Don Patriciello a in Terris: “Legalità a difesa dei più deboli”

Intervista al parroco di San Paolo Apostolo a Caivano, in provincia di Napoli, simbolo della lotta ambientale nella terra dei fuochi

Patriciello
Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (NA)

“La visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Caivano è un segno importante. Qui la gente spera che in questo modo si possano risolvere i problemi che a livello locale non trovano soluzione. La presenza delle istituzioni nazionali costituisce un motivo di speranza”, afferma a In Terris don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo Apostolo a Caivano, in provincia di Napoli e simbolo della lotta ambientale nella terra dei fuochi. “La Chiesa condanna l’illegalità a tutti i livelli e si mette accanto alle vittime. Perché là dove c’è l’illegalità c’è l’ingiustizia, ci sono persone che soffrono e che subiscono”, afferma il sacerdote. Il parroco anti-clan simbolo della voglia di riscatto del Parco Verde riconosce ed elogia l’impegno delle forze di polizia. Ma ricorda che i problemi del quartiere vanno al di là della questione sicurezza. “Lo Stato non è solo la divisa di validissimi investigatori che tanto stanno facendo e ai quali va il nostro ringraziamento. Lo Stato si manifesta anche in altri servizi, come la presenza di una linea di trasporto o di una farmacia”. Al Parco Verde manca tutto questo e molto altro, ricorda il parroco. Domenica a messa ha chiamato accanto a sé sull’altare un ragazzo che anni fa, in un incontro con il Capo dello Stato, raccontò di dover attraversare ogni mattina cinque piazze di spaccio per arrivare a scuola. Don Patriciello punta poi l’indice contro i troppi silenzi, il clima di omertà: “Di fronte a tutto ciò nessuno può lavarsi le mani, guardare altrove, dire ‘io non c’entro'”. Gli abusi sulle cuginette sembrano dimostrare come nulla sia cambiato a nove anni dalla tragedia di Fortuna, la bimba vittima di violenze sessuali gettata dal balcone perché si ribellava al suo aguzzino. 

Patriciello
Don Aldo Buonaiuto e don Maurizio Patriciello

Intervista a don Patriciello

Don Maurizio Patriciello, il parroco anti-clan di Caivano, aveva scritto alla premier Giorgia Meloni per invitarla al Parco Verde, il luogo secondo molti “abbandonato dallo Stato” dove sono state stuprate due cuginette. E la presidente del Consiglio ha accolto l’invito. “Ci porti via dall’inferno”, è l’appello della mamma di una delle vittime del branco. Giorgia Meloni ne ha parlato durante il Consiglio dei ministri. Ha detto che il governo punta a “bonificare l’area” di Caivano, sottolineando che “per la criminalità non esistono zone franche”. Poi, annunciando l’intenzione di “accogliere l’invito di don Patriciello a recarmi sul posto”, ha precisato che la sua “non sarà una semplice visita: offriremo sicurezza alla popolazione”. E ha aggiunto che il centro sportivo in stato di abbandono, uno dei luoghi dove si sarebbero consumate le violenze del branco, “deve essere ripristinato e reso funzionante il prima possibile”. Don Patriciello è contento di questa decisione: “Ringrazio Dio e ringrazio la Meloni“, afferma. “Ringrazio la presidente del Consiglio che ha accolto il mio invito. Ha mostrato sensibilità. E da credente ringrazio il Signore che ci dà la forza di andare avanti e di non arrenderci”, aggiunge il sacerdote.
Cosa significa la visita della premier a Caivano?
“E’ un segnale importante. La legalità dovrebbe essere la normalità perché non viviamo in una giungla. In un paese civile, in uno Stato di diritto le regole vanno rispettate e chi non le rispetta pesa sulla parte più debole della società. Tutto verte sulla distanza tra il bene personale e il bene della comunità”.patriciello

Solidarietà e legalità sono collegate?
“Coesistono si rafforzano a vicenda la lotta per la legalità e le richiesta la solidarietà da parte del mondo civile. Non devono esserci zone d’ombra a nessun livello. Là dove si trova il denaro pubblico purtroppo ci sono sempre furbi che arraffano, che hanno una mano lunga per prendere e l’altra troppo corta per donare. Contro queste persone si deve levare tutta la società civile. Politica e magistratura devono quindi fare ognuno la propria parte in una lotta seria e continua per la legalità”.
Quando incidono le disparità tra territori?
“Il Paese continua a camminare a due velocità, vittima di un esodo continuo verso il nord e verso gli altri Stati del mondo. Noi vorremmo che i nostri giovani professionisti rimanessero nel sud Italia, che è di una bellezza straordinaria, ma quando un ragazzo si laurea e poi non trova lavoro è costretto a emigrare e questo aggiunge povertà alla povertà”.Sulla presenza delle forze dell’ordine nella terra dove è esploso l’orrore degli abusi del branco su due bambine il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha detto che non è solo questione di sicurezza. E’ d’accordo?
“Ha ragione il ministro . E’ una questione di cultura, di diritti. Noi abbiamo avuto la compagnia dei Carabinieri con militari che sono all’altezza del loro compito, che hanno eseguito centinaia di arresti per contrastare le piazze di spaccio. Ma serve, con questo, anche altro. Serve, innanzitutto, che Parco Verde esca dall’isolamento. La sicurezza è la priorità, ma lo Stato non è solo la divisa di validissimi investigatori che tanto stanno facendo e ai quali va il nostro ringraziamento. Lo Stato c’è anche quando ci sono altri servizi, come la presenza di una linea di trasporto o anche una farmacia. In questo quartiere abita una donna che lavora a Napoli: all’alba, per prendere un mezzo pubblico che la porti nel capoluogo deve raggiungere a piedi il centro di Caivano, perché il Parco Verde, nonostante i tantissimi abitanti, non è servito da una linea di bus pubblici. Sono questioni che mi addolorano, che feriscono me e la gente che vive qui perché Parco Verde è Italia. E tu poi lo devi spiegare ad un ragazzino la ragione per quale è costretto a vivere in una realtà dove ci sono tante case e pochi servizi”.

Pa
Papa Francesco con un bambino rifugiato. Foto: Vatican News

Oggi il Papa vola in Mongolia. Periferie geografiche al centro della Chiesa?
“La bellezza degli ultimi pontificati è quella che i papi hanno girato il mondo per dire che la Chiesa non è solo Roma, l’Italia, l’Europa. In particolare Francesco ha decentrato la Chiesa Cattolica, mostrando appunta la sua universalità. La Chiesa è presente nel mondo intero e il Santo Padre l’ha messo al centro della Chiesa il mondo. L’Italia e l’Europa sono state l’epicentro per tanti secoli. C’è tanto bene nelle periferie del mondo e lì volge lo sguardo Francesco nella consapevolezza che hanno tanto da insegnarci. La visita in Mongolia è carica di significati. Un Papa anziano che si muove in carrozzina si spinge così lontano, fino alle porte della Cina. Così esorta noi a spingerci fino alle periferie delle nostre città”.
Qual è il messaggio di  questo viaggio?
“Come ha più volte detto papa Francesco, le periferie vanno considerate l’inizio e non la fine della città. Ne derivano uno sguardo diverso, un’impalcatura differente per osservare la vita individuale e collettiva. Mentre le rispondo mi trovo al centro di Napoli, tra piazza Plebiscito, con vista mozzafiato sul Vesuvio, bellezze artistiche indescrivibili e ambientazioni da cartolina. Confinare i problemi nelle periferie sembra il modo per valorizzare i centri storici. La tentazione è quella di liberarci dei problemi lasciandoli sullo sfondo, dove vengono concentrate le fragilità e le povertà”.n