La rete di empori che aiuta i più fragili

L'intervista di Interris.it alla dott.ssa Giulia Fiore, referente del Csv di Ferrara per la rete di empori solidali

povertà
Solidarietà

In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, a seguito della crisi economica e sociale innescata dalla pandemia da Covid – 19, le persone a rischio di povertà alimentare sono il 22,3% dell’intera popolazione, un tasso che varia a livello regionale dal 14,6% dell’Umbria, al 29,6% dell’Abruzzo, al 18,7 % della Toscana, con elevati livelli di disuguaglianze soprattutto per quanto riguarda ortaggi, carne e pesce.

L’esperienza di Csv Terre Estensi

Negli ultimi anni, al fine di contrastare le crescenti povertà, migliorare la qualità della distribuzione del cibo e agevolare la relazione tra i volontari e persone in difficoltà, il Csv Terre Estensi, in provincia di Ferrara, ha dato vita a quattro empori solidali che, da questo mese, per rendere più capillari e di prossimità le attività erogate, hanno costituito una rete degli empori solidali del territorio, per far sì che gli stessi agiscano in sinergia e stiano più vicino a coloro che soffrono. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione sociale e aiuto alle persone in difficoltà, ha intervistato la dott.ssa Giulia Fiore, laureata in sociologia e collaboratrice del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara.

© Csv Terre Estensi

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone la rete di empori solidali di Ferrara?

“La rete degli empori solidali di Ferrara è nata grazie a un bando pubblicato dalla Regione a fine del 2020. In tale bando c’era la possibilità di presentare dei progetti anche sovra distrettuali. Quindi, siccome noi abbiamo due empori nel distretto sud est di Ferrara, uno sul distretto ovest e l’altro nel distretto centro nord, abbiamo deciso di presentare un bando unico che racchiudesse tutti e quattro gli empori, per far si che gli stessi e i volontari si conoscano tra di loro, perché prima, gli stessi, pur sapendo della reciproca esistenza non c’era una diretta conoscenza. Tre dei quattro empori sono nati dal Centro Servizi Volontari che, oggi e tutt’ora, è l’ente gestore dell’emporio di Argenta. Pertanto, anche in questa occasione, il Csv ha coordinato, nel momento in cui abbiamo avuto la conferma del finanziamento del bando da parte della Regione, quelli che sono nati come degli incontri assolutamente informali, i quali vedevano la partecipazione di due o tre rappresentanti per ogni emporio. Inizialmente abbiamo svolto delle riunioni itineranti, ogni volta in un emporio diverso, al fine di conoscere la struttura e le differenze tra gli stessi. L’elemento bello del progetto emporio è la flessibilità, ossia si può adattare al territorio in cui sono. Quindi, in realtà, anche se la filosofia alla base degli empori è la medesima, poi ognuno si sviluppa e implementa le proprie attività in accordo a quelle che sono le caratteristiche del territorio in cui è. Siamo partiti con tali incontri conoscitivi e, un po’ aiutati dalla figura del Csv che ha fatto da coordinatrice, siamo stati stimolati a riflettere. Un obiettivo fondamentale che ci siamo dati con la creazione di questa rete era quello di continuare a riflettere su noi stessi, sugli empori, sul tipo di volontariato che si fa. La società cambia rapidamente e diventa sempre più complessa e di conseguenza, se gli empori vogliono stare al passo con i bisogni, è necessario che si indaghi continuamente e si rifletta su sé stessi per modificarsi con flessibilità. Abbiamo cercato di portare lo scambio di quelle che sono le cosiddette buone prassi”.

Quali sono le azioni di sostegno alle persone con fragilità che qualificano maggiormente la vostra opera nell’ambito degli empori solidali?

“L’azione maggiore a supporto delle persone più fragili è proprio quella di andare al di là della spesa. Nel senso che, negli empori, la parte più visibile è quella del market dove si fa la spesa ma, in realtà, è forse la cosa meno importante. L’aspetto fondamentale invece è la relazione con le persone, quindi sostenerle e supportarle in un percorso di miglioramento. I beneficiari sanno che possono contare sui volontari anche solo per essere ascoltati e, nel caso di persone fragili e isolate, il fatto di sentirsi accolte, da molto sollievo. Dopo, grazie anche alla formazione che i volontari dell’emporio svolgono costantemente, si individuano oltre ai bisogni, le risorse che le persone possiedono. Pertanto, un’altra idea molto bella alla base degli empori, è che le persone siano anche portatrici di risorse che vengono individuate insieme. Oltre a ciò, si dà anche un supporto nell’orientamento al lavoro. A Ferrara, ad esempio, abbiamo aperto uno sportello per aiutare le persone che hanno difficoltà con i mezzi informatici, con l’obiettivo di creare un’equità dei servizi. Ogni emporio, come riferimento della comunità in cui è, può fare da antenna e dare orientamento per gli altri servizi presenti sul territorio, per le istituzioni e le associazioni”.

volontari

 

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo chi lo desidera può aiutare la vostra azione?

“I nostri auspici per il futuro riguardano il fatto che gli empori si possano sviluppare ed evolvere sempre di più per andare incontro alle esigenze delle persone e delle comunità. L’ottica è quella di riuscire ad implementare il tipo di servizi che forniscono alle persone con la logica di non lasciare indietro nessuno. L’obiettivo è di individuare anche le persone che sono più spaventate all’idea di chiedere aiuto alle istituzioni pubbliche e che, magari, in un’ambiente più informale, riescono ad avvicinarsi, evitando così di scivolare ancora di più in una situazione di disagio. Ci sono tanti modi diversi con cui ci si può aiutare. Questi sono progetti di comunità nel senso che vogliono coinvolgere i diversi attori sociali quindi, dal singolo cittadino che può decidere di fare volontariato in un emporio e donare dei prodotti. Le aziende invece possono decidere di donare beni o anche servizi. Il fatto ad esempio che, un bambino, possa partecipare gratuitamente alle attività sportive o che un professionista svolga gratuitamente l’attività di orientamento al lavoro costituiscono degli aiuti molto preziosi. Ognuno, in base a ciò che fa o ha, può donare e ogni cosa è ben accetta”.