L’importanza della spiritualità cristiana per i giovani

Qual è l'importanza di vivere la spiritualità cristiana per i giovani? Martino Rovetta (Giovani delle Acli): "Un appuntamento per approfondire quale Chiesa abbiamo in mente"

© Patrick Fore su Unsplash

Papa Francesco, qualche anno fa, in un messaggio di grande attualità, portando il suo saluto al Festival della Dottrina sociale della Chiesa, aveva ricordato a tutti noi che “solo con l’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio si vive la spiritualità cristiana”. Nel nostro tempo, soprattutto tra i più giovani, l’esigenza di nuove forme di spiritualità ha subito una crescita progressiva e a posto diversi e proficui interrogativi tra i giovani cristiani e nel loro rapporto con la Chiesa. Interris.it, in merito a questo argomento, ha intervistato il dott. Martino Rovetta, membro delle Acli Lombarde e tra gli organizzatori dell’incontro di spiritualità cristiana denominato “Quale fedeltà alla Chiesa?

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L’intervista

Dottor Rovetta, che senso ha oggi per i giovani parlare di spiritualità?

“Quella che si definisce spiritualità, soprattutto oggi, ha forma molto diverse ed è abbastanza lontana dalle tradizionali forme codificate dell’ambito cristiano. La spiritualità ha l’obiettivo di rendere più integre le persone che riflettono su questo tema. Quando ognuno si focalizza sulla propria interiorità, avendo ben presente il rispettivo vissuto quotidiano, riesce a dare un senso maggiore alle parole e alle azioni, ma anche ai diversi eventi. La quotidianità, ad oggi, è fatta di una moltitudine di chiamate, impegni e appuntamenti i quali, però, a volte, avrebbero bisogno di tempi di riflessione adeguati per capire se, determinate azioni, corrispondono agli orizzonti ideali di ognuno e viceversa. Il tema della spiritualità pertanto, è molto importante e, noi delle Acli, riflettiamo molto su questo e sui nostri obiettivi di cristiani alla luce della Parola di Dio”.

Sabato 24 e domenica 25 febbraio a Bose si terrà l’iniziativa di spiritualità organizzata dalle Acli Lombarde denominata “Quale fedeltà alla Chiesa?”. Quali saranno i tratti salienti di questo momento?

“Le Acli si basano su tre pilastri che sono la Chiesa, la democrazia e il lavoro. In particolare, all’interno del nostro statuto associativo è evidenziata la fedeltà alla Chiesa. Ci siamo quindi chiesti che Chiesa abbiamo in mente e quale rapporto hanno con essa e con il Vangelo le giovani generazioni. Abbiamo costruito uno specifico percorso di studio che partirà con Luciano Manicardi, monaco già priore di Bose, il quale affronterà il tema dello slogan post Concilio Vaticano II che diceva ‘Gesù si, Chiesa no’, ovvero di coloro che, ad oggi, dicono di credere in Gesù ma meno nella Chiesa a cui, successivamente, seguirà un dibattitto. Successivamente avrà luogo un dialogo con don Severino Dianich, un sacerdote cattolico e teologo nato a Fiume nel 1934, il quale ha scritto un libro intitolato ‘Troppo breve il mio secolo’, dove ha ripercorso tutto il ‘900, partendo dalle guerre e passando per l’esodo giuliano dalmata. Egli è stato al Concilio Vaticano II in qualità di uditore, è stato invitato al Sinodo ed ha insegnato per anni ecclesiologia. Egli ci aiuterà a comprendere l’importanza della Chiesa nella storia. Nel pomeriggio invece, faremo due incontri: con Leonardo Lenzi, un prete ortodosso e con Alice Bianchi, una giovanissima teologa, l’obiettivo è quello di evidenziare le sfide che vediamo di fronte a noi per quanto riguarda la Chiesa. A tutto ciò seguirà un laboratorio in cui, a gruppi, proveremo a rispondere alle domande suscitate dai relatori. La giornata di domenica invece sarà incentrata sulla relazione della storica e saggista Mariangela Meraviglia intitolata ‘1945 – 2024: il rapporto Chiesa e Acli’. Seguirà poi un tavolo in modalità ‘World Cafè’, in cui si darà risposta a domande concrete su questo tema e seguirà un dibattito specifico”.

Quali sono gli auspici di un giovane cristiano e “Aclista” come lei per collaborare alla crescita di quella che, Papa Francesco, ha definito la nostra “Casa comune”?

“Spesso si pensa di poter comprendere e dominare la realtà ma, molti eventi, accadono anche senza di noi. Auspico che, i giovani, possano essere sempre più incisivi nelle realtà in cui risiedono. Mi riferisco in particolare a molti temi cari alle Acli, ovvero la dignità del lavoro, l’esercizio della democrazia e sul versante dell’inclusione. Non bisogna però entrare in deliri di onnipotenza pensando che tutto dipenda da noi, ma ricordandoci che, alcuni processi, non sono governabili. I giovani devono credere, avere passione e incidere sui temi per costruire un mondo e una ‘Casa comune’ più giusta, equa e plurale. Papa Francesco, più volte, ci ha ricordato che, il tempo, è superiore allo spazio, occorre quindi agire di conseguenza”.