I giovani e la pornografia: la frontiera dell’individualismo

I rischi della rete e la minaccia della pornografia: una direttrice che annulla le relazioni umane e il vero senso dello stare insieme

La lettera che abbiamo scelto questa settimana riguarda un tema diffuso: la pornografia. È di una madre, non più giovanissima, stanca che il figlio, ventenne, trascorre molto tempo al computer visionando siti per soli adulti. Ci scrive confessando che quando ha scoperto tale abitudine il ragazzo aveva appena tredici anni e lo ha lasciato fare ritenendo che fosse normale curiosità connessa allo sviluppo ormonale. Ma oggi che quell’età dovrebbe essere superata, sorge la preoccupazione che la formazione del giovane stia deviando.

Il tema è di grande attualità poiché la pornografia costituisce certamente un mercato fiorente e diffuso molto più di quanto non si possa credere e vive sfruttando l’insoddisfazione dei naturali impulsi sessuali.

Partiamo da lontano e, come al solito, diciamo le cose con chiarezza, senza timore di affermare il nostro pensiero: da sempre e nella maggioranza dei casi, il bisogno sessuale viene soddisfatto attraverso la costituzione della famiglia ed all’interno della stessa, che certamente non è ridotta solo a questo ma costituisce il primo sano impulso di attrazione per lo sviluppo della propria vita adulta.

Era costume diffuso che nell’età dell’adolescenza, con l’affiorare dei primi bisogni sessuali, iniziasse l’attrazione verso un possibile partner, la cui scelta muoveva dal piacere fisico per poi approfondirsi verso la comunanza di idee, costumi ed interessi, sorretta da un legame emozionale affettivo; secondo il normale decorso del rapporto si trasformava in progetto di vita coniugale allietata dalla nascita dei figli.

La cellula familiare è impenetrabile al controllo ed alla influenza esterna, in quanto sorretta da una forza di coesione interna in grado di ammortizzare, proprio attraverso il dialogo intimo e l’amore reciproco, le difficoltà e le delusioni, le debolezze e le devianze, ed è in grado di costituire un adeguato e valido argine insormontabile alle forze demolitrici provenienti dall’esterno su ciascuno dei singoli individui i quali riuscivano e riescono a resistere facendo ricorso al supporto emotivo, affettivo, culturale e dialogante del coniuge.

Ma chi ha interesse ad interferire con la volontà liberamente sviluppata dell’individuo, sia perché padrone del mercato, sia perché titolare del potere di gestione, ha preso atto dell’ostacolo costituito dall’impresa familiare, per la indicata forza interna di cui è portatrice, ed ha posto come obiettivo dell’azione di conquista (vuoi del potere vuoi del mercato), proprio l’unità della famiglia, per la banale considerazione che l’individuo da solo è più fragile e condizionabile: un’applicazione pratica del noto motto divide et impera, contrapposto alla diffusa opinione che l’unione fa la forza.

Quale allora il primo metodo di intervento: spostare avanti l’età di formazione della famiglia, non più al termine del periodo adolescenziale, corrispondente alla fine degli studi tradizionali, laurea compresa, ma molto, molto più avanti, quando le pulsioni emotive hanno già trovato diversa collocazione in due grandi direttrici, ahimè negative: i rapporti sessuali occasionali e l’autoerotismo, meglio ancora, autosoddisfazione del bisogno.

In entrambi i casi siamo agli antipodi dei valori della famiglia: niente condivisione di progetto di vita, niente prole, niente sentimento, emozioni fini a se stesse, assenza totale di dialogo, condivisione e sviluppo e, peggio del peggio, individualismo esasperato in dispregio di ogni umano bisogno di relazione.

Le due direttrici hanno un ampio mercato cui sono in grado di rispondere locupletando i mercanti: si tratta di sesso a pagamento, sia che viene ricercato per le strade utilizzando le schiave dei mercanti, sia che viene soddisfatto tra consenzienti che hanno scopi brutali, sia che accede al mercato della stimolazione artificiale attraverso le immagini provocate. È davvero ridotto ad un bisogno fisiologico di mortificante durata che non può che lasciare totalmente insoddisfatta la persona.

Questo giornale e chi lo ha voluto combatte da sempre in maniera energica questo problema e senza timore ha individuato nell’utente il bersaglio da colpire per ridurre la domanda e conseguentemente l’offerta: vale per le donne in strada, ma vale per le copertine ammiccanti dei giornali, vale per la cronaca nera a sfondo sessuale come per la pornografia. Va colpita, non so se duramente, ma sicuramente con fermezza e certezza, per restituire dignità all’essere umano.

Gentile signora, rimproveri duramente suo figlio e lo mortifichi severamente, per poi spingerlo a trovare relazioni sane e durature che possano dargli quel sostegno di cui ha bisogno.