Rino Martinez (Ali per Volare): “Il mio impegno in favore dei bambini del Congo”

L’intervista a Rino Martinez, musicista solista pop negli anni Ottanta e fondatore di un’associazione missionaria operante in Africa

Rino Martinez è un cantautore che ha raggiunto l’apice del successo partecipando a eventi importanti come Festivalbar o il Festival di Sanremo. Ma in lui c’è da sempre un’anima da missionario laico, anzi come lui stesso si definisce da “cantautore missionario”.

L’intervista

Dal Festivalbar (1981) al Festival di Sanremo (1982) alla pubblicità in televisione (la voce che cantava “C’è un cuore di panna per noi” è la sua) alle missioni in Congo per salvare tanti bambini. Chi è Rino Martinez, “cantautore missionario”?

“Da piccolo ho vissuto in un collegio, una palestra di vita, dove ho conosciuto due fratellini africani con i quali ho condiviso giochi, la scuola e la camerata dove dormivamo in tanti. L’Africa è entrata nella mia vita a 9 anni e ringrazio Dio per questo, mi permesso di vivere giorno per giorno con i miei coetanei africani di vedere il mondo senza alcun pregiudizio e con la voglia di cantare, studiare e giocare insieme. Franco Franchi, Pippo Baudo e Franco Migliacci, furono tra i primi a credere in me e ricordo che nel 1980 lasciai la mia città per andare a vivere a Roma dove fui notato da tanti produttori discografici e amici come Renato Zero che sosteneva allora che io potessi diventare il Neil Sedaka italiano ed ancora il Maestro Pippo Caruso che mi volle a “Domenica in” con il grande coro “Gruppo aperto”. Arrivai alla RCA per registrare cartoni animati e collaborare come vocalist per le pubblicità e programmi televisivi del sabato sera. Di lì a poco, arrivo una proposta dal produttore discografico italiano Paolo Dossena, che mi propose un contratto allettante che mi consentiva di andare subito al Festivalbar con “Caramella” con la Ricordi ed avere come compagna nel 45 giri in tutti i JukeBox d’Italia la grande Grace Jones. Nel 1982 arrivò il Festival di Sanremo con “Biancaneve”. Continuai ancora per poco a realizzare brani orecchiabili ai quali devo tanto, ma sentivo il bisogno di scrivere e cantare la vita, il disagio dei giovani vittime dell’Aids e di scelte sbagliate, volevo esprimere il mio talento attraverso brani impegnati socialmente e dovetti lasciare il mondo dorato per iniziare un percorso più difficile ma coerente perché era il vestito giusto che anelavo e che mi ha preparato a diventare cantautore e missionario laico in Africa e non solo”.

Ci parli della sua onlus Ali per Volare.

“Ho fondato ‘Ali per Volare Associazione Missionaria’ alla fine degli anni Novanta per promuovere iniziative culturali ed opere umanitarie concrete a favore dei bambini: abbandonati, orfani, sfruttati, ex bambini soldato, malati. L’associazione è presente con interventi e progetti finalizzati ai bisogni vitali ed urgenti, come la malnutrizione infantile e le drammatiche epidemie che stanno mettendo a rischio estinzione l’etnia autoctona pigmea della foresta equatoriale. Inoltre promuove scambi culturali e di partenariato, tesi a far conoscere, in modo costruttivo, la cultura e i drammi derivanti dalle guerre e dalle sopraffazioni subite da paesi martoriati come l’Africa, utilizzando il linguaggio universale della musica, delle immagini, della fotografia, dei libri, delle opere multimediali, dei documenti video, cortometraggi, film e carta stampata con chiari riferimenti e contenuti legati ai temi della solidarietà, della pace, della giustizia e della libertà, rispettando il dialogo interculturale ed interreligioso. L’altra prerogativa fondamentale di Ali per Volare è quella di restituire la dignità dovuta ai Paesi poveri, con interventi di medicina umanitaria per il diritto alla salute per tutte le persone gravemente malate e in questi ultimi anni, grazie alla carità della gente, è impegnata a costruire piccoli ospedali, pozzi di acqua potabile per garantire cure e salute a intere popolazioni della foresta private di ogni diritto”.

Una vera e proprio mission della quale sono beneficiari soprattutto i bambini.

“I bambini della grande foresta sono vittime innocenti della indifferenza del mondo. La mancanza di cibo, medicine, acqua potabile e igiene non permettono il normale sviluppo di queste vaste aree della foresta primitive e dimenticate. La malnutrizione in Africa è un flagello e i numeri sono a dir poco spietati. Ogni giorno muoiono circa 7000 bambini; un silenzio colpevole in un mondo distratto che li rende invisibili. Da tanti anni i miei reportage mostrano al mondo una terribile verità conosciuta ed apprezzata, purtroppo, da un numero ristretto di persone che con amore e carità ci sostengono, ma la maggior parte dei media  tace sulle mie missioni che raccontano di una Africa abbandonata al suo triste destino, seppure in molti sanno bene che il Congo è ricchissimo di risorse naturali e minerali saccheggiate dai potenti di turno. Offro il mio impegno missionario perché renda giustizia, soprattutto ai più piccoli che con la sola carità e tanto amore ricevono ancora oggi le cure necessarie a garantire salute e dignità”.

Perché l’Africa? E perché la Repubblica Democratica del Congo?

“Ho un ricordo preciso del giorno in cui si accese in me una scintilla. Ero in collegio una sera alla televisione mi colpirono le immagini di bambini africani così piccoli, sofferenti, magri e scheletrici. Provavo un gran dolore nel vedere questa immane tragedia che arrivava dal Biafra. Fu quel giorno che decisi che da grande sarei andato in quei luoghi a portare da mangiare ai bambini più poveri della terra e un giorno Dio mi diede le ali per volare in Congo e così diventare missionario laico per donarmi. come Madre Teresa ai lebbrosi, ai bambini malnutriti, malati, ai bambini di strada, agli orfani, ai diseredati e ultimi della terra”.

In Congo (e in molti paesi africani) esistono malattie di cui non si parla mai

“In Congo, come in tanti altri paesi dell’Africa sub-sahariana, le patologie più diffuse e presenti sia nelle foreste che nei centri urbani sono legate soprattutto alle epidemie dovute essenzialmente alla mancanza di igiene, acqua potabile e prevenzione. Tra le patologie che incontriamo nei villaggi remoti della foresta equatoriale, dove vivono gli autoctoni di etnia Pigmea, dal 2007, curiamo efficacemente questa infezione batterica provocata da spirochete “treponema palladium” denominata Pian (framboesia), che provoca lesioni invalidanti. I bambini sono tra i più colpiti e il contagio avviene principalmente per contatto diretto. Altra patologia endemica riemersa negli ultimi due anni con maggiore veemenza e pericolosità – la lebbra. Le nostre periodiche missioni itineranti: “Cuore per la vita”, ci hanno permesso negli anni precedenti di ottenere risultati di assoluto rilievo, riducendo sensibilmente il numero dei contagiati con una guarigione di almeno il 30% dei bambini e adulti curati dai nostri medici con Penicillina Retard e Azitromicina; così come la lebbra, malattia infettiva causata dal batterio Mycobacterium leprae. I farmaci impiegati nella cura della lebbra sono gli antibiotici e il trattamento prevede una terapia multi-farmaco, composto da due antibiotici, il dapsone e la rifampicina, tesa a ridurre l’edema e l’infiammazione. A questi due farmaci si può aggiungere la clofazimina, che deve essere assunta quotidianamente sotto tutela sanitaria di medici esperti e preparati adeguatamente che noi di Ali per Volare. La terapia prevede una durata che va dai sei mesi fino a due o più anni rispetto alla gravità ed alla reazione del paziente in questione. Purtroppo in questi ultimi due anni a causa della pandemia Covid 19, la presenza di gruppi sanitari all’interno delle foreste si è ridotta notevolmente e pertanto la mancanza di cure specifiche e periodiche per queste due patologie ha provocato un forte aumento dei casi che preoccupano l’intera comunità che soffre il ritorno di una recrudescenza inaspettata, soprattutto nella parte nord del Congo, nella regione Likouala al confine con il Centrafrica dove oltre alle drammatiche patologie riemerse, vi è in atto una drammatica guerra civile”.

Qui a volte manca anche la fonte primaria della vita: l’acqua. E quando c’è, non è potabile. 

“L’acqua , così come in buona parte dell’intera Africa, non è garantita alle popolazioni della foresta in Congo. Senza acqua potabile la gente si ammala perché costretta a bere l’acqua del fiume o, peggio, ancora nel lungo periodo di siccità, bevono l’acqua dello stagno. Questa è la triste realtà che riscontro da tanti anni vivendo con i pigmei nelle loro capanne in questi habitat straordinari ma che soffrono per la totale mancanza di servizi e acqua potabile, perché l’acqua è vita”.

Tante difficoltà eppure non ci vorrebbe molto per aiutare queste persone, come un semplice depuratore.

“Basterebbe dotare di filtri e depuratori gli innumerevoli villaggi disseminati nella grande foresta o addirittura costruire sistemi idrici di acqua potabile. Ciò che manca per realizzare un diritto sacrosanto a garanzia della salute a partire dai bambini è la volontà politica di chi nel mondo dovrebbe investire in maniera mirata e con strategie concordate con l’ausilio di esperti geologi, architetti, aziende del settore idrico, biologi e addetti ai lavori attraverso un un progetto che preveda un sistema idrico diffuso di acqua potabile con l’apporto fondamentale dell’energia elettrica. Noi di Ali per Volare, dal 2008, abbiamo il merito di avere realizzato in diversi villaggi pozzi di acqua potabile a favore di presidi ospedalieri e villaggi primitivi con finanziamenti del mondo rotariano”.

Il Congo è un paese di cui in Occidente si parla solo per lo sfruttamento delle risorse di cui è ricchissimo, ma non della povertà e delle guerre che da decenni devastano il territorio.

“L’uno è lo specchio dell’altro: le immense risorse naturali di cui dispone questa terra ricchissima – diamanti, oro, coltan, legno , petrolio – appartengono alle multinazionali che sfruttano in toto queste sterminate ricchezze del Congo Belga e Congo Francese per interessi propri o di nazioni detengono proprietà e potere nel paese, lasciando così i due Congo in povertà e privando le popolazioni autoctone di tutti i servizi necessari, come ospedali, scuole, elettricità, trasporto, viabilità.  A pagarne il prezzo sono soprattutto le categorie più fragili e indifese, come donne e bambini ai quali non è garantito l’accesso gratuito alle cure mediche e alla scuola. Senza dimenticare che il Congo è stato vittima di una guerra che ha prodotto, dal 1998 ad oggi, oltre dieci milioni di morti e violazioni dei diritti umani”.

Prima una missione itinerante ora la costruzione addirittura di un ospedale.

“Amo considerarmi un esploratore dell’umanità. Nel 2004 l’allora direttore dell’Unicef Congo mi disse che la popolazione pigmea all’interno della foresta equatoriale di etnia Pignées rischiava l’estinzione a causa di malattie endemiche, malnutrizione, mancanza di igiene e acqua potabile. In quel periodo, con l’Abbé Jean Piere Makamba, mi occupavo degli orfanotrofi AOES stracolmi di ex bambini soldato, bambini shegué e la maggior parte abbandonati perché vittime della guerra civile detta anche “guerra mondiale africana” e anche dei bambini di strada e orfani, vittime invisibili. Decisi di esplorare una vasta area del nord del Congo, per la quale decisi di programmare per gli anni successivi una “clinica mobile itinerante” che entrasse nei tanti villaggi disseminati all’interno della foresta equatoriale per portare medici, infermieri e medicine, al fine di curare tutti gli autoctoni . La chiamai “Missione cuore per la vita” e dal 2007 sono presente costantemente con la mia equipe in almeno quattro regioni, dove abbiamo, fino ad oggi, curato almeno duecentocinquantamila autoctoni”.

Ma non basta. Spesso avete portato dei bambini in Italia per fornire loro cure che nella foresta non era possibile fornire…

“Negli anni, le mission di Ali per Volare sono cresciute e maturate in virtù delle esperienze acquisite sul campo all’interno dei villaggi, attraverso la nostra clinica mobile itinerante con i nostri medici ed infermieri abbiamo potuto curare da patologie endemiche e di medicina generale molte migliaia di bambini, donne e uomini. Nei primi anni duemila, abbiamo trasferito negli ospedali in Italia diversi bambini affetti da patologie incurabili in Congo, pian, piano, nella consapevolezza di offrire maggiori opportunità di salvezza ai bambini moribondi in loco, oggi con coraggio sfidando innumerevoli difficoltà, stiamo portando avanti il progetto “Casi speciali” che ci permette di evacuare dai villaggi primordiali, bambini affetti da patologie curabili unicamente presso strutture attrezzate alle drammatiche tipologie di intervento trasferendoli sia negli ospedali delle città del Congo che nelle maggiori strutture ospedaliere in Italia. Tutto ciò avviene grazie alla esclusiva carità della gente che segue con trepidazione e speranza il nostro cammino missionario”.

Quali difficoltà ha incontrato nella sua attività come missionario?

“Le difficoltà sono parte integrante di una scelta di vita missionaria che come nel mio caso, vissuta in luoghi della terra perlopiù primitivi delle foreste pluviali ed in zone di guerra, desolazione, degrado e povertà. Ho voluto condividere la mia esistenza con chi vive in queste terre isolate e abbandonate, spesso saccheggiate, e donarmi ad un popolo inerme che merita il nostro amore, il nostro impegno missionario, umano e sociale. Ho incontrato infinite difficoltà, sono caduto ed ogni volta mi sono rialzato. Chi come noi di Ali per Volare Onlus, non riceve alcun finanziamento dalle istituzioni nazionali ed internazionali preposte e vive della sola carità della gente, affronta difficoltà rilevanti sotto il profilo economico. I costi delle nostre missioni sono pesanti ma, con tanta fatica, riusciamo contenerli. La fede ci dà la forza di non arrenderci per questi bambini e questa gente. Non finirò mai di ringraziare quanti in questi lunghi anni mi hanno sopportato e supportato perché senza l’aiuto, il sostegno concreto di tanta bella gente, non avremmo mai potuto raggiungere risultati del genere. In questo ultimo anno, il grave fenomeno Covid 19, ha causato un serio rallentamento delle azioni sanitarie in queste aree isolate della terra, dove è necessario agire con una programmazione che “Ali per Volare” intende perseguire al fine di curare e garantire il diritto alla vita di queste popolazioni autoctone alle quali dedichiamo la nostra vita, il nostro amore cristiano ed umano, libero di donare certezze e speranza per il futuro”.

Una vita dedicata a dare vita e dignità a chi non è ascoltato da nessuno (e forse è questo che fa più male).

“La mia vita dedicata agli ultimi della terra è una testimonianza viva, diretta, vissuta per tanti anni dentro il polmone della foresta equatoriale in Congo, dove isolati, inascoltati e invisibili vivono gli autoctoni Pigmei, il popolo più antico della terra a rischio estinzione (80%) ed in misura minore è presente anche il fiero popolo Bantou (20%). Purtroppo, la malnutrizione infantile e la conseguente morbilità rappresentano un terribile flagello per il quale Ali per Volare con il “Kit Nutrizionale Salvavita APV”, dal 2020, sta realizzando, in Congo, un progetto mirato, innovativo e concreto che consente attraverso un kit che contiene cibo e medicine terapeutiche per un trattamento minimo di 10 giorni, di curare migliaia di bambini da 0 a 5 anni con risultati efficaci e positivi. Dopo oltre 20 anni di missione in Congo, dopo avere curato e salvato con la nostra piccola “ clinica mobile itinerante” oltre 250 mila vite e dopo tanta esperienza acquisita sul campo, vogliamo continuare la nostra opera missionaria. Ricordo che nel lontano 2004 a Kinshasa, il Cardinale Frederic Etsu, rivolgendosi a Padre Jean Pierre Makamba disse: ‘Rino sui sogni ci lavora’. Se ci lavoriamo insieme, il miracolo è possibile e l’Africa non sarà più invisibile”.

Ci permettiamo di aggiungere: per permettere ai più poveri, ai più bisognosi di avere ali per volare dove aiuti internazionali e parole inutili non sono riusciti.