Fra Giampaolo Cavalli (Operazione Pane): “Tocchiamo con mano la fragilità che si allarga”

L’intervista di Interris.it al direttore dell’Antoniano fra Giampaolo Cavalli sulle persone sostenute dalla rete di mense francescane Operazione Pane

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La formula inglese “to eat or to heat?” riassume il dilemma che assilla sempre più famiglie italiane da quando, negli ultimi due anni, tante diseguaglianze si sono inasprite e ha cominciato a trovarsi in difficoltà anche chi prima non lo era. La crisi su svariati livelli causata dalla pandemia di Coronavirus, gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia a cui poi si è aggiunta la drammatica guerra in Ucraina, in un crescendo di incertezza e precarietà, incide su chi è già più fragile e chi, in questa sfortunata congiuntura, ci si è ritrovato. A questa domanda, tra scegliere cosa mettere in tavola e pagare le bollette, cerca di dare una risposta la rete di mense francescane Operazione Pane, 18 realtà diffuse in tutto il territorio nazionale da Torino a Bari, da Verona a Palermo. Per sostenerle, è stata lanciata una campagna solidale fino al 9 dicembre per raccogliere i fondi necessari “ad aiutare le mense a restare aperte e avere cura di chi è solo, non ha una rete di sostegno, vive in una condizione di grande fragilità e in questi luoghi può trovare un sorriso”, dice a Interris.it il direttore dell’Antoniano fra Giampaolo Cavalli. “Dare un pasto è insieme la risposta a una necessità e il punto di partenza di un percorso, mi auguro che per chi viene da noi la mensa sia un’esperienza transitoria”.

La tendenza

Un’esperienza che riguarda un numero sempre maggiore di persone, il 79% in più rispetto al 2019, secondo quanto rilevato da un’analisi di Antoniano sulle 18 strutture che si trovano a Palermo, Catanzaro, La Spezia, Bordighera, Torino, Verona, Bologna, Pavia, Monza, Milano, Lonigo, Voghera, Baccanello, due a Roma, Bari, Castellamare di Stabia, Parma. “Prima le famiglie che avevano bisogno della mensa dei poveri, il livello più basso dove non si riesce nemmeno a garantirsi il pasto, erano un numero esiguo”, dice fra Giampaolo, andato a crescere regolarmente negli ultimi tre anni. Erano 778 nel 2019, 1.210 nel 2020, 1.309 nel 2021 e sono 1.400 quest’anno, a causa principalmente dei fortissimi rincari sui beni di prima necessità. Le famiglie si rivolgono alle mense francescane per i pacchi alimentari, per un aiuto per gli acquisti di base come le penne e i quaderni per la scuola, o ancora per un contributo in modo da poter pagare le bollette. “Noi interveniamo a sostegno là dove la rete pubblica non riesce ad arrivare e tocchiamo con mano la fragilità che si allarga”, continua fra Giampaolo Cavalli.

La fragilità inedita dei giovani

I pasti al mese distribuiti nel corso del 2022 da questa rete di mense francescane per i poveri sfiorano soglia 39mila, il 6% in più rispetto ai 36.700 circa dell’anno scorso. Come detto, sono 1.400 i nuclei familiari che hanno ricevuto risposta alla loro richiesta d’aiuto, quasi 10mila persone in totale di cui 7mila i singoli – più 10% rispetto alle 6.300 persone del 2021. “C’è tanta povertà di cui non c’eravamo resi conto, la domanda di sostegno è molto grande perché quelle situazioni fragili sono diventate ancora più fragili”, spiega il direttore dell’Antoniano. Un’ulteriore conferma a questa constatazione è l’aumento delle richieste d’aiuto da parte dei giovani. “Una cosa inedita che è vediamo molti più giovani alle nostre mense, per loro in questo tempo è difficile trovare un lavoro e chi non ha intorno a sé una rete di sostegno vive una situazione davvero faticosa”.

Nel mondo

La rete di Operazione Pane si fa prossima ai più fragili anche all’estero, portando il suo aiuto e la sua assistenza a chi vive nelle città massacrate dai conflitti in Siria e in Ucraina. Sono in totale cinque le strutture francescane sostenute da Operazione Pane,  una ad Aleppo, in Siria, che aiuta tremila famiglie, una a Braila, in Romania, e tre in Ucraina, a Konotop, Odessa e Kiev. Queste ultime sono entrate nella rete nell’ultimo anno, ovviamente a causa della guerra in Ucraina, e distribuiscono pasti, beni di prima necessità e medicine, oltre a offrire assistenza agli anziani, mentre le suore del convento di Braila supportano le mamme e i bambini che attraversano il confine dell’Ucraina. “Chi è rimasto lì è più povero di chi è partito e non ha i mezzi per andarsene”, osserva fra Giampaolo Cavalli.