Piro: “Per salvare i libri, li ho messi in comune”

L’intervista di Interris.it al professor Pietro Piro, fondatore della Biblioteca Veni Creator Spiritus a Termini Imerese, comune del palermitano

Una confezione semplice, “povera”, che contiene un fondamentale nutrimento per la mente e il cuore, in dono, come compagno nel viaggio nella vita e farmaco per le ferite. Questo il senso di “pane per le menti”, l’iniziativa del professore universitario siciliano Pietro Piro, fondatore e anima di quel bene comune collettivo che è la Biblioteca Veni Creator Spiritus, nata due anni fa in un magazzino dismesso in una via in abbandono a Termini Imerese, nel palermitano. Il “pane” è infatti un libro che i giovani e i giovanissimi che lo ricevono in dono – consegnato in un sacchetto del pane – “addentano” con le loro menti, ne traggono nutrimento morale, culturale e spirituale. Perché è questo quello che la Biblioteca, mette in circolo la lettura con il dono, aprendo spazio a possibilità di relazione sociale diverse e non molto spesso sperimentate, immettendo così una linfa vitale genuina e gratuita nelle vene della società.

L’intervista

Per conoscere nel profondo il progetto Biblioteca Veni Creator Spiritus, Interris.it ha intervistato il professor Piro.

Come ha avuto l’idea di una biblioteca del genere?

“Questa Biblioteca è nata dal bisogno di ‘mettere in comune’ il mio patrimonio librario. Avevo accumulato migliaia di libri in questi anni di studio, di ricerca, di formazione. Libri importanti per me che con avventurose peripezie ero riuscito a trasportare dalla Spagna, dalla Germania, dall’Inghilterra. Libri che non sono altro che un frammento visibile della progressione degli interessi, delle passioni, delle scoperte intellettuali. Purtroppo però, nel tempo, questi libri erano finiti in grossi scatoloni, con poca speranza di essere ancora letti e consultati. Credo che i libri – è questa è una idea-guida della Biblioteca – muoiono quando non ‘circolano’ più nel tessuto sociale, irrorandolo di nuova vita. I miei libri stavano cominciando a morire di asfissia. Per salvarli ho dovuto metterli in comune e mi pare sia stata una intuizione felice”.

Che tipo di biblioteca è la Veni Creator Spiritus, come funziona e chi la gestisce?

“La Biblioteca è privata, non riceve nessun finanziamento pubblico e tutte le spese sono sostenute con le donazioni. In questi anni, numerose persone hanno contribuito con piccoli aiuti economici alle spese, come l’affitto del locale e le utenze, in maniera libera e occasionale. Una fraternità spontanea che implica la condivisione degli intenti. Inoltre, la Biblioteca vive unicamente di donazioni per quanto riguarda l’acquisizione di libri. Riceviamo ogni genere di libro, tranne i libri scolastici, e poi la maggior parte viene ceduta in dono. Non abbiamo molto spazio e non possiamo ‘trattenere’ molto. Questo limite è la nostra forza. La struttura limitata ci impone di donare continuamente. La Biblioteca è gestita da un gruppo di volontari che gratuitamente offrono tempo ed energia per tenerla aperta”.

Come ha scelto il luogo dov’è attualmente?

“Cercavo un posto che fosse molto economico per limitare le spese. Per un anno ho cercato un locale adatto ma non sono riuscito a trovarlo. Affitti molto onerosi e luoghi poco adatti. Poi un caro amico mi ha parlato di questo locale e, appena l’ho visto – anche se inizialmente in pessime condizioni – mi ha subito convinto. La via dei Bagni (A Strata Virdura) è una delle vie più famose della nostra città, ed è stata per anni la via più commerciale – e nell’immaginario di tutti così è rimasta – per sprofondare progressivamente nell’abbandono. Credo sia una delle vie più belle. Aggiungo che il locale si trova a pochi metri da dove sono nato e dove ho trascorso l’infanzia. Questi luoghi mi sono cari e mi parlano di con un linguaggio antico che mi abita nel profondo dell’anima. Da bambino, quando mia nonna mi portava con se per fare la spesa mi ripeteva sempre di non lasciare mai la sua mano perché c’era così tanta gente che perdersi era facilissimo. Sembra incredibile oggi con le serrande quasi tutte abbassate”.

Quali tipologie di libri contiene e a chi si rivolge?

“La Biblioteca contiene tutti i generi di libri, per tutte le fasce di età ed è rivolta a tutti. Può soddisfare interessi molto vari e permette anche l’approfondimento di alcuni temi per tesi di laurea o di dottorato, come già è avvenuto”.

Come sta andando l’attività?

“Se consideriamo che prima non c’era nulla direi che va benissimo. In realtà, dopo un iniziale diffidenza c’è stato un picco di donazioni e partecipazione durante le fasi peggiori della pandemia. Adesso, noto una certa ‘normalizzazione’, l’effetto novità e curiosità iniziale è finito. Le vere difficoltà cominciano adesso perché una Biblioteca che si basa sul dono non può esistere senza una grande solidarietà e affetto di tutti. La Biblioteca è un bene che richiede interesse e investimenti di tempo ed energie e rischia sempre di interrompere il suo cammino se l’interesse collettivo viene meno”.

Come nasce l’iniziativa “Pane per le menti”, a chi si rivolge e perché consegnate i libri nei sacchetti del pane?

“L’idea è molto semplice e ci accompagna nel cammino: siamo convinti che i giovani devono ritrovarsi con un libro in mano che li accompagni. Diamo troppo per scontato che nelle case ci siano i libri. Posso assicurare che non è sempre così. L’anno scorso siamo riusciti a donare un libro a tutta la popolazione scolastica delle scuole superiori. Quest’anno, abbiamo scelto gli iscritti al primo anno. L’idea del sacchetto del pane nasce per la sua semplicità e bellezza. È un sacchetto povero ma che contiene nutrimento. Accanto alla Biblioteca c’è un forno. L’odore del pane si mescola con quello dei libri”.

Non è nuovo a questo tipo di iniziative, già durante le fasi più dure della pandemia fece dono di alcuni libri al reparto Covid della sua città. Ci racconta come ebbe questa idea?

“Non è forse un grande disagio essere chiusi in un reparto ospedaliero e non poter passare il lunghissimo tempo d’attesa senza un libro, una rivista, un fumetto come compagni?  Mi sono immedesimato molto in quei pazienti e ho provato a porre un rimedio a questa situazione”.

Perché afferma che la lettura “sani le ferite dell’anima”?

“La lettura può nutrire la Speranza. In questo senso leggere è nutrimento che può sanare. Tuttavia, non tutti i libri hanno lo stesso effetto. E soprattutto, non tutti i libri sono adatti a tutti nello stesso momento. Per questo motivo la Biblioteca è un bene essenziale. Perché permette di avere a disposizione farmaci diversi per diverse ferite”.

I libri e la lettura sono un primo passo per il contrasto alla dispersione scolastica?

“La dispersione scolastica è un fenomeno complesso. La povertà educativa ha radici profonde nella disuguaglianza, nell’arretratezza culturale, nel disagio sociale. I libri e la lettura sono uno degli antidoti ma da soli possono fare poco. Occorrono strategie d’intervento complesse. E soprattutto, una presenza viva delle comunità educanti nei luoghi dove la dispersione è più alta”.

Il donare è la chiave di volta per costruire relazioni umane basate sulla cooperazione?

“Per me donare è faticoso, ogni volta che mi privo di qualcosa di mio sento uno strappo nella mia anima. Ho fatto molta fatica ad accettare che i miei libri potessero finire nelle mani di altre persone e capisco perfettamente chi non vuole privarsi di nulla e metterlo in comune. Se non fosse così difficile non sarebbe la risposta che aspettiamo da tanto tempo. La via del dono e del perdono è la strada maestra da percorrere per una società più giusta. Ma è una strada difficile da percorrere oggi in una società che è basata sull’espansione illimitata dei bisogni dell’Io. Anche se vedo la soluzione di molti problemi nella dinamica del dono, mi accorgo che, attualmente, il potenziale di cooperazione e crescita spirituale è limitato da una cultura del possesso e del successo che non sarà facile sradicare. E non credo neanche che si possa sradicare a colpi di disastri, pandemie o devastazioni climatiche. L’anima ha il suo tempo e ha bisogno di tempo per capire e per cambiare. Per questo ci vogliono immense Biblioteche. Per conservare  nei secoli i semi della saggezza che sbocceranno in un tempo che, probabilmente, non è il nostro”.