Ripartenza scolastica e dislessia: ecco i nodi ancora da sciogliere

A tornare sui banchi di scuola a settembre saranno 7 milioni 599.259 alunni - in oltre 8.000 istituzioni scolastiche - e 680.000 docenti

Il 14 settembre bambini e ragazzi torneranno sui banchi di scuola dopo una pausa di oltre 6 mesi. Il rientro è stato ufficializzato dal Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nei giorni scorsi. “Nel mese di settembre 2020, le attività didattiche riprenderanno in presenza e in sicurezza su tutto il territorio nazionale. Le singole scuole saranno chiamate ad operare nel rispetto di un complesso equilibrio tra sicurezza, benessere socio-emotivo di studenti e personale scolastico, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione – ha spiegato la ministra su Repubblica – il loro lavoro sarà accompagnato dall’Amministrazione centrale e periferica e dagli Enti Locali”.

I numeri

A tornare sui banchi di scuola a settembre saranno 7 milioni 599.259 alunni – in oltre 8.000 istituzioni scolastiche – e 680.000 docenti, dati relativi all’anno scolastico 2019-20, senza contare il personale ATA. Oltre un decimo della popolazione nazionale – che conta circa 60 milioni di abitanti – sarà dunque impegnato nella scuola: nell’insegnamento, nella gestione o nell’apprendimento.

I Dsa, cosa sono

All’interno del variegato mondo scolastico, esistono molteplici sfumature e necessità specifiche. Tra queste, i bambini e i ragazzi che presentano i disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). I DSA sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente. Si manifestano con l’inizio della scolarizzazione, ma si possono protrarre per tutto l’arco di vita di una persona.

Non solo dislessia

In base al tipo di difficoltà specifica che comportano, i DSA si dividono in: dislessia, disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo; disortografia, disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica; disgrafia, disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura; discalculia, disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri. La scuola è dunque centrale per la formazione dei ragazzi e dei bambini con Dsa, ma nel rispetto delle loro peculiarità e competenze.

Associazione Italiana Dislessia

A sostegno di alunni, genitori e famiglie è stata fondata nel 1996 a Bologna l’Associazione Italiana Dislessia (AID) che si occupa di Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Ad oggi è la più influente associazione italiana sul tema dei DSA, con 98 sezioni provinciali su tutto il territorio nazionale, gestite da volontari, e un totale di 18.000 soci. Inoltre, è ente accreditata dal Miur per la formazione dei docenti che si occuperanno di bambini e ragazzi con Dsa.

Gli obiettivi

Gli obiettivi dell’Associazione sono molteplici. Innanzi tutto, sensibilizzare il mondo professionale, gli insegnanti e la pubblica opinione sul problema della dislessia evolutiva e dei DSA. In secondo luogo, promuovere la ricerca e la formazione nei diversi ambiti d’intervento, dai servizi sanitari e riabilitativi fino alla scuola, nodo cruciale del percorso formativo di ogni ragazzo sin dall’infanzia. Inoltre, offrire agli utenti un punto di riferimento sicuro e qualificato per ottenere consulenza e assistenza per l’identificazione del problema o per l’approccio riabilitativo e scolastico.

Didattica a distanza

L’intervista

Sui nodi della ripartenza per ragazzi con Dsa, In Terris ha intervistato la prof.ssa Maria Enrica Bianchi, docente, formatrice scuola AID e membro del consiglio direttivo dell’associazione.

Come hanno vissuto gli alunni con Dsa la didattica a distanza?

“Dalle testimonianze di ragazzi, genitori e insegnanti abbiamo evidenziato due aspetti distinti. Per molti alunni ha funzionato molto bene. Perché ha permesso loro di lavorare più contenti e distesi potendo usare gli strumenti compensativi – come il tablet – senza viverli come un privilegio. Inoltre, ha permesso loro di mostrare ciò che già sapevano fare con i computer, internet, il web etc. In queste situazioni, nella maggioranza dei casi, l’uso degli strumenti compensativi per le lezioni a distanza è stato proficuo. Per alcuni invece l’e-learning non è stata un’esperienza facile”.

Quali sono state le difficoltà incontrate nella didattica a distanza?

“Sono state diverse. Principalmente, in alcuni casi non sono stati dati agli studenti con Dsa i supporti adeguati. In altri casi, non sono stati rispettati i loro tempi: i ragazzi e bambini con Dsa possono avere tempi più distesi già in aula, in presenza. Figuriamoci in una lezione sincrona davanti a un computer. Oppure veniva spedito loro del materiale non adeguato, come delle schede solo da studiare ma non precedentemente spiegate dall’insegnante. Un altro problema è stata l’assenza o la carenza di feedback con l’insegnante. Il limite principale dell’insegnamento a distanza – come è stato evidenziato da più parti – è stato proprio la carenza di feedback con l’insegnante rispetto alle lezioni in aula. Un problema che verrà ovviato da settembre con il rientro in classe”.

Il 14 settembre si torna in aula. Sono ancora molti i nodi da sciogliere della ripartenza?

“Assolutamente sì. Primo su tutti: la carenza di insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado. Problemi che non riguardano solo gli studenti con Dsa, ma tutta la popolazione scolastica. E’ stato da poco pubblicato il piano di studi 2020-2021 con una lettera di accompagnamento della ministra Azzolina dove si evidenzia l’importanza di ‘tornare nelle nostre aule. In presenza e in sicurezza’, tutti, senza distinzioni. Il piano mette dei paletti lasciando ampio spazio all’autonomia scolastica sul reperimento delle aule, sulle risorse, sugli strumenti specifici etc.”.

Come sarà dunque la scuola del post pandemia?

“Nel piano si legge che la nuova scuola da settembre dovrà essere responsabile, flessibile, aperta, rinnovata, rafforzata. I punti cruciali sui quali si gioca la capacità educativa della scuola post covid sono principalmente due: la flessibilità e il rafforzamento”.

In che senso “flessibilità” e “rafforzamento”?

La scuola dovrà essere flessibile nel riuscire a valorizzare le potenzialità che derivano dall’autonomia scolastica. E dovrà essere rafforzata attraverso il potenziamento dell’organico del personale scolastico. Infatti, se le classi verranno ridotte numericamente, è presumibile che si andrà incontro alla mancanza di insegnanti. Inoltre, la possibilità di turnare le lezioni degli studenti in fasce orarie diverse – anche pomeridiane – è un problema logistico importante da risolvere nel breve periodo. Per quanto riguarda specificatamente i ragazzi con Dsa, l’inclusione scolastica è il tema chiave della ripartenza. Inoltre, saranno avvantaggiati dal ritorno a una didattica in presenza. Perché per loro – ma non solo per loro – avere un continuo feedback da parte degli insegnanti è molto importante”.

Cosa è il progetto Dislessia Amica, l’iniziativa realizzata da AID con Fondazione TIM e di intesa con il MIUR?

Qui sotto “Spazio Studenti AID“: guarda il video della presentazione del progetto di supporto allo studio in autonomia