Margherita Granbassi: “Scendo in piazza per l’Airc”

La campionessa di scherma è testimonial dell’iniziativa di fondazione AIRC “Arance della salute”

Tornano nelle piazze le Arance della salute di AIRC (airc.it) per la prima raccolta fondi dell’anno e per ricordare quanto prevenzione e ricerca siano punti focali anche in momenti come quelli attuali in cui le preoccupazioni per il Covid sembrano inglobare ogni cosa. Ventimila volontari, dopo un anno di assenza, tornano a ripopolare le piazze d’Italia per testimoniare la loro fiducia nella ricerca, distribuendo il simbolo della sana alimentazione: le arance rosse che con il loro contenuto di antociani, pigmenti naturali dagli eccezionali poteri antiossidanti, e il quaranta per cento in più di vitamina C rispetto ad altri agrumi, sono un supporto essenziale per l’organismo. AIRC mette a disposizione reticelle di questi frutti preziosi, ma anche vasetti di marmellate e miele millefiori oltre a guide con ricette sane e gustose firmate da Chef in Camicia, Gnambox e Singerfood. Ricette che ricordano quanto i fattori di rischio di sviluppare diversi tipi di cancro possano abbassarsi con una dieta equilibrata e il giusto movimento.

L’intervista

Movimento che per qualcuno diventa parte integrante della vita, come per Margherita Granbassi, ex campionessa di fioretto e volto televisivo, testimonial AIRC impegnata come volontaria e ambasciatrice, con la forte consapevolezza che la ricerca sia la strada da percorrere per costruire un futuro possibile oltre la malattia.

Margherita, come cominciava il suo percorso sportivo?

«Ero una bambina propensa al movimento. Sicuramente era quello il mio modo di giocare: mi piaceva esprimermi fisicamente, lo sport faceva per me già da piccola».

Perché ha scelto la scherma?

«È stata una scelta indirizzata in qualche modo dai miei fratelli che la praticavano. Io facevo tante cose in modo blando, però evidentemente la scherma mi ha stregata per il fatto di poterla condividere con loro. Il grande merito, voglio sottolinearlo, è anche di chi sa accoglierti: allenatori e maestri sono fondamentali. Io ho avuto la fortuna di avere persone che mi hanno fatto innamorare di questo sport».

È stato un percorso faticoso?

«Sì. E che già da bambini impone scelte che naturalmente vivi come un gioco. Crescendo impari a capire che ad ottenere risultati ci si diverte tanto ma per farlo devi impegnarti e così assorbi quei valori che diventano parte della tua vita oltre lo sport. Io dico sempre che lo sport ti mette davanti situazioni che ti insegneranno a muoverti in tanti ambiti, la disciplina anzitutto. E la cura per il proprio corpo, che non è un dettaglio».

L’attenzione al proprio corpo è parte della prevenzione?

«Assolutamente. A certi livelli capisci che i dettagli fanno la differenza ma anche nella quotidianità impari che l’attenzione a tavola è fondamentale. Io l’ho capito tardi ma mi è servito. A tavola ero un po’ indisciplinata, oggi so di dover stare attenta, che il corpo reagisce in modo diverso cambiando l’alimentazione».

Come vive la responsabilità di essere testimonial AIRC?

«Non vorrei mai dire una cosa e farne un’altra. È impossibile essere sempre precisi e perfetti ma stare bene con il proprio corpo aiuta».

Lei ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il premio “Credere nella ricerca”. Chi le ha trasmesso il valore dell’importanza della ricerca?

«È stata mia mamma, volontaria AIRC da sempre. Io sono stata sempre con lei in piazza per sostenere la ricerca. Inizialmente non capivo tanto ma via via mi rendevo conto sempre più di quanto fosse importante, finché in età matura ho avuto la possibilità di conoscere e parlare con chi aveva vissuto il dolore della malattia, con chi aveva bisogno di raccontare la propria esperienza, con coloro che volevano ringraziare della guarigione».

Oltre il Covid ci sono tanti tunnel.

«Le persone lo sanno. La gente se ne rende conto, in questo periodo la prevenzione è stata faticosa proprio per via della pandemia. Torniamo per ricordare questo».

La sua giornata perfetta?

«Non c’è una giornata tipo oltre le abitudini legate a mia figlia, alla scuola. Io amo passare del tempo con lei, la mia scelta di vita quando ho saputo che sarei diventata mamma è stata in questa direzione: essere con lei. Per me era imprescindibile passare del tempo insieme e particolarmente oggi che sono separata, cerco di essere sempre presente, di farle fare tante esperienze, tanto sport educandola in questo senso. Leonor ha sette anni, fa nuoto, le piace fare arrampicate. Quando parlo di sport in età così giovane intendo sviluppare una mentalità sportiva, dinamica, che sia andare a correre con il cane, passeggiare, far le scale invece che prendere l’ascensore, insomma muoversi, avere un atteggiamento attivo. La mia giornata perfetta insomma è quando sono con lei».

La proiezione futura invece?

«Ovviamente è legata sempre all’essere madre. Il sogno, l’obiettivo futuro è vederla crescere libera, indipendente. Anche a me naturalmente piace essere libera e indipendente per cui punto al lavoro che amo e che faccio, che riguarda la comunicazione. Mi è piaciuto parlare di sport, come recentemente parlare di sostenibilità cosa che mi sta molto a cuore come la transizione ecologica, che da genitore mi tocca molto. Sono creativa, ho tante idee, ma mi manca spesso il coraggio di proporle per renderle concrete. Spero di non smettere di sognare e di avere obiettivi da raggiungere e, naturalmente, essendo anche una persona molto romantica e passionale, spero in un futuro d’amore, che sia improntato non solo alla persona da avere accanto, ma che sia la percezione di un’affettività, di un’armonia con gli altri, ecco spero in un futuro con meno aridità in cui gli occhi brillano».

Pubblicato sul numero 6 del settimanale Visto