitazione ed eventualmente rinfrescarla con un condizionatore”.

Tutti gli anziani sono uguali?

“Assolutamente no, perché ci sono delle condizioni che li rendono uno diverso dall’altro e per cui sono esposti al rischio in maniera diversa. Quelli che soffrono di più il periodo estivo sono gli anziani soli, quelli che vivono a un piano alto senza ascensore e senza aria condizionata e quelli che hanno delle patologie prevalentemente cardiocircolatorie in corso”.

Cosa si dovrebbe fare? 

“Il primo intervento è quello di far presente a tutti gli anziani del rischio che corrono durante la stagione calda. Nel caso in cui queste persone vivano sole i familiari devono contattarli regolarmente per assicurarsi che stiano bene. Inoltre, è fondamentale rivalutare tutte le terapie in quanto possono portare a cali improvvisi di pressione”.

Che importanza ha l’acqua?

“Si tratta di un elemento vitale che in estate diventa per loro un vero e proprio salvavita, tanto che un anziano ne dovrebbe bere almeno un litro e mezzo al giorno. Come ho detto prima, con l’avanzare dell’età si sente meno il bisogno di idratarsi e se si beve poco e l’eventuale terapia farmacologica rimane quella dell’inverno, aumentano i rischi di ipertensione e per cui di svenimenti improvvisi. Anche l’alimentazione è importante e si consiglia di consumare cibi freschi e ricchi di liquidi e fare il pieno di frutta e verdura”.

Gli adulti sanno prendersi cura degli anziani?

“L’assistenza domiciliare è un nervo scoperto del servizio sanitario nazionale perché purtroppo non tutti i caregiver possiedono una formazione specifica adeguata. Chi assiste una persona anziana deve conoscere i rischi di base delle grandi sindromi geriatriche che sono il caldo, la caduta e il delirio, nonché devono avere conoscenza dei farmaci che vengono somministrati. Purtroppo a causa dell’ignoranza spesso le situazioni degenerano e poi risulta difficile recuperare un equilibrio”.

La solitudine fa così male ad un anziano?

“Il 30% degli anziani sono soli, ma durante l’estate questo numero aumenta. Bastano venti giorni di solitudine per aggravare una situazione in corso dal momento che il sentirsi soli genera uno stato depressivo importante che altera la cognizione della patologia stessa. Inoltre, quando un anziano è solo può avere degli incidenti domestici, come cadere, oppure sbagliare a prendere le medicine e tutto questo aggrava la sua situazione e crea uno stato di confusione”.