Giornata delle persone con disabilità: basta pregiudizi e discriminazioni

L'intervista a Vincenzo Falabella (Fish Onlus) che spiega ad Interris.it gli atteggiamenti sbagliati che una persona disabile deve sopportare

Falabella - Fish
A sinistra Vincenzo Falabella. Foto di AbsolutVision su Unsplash

La disabilità è una condizione di vita che spesso viene confusa con una patologia. Si tratta di uno dei tanti pregiudizi nei confronti delle persone disabili che in alcuni casi si traducono anche con atteggiamenti discriminatori che minano la dignità del singolo stesso.

Fish Onlus

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap è stata costituita nel 1994 con l’obiettivo di garantire pari opportunità alle persone con disabilità. Il suo manifesto poggia le fondamenta sui principi della Convenzione ONU e cerca di dare una nuova visione bio-psico-sociale della disabilità, contrapposta ad un modello medico che per decenni è caduto in pregiudizi e in discriminazioni.

L’intervista

In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilitàInterris.it ha intervistato Vincenzo Falabella, presidente nazionale della Fish Onlus e consigliere del Cnel (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro). Lui conosce molto bene i problemi dei portatori di handicap in quanto da 24 anni convive con una disabilità motoria, causata da una caduta da cavallo.

Presidente, che cosa significa celebrare questa giornata?

“Vuol dire accendere i riflettori su un tema molto importante che in Italia riguarda più di 4 milioni e mezzo di persone. Avere una giornata che li celebra si traduce nella piena consapevolezza che la disabilità non è una malattia, ma una condizione che non deve mai condizionare il grado di dignità della persona”.

Che compito ha la società?

“Innanzitutto di tutelare la salute del disabile in quanto cittadino, come lo sono gli altri. Inoltre, lo deve accompagnare e integrare in un percorso formativo prima e professionale dopo. Il mondo del lavoro è fondamentale per chiunque, ma ancora di più per chi ha una disabilità, in quanto tramite la professione la persona con handicap può raggiungere la sua indipendenza, anche economica”.

Le persone disabili possiedono servizi a sufficienza?

“I servizi esistono, ma manca una loro armonizzazione. Inoltre, proprio perché si tratta di interventi sociali, capita spesso che le scelte e le decisioni siano demandate alle singole Regioni che si muovono in modo diverso l’una dall’altra. Questo crea una disparità di trattamenti e di servizi che incidono negativamente sull’esigibilità dei diritti delle singole persone”.

I sostegni economici sono adeguati?

“Purtroppo no. L’Italia spende 132 miliardi di euro per il fondo sanitario, mentre spende poco più di 1 miliardo e quattrocento milioni per gli interventi sociali a favore delle persone con disabilità. Inoltre, molte Regioni finanziano i servizi socio sanitari con i fondi sociali, andando così ad aggravare la sostenibilità economica degli interventi sociali. Si potrebbe risolvere il problema costituendo dei livelli essenziali delle prestazioni sociali”.

Quali sono i pregiudizi con cui si trovano a fare i conti i disabili?

“Io da disabile mi accorgo che la nostra società è impregnata da stigmi e da pregiudizi. Uno dei settori dove questi si sentono maggiormente è il mondo del lavoro, dove i disabili spesso vengono considerati improduttivi. Nel contesto sociale invece, c’è una forte discriminazione a causa del preconcetto secondo il quale le persone con disabilità devono rimanere a casa perché considerate malate, come invece altre volte vengono trattate con una sorta di ingiustificata reverenza, quasi per protezione. Questi atteggiamenti impediscono a chi ha una disabilità di sentirsi alla pari degli altri”.

Come si ripulisce la società da questi pregiudizi?

“Attraverso la contaminazione, ovvero bisogna entrare nei contesti sociali e far capire che prima della condizione di disabilità, c’è la persona. Noi non chiediamo privilegi, ma di avere pari opportunità. Purtroppo, chi non vive da vicino la disabilità fatica a capire questa esigenza e a volte anche per paura cerca di non affrontare il problema”.

Quanto è importante per un disabile credere nella sua indipendenza?

“È fondamentale perché permette di diventare parte attiva della società. I disabili lottano per ottenerla, si mettono in gioco senza alcuna paura di sporcarsi le mani o farsi del male. La voglia di queste persone deve essere un esempio per tutti”.