Siccità e fioriture bruciate dal caldo: la scure del “climate change” sugli alveari

Clima, Coldiretti: sos api, dimezzata la produzione di miele. in Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l'autoconsumo. In crescita la presenza di giovani con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni

Agricoltura
Sos “climate change” tra siccità e nubifragi. Il clima pazzo del 2022 ha moltiplicato gli eventi estremi. E ha tagliato quasi della metà la produzione di miele in Italia. Con le fioriture estive bruciate dal caldo. O distrutte dalla grandine. E le api allo stremo. Costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’umanità non resterebbero che quattro anni di vita”, disse Albert Einstein. E il monito dello scienziato premio Nobel appare più che mai attuale. Le elaborazioni Coldiretti sono realizzate sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia. Ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori. Dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In crescita la presenza di giovani. Le aziende apicole condotte da under 35 sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni (rapporto Coldiretti-Unioncamere).
siccitàEventi meteo estremi: siccità e grandine
Sos siccità
A lanciare l’allarme sugli effetti dei cambiamenti climatici è il primo bilancio di Coldiretti sul miele Made in Italy nel 2022. Con il raccolto praticamente dimezzato (-40%) rispetto al potenziale produttivo. “Il risultato- precisa la Coldiretti – è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di chili. Fra le più basse del decennio”. La mappa italiana del miele stilata da Coldiretti registra crolli che vanno dal -15% della Calabria al -60% delle Marche. Dal -50% di Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Valle d’Aosta al -80% della Basilicata. Crolli del 40% in Toscana, Sicilia e Molise. E del 35% in Emilia Romagna e Puglia. Veneto e Piemonte hanno perso il 30% della produzione. In Lombardia e Friuli è stato tagliato un quarto (25%) del raccolto. E una diminuzione del 20% si registra in Trentino Alto Adige. Mentre Calabria e Campania limitano i danni con una perdita del 15%.

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Mancanza d’acqua

Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua. Le fioriture anticipate hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane. E a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. In Puglia sono state abbeverate artificialmente le api per non farle morire. Con secchi d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo. In modo che si dissetino senza affogare. Ma oltre alla spallata del clima, i “pastori delle api” devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina. Dai vasetti di vetro alle etichette. Dai cartoni al gasolio. “In Italia – precisa la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno. Sotto la media europea che è di 600 grammi. E un terzo rispetto alla Germania”. L’Italia, però, vince in biodiversità. Con più di 60 varietà. Dai prodotti Dop come il Miele della Lunigiana. Il Miele delle Dolomiti Bellunesi. E il miele Varesino. Fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati. Dal tiglio agli agrumi. Dall’eucalipto all’acacia.

Tra siccità e importazioni

Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero. Cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022. L’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili. Di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina. Con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero. Secondo l’analisi di Coldiretti su dati Istat. Da qui l’appello a “evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero. Spesso di bassa qualità“. Verificando con attenzione l’origine in etichetta. Oppure rivolgendosi direttamente ai produttori nelle aziende agricole. Negli agriturismi. o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. In Italia non sono ammesse coltivazioni Ogm. A differenza di quanto avviene ad esempio in Cina.

Fuori e dentro l’Ue

La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale. Per esempio Miele italiano. Sul miele proveniente da più Paesi dell’Unione Europea l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue“. Indicando il nome dei Paesi. Ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue”. Con il nome dei Paesi. Mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”. Anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.