Come riconoscere le avvisaglie aggressive nei bambini?

L'aggressività nei bambini inizia a montare fin da tenera età. Apparentemente non dà segni evidenti, ma ad un occhio più approfondito non sfuggono degli indicatori precoci di rischio. Ora, attraverso la somministrazione di test che misurano l’aggressività nei minori, è possibile rilevarli prevenendo psicopatologie emergenti in età infantile e in adolescenza.

Questo, in sintesi, l’obiettivo del progetto di ricerca “La rabbia che non si vede”, promosso dal Centro pediatrico interdipartimentale per la psicopatologia da web della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma e presentato oggi nel corso del convegno “Prevenire la psicopatologia in età infantile” presso la hall del Policlinico.

Come funziona il test

Dalle risposte ai questionari, differenziati per cinque fasce di età, emergeranno diversi gradi di rischio – basso, intermedio o alto – di sviluppare psicopatologie quali ritiro sociale con abbandono della scuola, cyberbullismo, dipendenze comportamentali e tossicodipendenze. Il progetto di ricerca, che durerà due anni, è svolto in collaborazione con la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) di Roma, e sostenuto da Comunità Incontro onlus, in collaborazione con la Valeur Foundation, da sempre attive nella prevenzione e nella cura delle dipendenze patologiche, con il patrocinio dell’Associazione nazionale presidi (Anp) e della Onlus Tra gioco e realtà.

l progetto di ricerca è strutturato attraverso la somministrazione di un test che misura l’uso e le funzioni dell’aggressività. I test sono stati elaborati e differenziati per cinque fasce di età: 0- 2 anni, 3-5, 6-7, 8-10 e 11-14. In età prescolare, quindi da 0 a 6 anni di età, i questionari verranno somministrati ai genitori. In questa fascia la capacità del bambino di trovare spazio verrà indagata attraverso domande sulla relazione madre-figlio e sulle modalità di gioco.

Nell'età che va dai 6 ai 10 anni il questionario potrà essere somministrato direttamente al bambino e solo laddove non fosse possibile verrà considerato l'ausilio dei genitori. In questa età la gestione della rabbia verrà indagata attraverso domande che sondano la relazione con i pari, il gioco e la tolleranza alle regole. Dagli 11 ai 14 anni verrà osservata la percezione di sé, la percezione delle regole e la socialità.  Ogni domanda del questionario è a risposta multipla e prevede cinque possibilità. La siglatura del questionario calcola un punteggio totale e due punteggi parziali: uno per l’aggressività e l'altro per la socialità. Tali punteggi sono inseriti in quattro fasce di rischio. Incrociando questi punteggi si otterranno dei rischi bassi, intermedi o alti. “Solo laddove per almeno due anni consecutivi dovessimo rilevare un rischio alto o intermedio alto – spiega il responsabile del progetto, dott. Federico Tonioni, Dirigente Medico UOC Psichiatria Policlinico Gemelli, Istituto di Psichiatria e Psicologia Università Cattolica – – verranno somministrati altri test e/o interventi clinici per indagare ulteriormente lo stato del bambino. Negli altri casi i bambini continueranno a essere osservati annualmente”.