“Sotto un unico cielo” con La locanda Centimetro Zero

Continua il viaggio di Interris nel sociale che fa impresa, un viaggio che fa riscoprire la bellezza e l'autenticità della vita. Questa volta siamo in provincia di Ascoli nella Loncanda Centimetro Zero

Centimetro Zero di Spinetopoli, nelle Marche, è un modello di locanda sociale in cui l’attività di ristorazione è il punto d’arrivo di un progetto molto più ampio che coinvolge la disabilità, l’autoproduzione e il recupero creativo. Qui i ragazzi sono il cuore pulsante della Locanda: coltivano i suoi prodotti, hanno arredato il ristorante, lavorano come personale di sala e si impegnano in tutte le attività che la Locanda promuove per rafforzare la produttività, la cultura, la formazione e lo scambio.

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“Tutto ciò che mangerete da Centimetro Zero, proviene dal nostro orto o dalla nostra rete di cooperative sociali e aziende locali; le sedie dove vi accomoderete o le lampade che illumineranno la vostra cena, sono state restaurate e dipinte a mano dal nostro staff, che comprende un gran numero di giovani con disabilità fisica e mentale”. Con queste parole Roberta d’Emidio, fondatrice e responsabile progetto sociale “Poi c’è” che ha messo su La locanda nel 2015 insieme a Emidio Mandozzi, presenta il suo luogo del cuore ad Interris.

Centimetro Zero è molto più che mangiare a chilometro zero: è annullare ogni distanza tra voi e noi – aggiunge -. È essere vicini, stretti stretti, alla genuinità del nostro territorio, al passato che si rinnova nel presente, ai nostri ragazzi che, così, hanno la possibilità di integrarsi nel mondo del lavoro”.

Una cena da Centimetro Zero è più che una cena: è mangiare bene, è mangiare sano, è sostenere il territorio, è partecipare ad un progetto sociale, è farlo in un luogo vivo e variegato…Perché una cena diversa, è una cena speciale”.

“Ma La Locanda del Terzo Settore – Centimetro Zero non è soltanto buon cibo! È anche un’ampia programmazione di laboratori creativi e artigianali in cui i nostri ragazzi sono costantemente impegnati per far vivere lo spazio della Locanda. Spesso, Centimetro Zero si avvale della collaborazione di artisti e professionisti del territorio che condividono con noi tutto l’entusiasmo verso il progetto!”.

Quando nasce l’idea di creare La locanda Centimetro zero?
“Centimetro zero nasce dopo un periodo di lavoro diurno con un centro che è proprio nel comune di Spinetoli. Avevamo capito che all’interno di questi centri c’erano dei ragazzi che se fossero stati seguiti avrebbero potuto fare un’esperienza lavorativa. E così grazie ad un bando sociale fatto della fondazione Cassa del risparmio di Ascoli nasce questa bella realtà e a novembre compie cinque anni”.

Quali sono le principali problematiche presenti tra i ragazzi?
“La maggior parte hanno disabilità intellettive, dallo spettro autistico a ritardi più o meno gravi o comunque a problematiche che hanno portato a disabilità intellettive. Alcuni arrivano dal centro diurno altri da San Benedetto o dalla vallata del Tronto. Sono ragazzi diplomati alla ricerca di un collocamento nel mondo del lavoro. Con noi hanno delle borse lavoro e percepiscono uno stipendio”.

Un sogno che diventa realtà

La locanda è una cooperativa sociale con 7 dipendenti e 15 ragazzi. Riusciamo a mantenerci da soli per fortuna, ma ovviamente nei momenti difficoltà c’è sempre qualcuno che ci da una mano come Caritas che ci sostiene soprattutto nella formazione dei ragazzi. Durante il lockdown anche noi abbiamo fatto didattica a distanza e una raccolta fondi con i nostri clienti e con le persone che ci conoscono. Con quei soldi siamo riusciti a comprare 15 pc. Abbiamo fatto lezioni di inglese, cucina insomma ci siamo inventati di tutto pur di stare in contatto.

Come vivono questo spazio i ragazzi?
“All’inizio non è stato facile farli interagire tra loro. Oggi invece come dico sempre ‘hanno fatto invasione di campo’. Raccontano le loro storie, riescono ad essere autonomi sul lavoro, fanno progetti per il futuro. Addirittura ci sono due ragazzi che con l’aiuto dei genitori vogliono organizzare un piccolo matrimonio perché si sono innamorati”.

Com’è strutturato il vostro lavoro?
“Il nostro intento è quello di fare tirocini e borse di studio per due anni, e poi dare l’opportunità ad altri ragazzi di entrare a far parte di questa grande famiglia. Ovviamente senza dimenticarci di quelli che si sono già formati che aiutiamo a ricollocarsi in altre imprese affinché noi possiamo essere pronti per fare un percorso nuovo con un altro gruppo di ragazzi. Noi non siamo un centro di accoglienza me un luogo di formazione”.

“Aggiungi un posto a tavola”.

Per rendere questa affermazione davvero concreta, lo scorso 8 gennaio le persone con disabilità intellettiva della “Locanda del terzo settore – Centimetro zero” hanno portato al Papa, durante l’udienza generale nell’Aula Paolo VI, una sedia bianca da loro stessi costruita e decorata.

Un dono simile era stato portato, il 28 giugno, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che le ha ringraziato e incoraggiate nel suo discorso di fine anno con queste parole: “Un’associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia molto semplice ma che conserverò con cura perché reca questa scritta: ‘Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi’, che esprime appieno il vero senso della convivenza”.

“Sotto un unico cielo”, hanno artisticamente scritto sulla sedia per il Papa che ha accolto a braccia aperte il gruppo, salutando tutti a uno a uno.

É stato un momento davvero magico – racconta Roberta -. Erano diversi mesi che chiedevo al Vescovo di Ascoli la possibilità di far incontrare il Santo Padre ai ragazzi. Il 31 dicembre dopo aver ascoltato il messaggio del presidente Mattarella per i classici auguri di fine anno, ricevemmo varie chiamate per prenotazioni. Fu un grande momento di festa che divenne gioia assoluta quando dall’altra parte del telefono sentì la voce del Vescovo che mi diceva che il Santo Padre ci avrebbe ricevuti in occasione della prima udienza generale del 2020, l’8 gennaio. Arrivati in Vaticano eravamo tantissimi, i ragazzi si sentivano delle piccole star e ancora oggi ricordano con emozione quel momento. Ricordo ancora gli occhi commossi del Papa che abbracciò singolarmente i vari ragazzi, in particolare Marino, il più grande. Lui ha 40 anni ed è affetto dalla sindrome di down. Il Papa gli raccomandò di fare il bravo e lui ingenuamente rispose ‘Papa anche tu'”.