Monteduro (Acs): “Perché in Nicaragua vengono arrestati vescovi e sacerdoti”

Alessandro Monteduro, Direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS Italia) parla su Interris.it della situazione della Chiesa cattolica in Nicaragua dopo l'ondata di arresti di sacerdoti voluti dal presidente Ortega

Foto: ACS italia

In Nicaragua è oramai una caccia all’uomo, anzi: al sacerdote. Almeno 14 gli arresti durante le festività del santo Natale. Una repressione che va avanti da anni per mano del presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, contro oppositori politici, studenti, manifestanti e – soprattutto – contro (a suo dire) “l’attività eversiva” della Chiesa cattolica. Nel silenzio internazionale. L’animosità del Governo è palese: lo scorso 27 dicembre la vicepresidente Rosario Murillo ha chiamato “diavoli” i sacerdoti e i vescovi cattolici del Paese durante un discorso pubblico.

L’arresto del vescovo di Matagalpa

Gli arresti recenti fanno seguito alla sentenza a carico di Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa e Amministratore Apostolico della Diocesi di Estelí, condannato a 26 anni come “traditore della Patria” e colpevole di “cospirazione per minacciare l’integrità nazionale e diffondere notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense”.

La repressione non si è fermata neppure durante le festività natalizie: secondo quanto denunciato dai gruppi di attivisti nicaraguensi in esilio, sono stati ben 14 i sacerdoti cattolici arrestati dal 20 dicembre ad oggi. Tra questi, mons. Carlos Avilés, vicario generale dell’arcidiocesi di Managua, reo di non aver risparmiato critiche al regime di Ortega.

Una repressione atipica per una Nazione a stragrande maggioranza cattolica. Ma non per questo meno grave. Interris.it ha intervistato sulla situazione della Chiesa in Nicaragua Alessandro Monteduro, Direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS Italia).

L’intervista ad Alessandro Monteduro (ACS Italia)

Perché la repressione contro la Chiesa in Nicaragua?

“Si sta assistendo a un palese tentativo di mettere a tacere la Chiesa in Nicaragua. Gli arresti di vescovi e sacerdoti sono la conseguenza della ‘filosofia’ di Ortega. Che identifica la Chiesa Cattolica in Nicaragua paradossalmente come la principale forza di opposizione al regime e dunque al Presidente stesso. Dico ‘paradossalmente’ perché non ci troviamo in un Paese straniero di diversa religione o ateo, dove le repressioni contro le minoranze sono all’ordine del giorno; ma in una Nazione dove la stragrande maggioranza della popolazione appartiene alla religione cattolica. Ciò nonostante, Ortega ha deciso di colpire le leadership religiose. Nel febbraio scorso, un tribunale nicaraguense ha condannato il vescovo cattolico Rolando Alvarez a 26 anni di carcere dopo che si era rifiutato di imbarcarsi su un aereo diretto negli Stati Uniti che trasportava in esilio 222 prigionieri politici. Un secondo vescovo, mons. Carlos Avilés, è stato arrestato pochi giorni fa durante la festività del Natale“.

Quando è iniziata la repressione?

“All’incirca nella primavera del 2018, durante le proteste della società civile scoppiate in seguito alle riforme del sistema di previdenza sociale volute da Ortega. Nonostante il presidente Ortega abbia poi revocato le riforme, le proteste sono proseguite e nel loro corso ci sono state azioni violente che hanno causato vittime, alcune delle quali dovute all’intervento delle forze dell’ordine pubblico nella repressione. In quella occasione, i leader della Chiesa denunciarono le violazioni dei diritti umani e quello che era l’indebolimento della democrazia. Da quegli eventi ormai sono passati quasi sei anni. Da allora la Chiesa e i suoi ministri sono visti dal Governo come un ‘nemico interno'”.

Per quali motivi vengono arrestati i sacerdoti?

“I sacerdoti vengono arrestati per futili motivi: solo perché, nel corso delle loro prediche o durante le celebrazioni, esprimono vicinanza, comprensione e solidarietà al vescovo Alvarez o ad altri esponenti della Chiesa che sono stati incarcerati o allontanati”.

Cosa altro c’è stato oltre agli arresti?

“La lista degli atti cruenti che il regime di Ortega ha messo in atto contro la Chiesa sono numerosissimi. Penso all’espulsione del Nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag e all’espulsione delle congregazioni come quella delle suore di Santa Madre Teresa di Calcutta. Poi c’è stata la chiusura delle scuole cattoliche, il controllo sulle celebrazioni liturgiche, fino agli arresti e agli esili. insomma, una vera persecuzione di Stato contro la Chiesa cattolica nicaraguense”.

Quali sono le prospettive nell’immediato futuro?

“Non credo sia immaginabile un cambio di passo del regime a breve, non voglio essere illusorio al riguardo. Spero e auspico però che le pressioni diplomatiche, internazionali, le relazioni diplomatiche e le campagne dei media possano avere degli effetti positivi. Che ad oggi sono però difficili da immaginare. Anche perché, francamente, non mi sembra che, almeno pubblicamente, le istituzioni nazionali e sovranazionali mondiali abbiano mostrato il giusto interesse per le sorti del futuro del Nicaragua, del suo popolo e della sua Chiesa”.