Lo scandalo della fame nel mondo. Iniqua redistribuzione

Un'ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare 1,26 miliardi di persone

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Foto di billy cedeno da Pixabay

Allarme Onu per la fame nel mondo. Nonostante i progressi compiuti nella lotta alla fame in Asia e in America latina, il fenomeno appare in crescita nell’Asia occidentale, nei Caraibi e in tutte le sotto-regioni del continente africano. Con una persona su cinque afflitta dalla fame, ossia più del doppio della media globale, l’Africa rimane la regione maggiormente colpita da tale emergenza. Alcune regioni sono sulla buona strada per conseguire, entro il 2030, alcuni obiettivi relativi alla nutrizione. “Nel complesso, tuttavia, occorre venire in soccorso degli Obiettivi di sviluppo sostenibile– avverte il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres-. Serve un energico e immediato intervento a livello mondiale. È necessario creare resilienza contro le crisi e gli shock che provocano l’insicurezza alimentare. Dai conflitti alla crisi climatica”.

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Foto di Siegfried Poepperl su Unsplash

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Quando si parla di emergenza-fame non si tratta di una realtà lontana, relegata alle aree più remote del globo, ma riguarda anche l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi una persona su 10 è povera e non ha accesso ad un’alimentazione adeguata. Allo stesso tempo, si stima che ogni italiano butti nella spazzatura mezzo chilo di cibo ogni settimana. “Nella loro essenzialità, questi numeri parlano chiaro. La fame non è un problema di scarsità di risorse, ma di sistema. La buona notizia che ne deriva è che questa non è una piaga ineliminabile, ma può essere sconfitta. Agendo sulle sue cause strutturali. Tra cui figurano anche le disuguaglianze nella distribuzione di risorse a livello globale”, afferma Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame. Aumenta, quindi, lo scandalo del cibo che manca. “Creare consapevolezza è un primo passo necessario verso il cambiamento. Che deve investire sia le pratiche individuali che le scelte politiche dei governi- esorta Garroni-. Solo ripensando profondamente i sistemi alimentari globali e lavorando per un’equa distribuzione delle risorse potremo garantire ad ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame”.

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Fonte: World Food Programme Italia

Epidemie

Alla fame si aggiungono le epidemie. Nel 2023, oltre la metà dei Paesi che hanno segnalato casi di colera nel mondo sono in Africa e lo Zambia si trova ora a combattere la peggiore epidemia di colera degli ultimi decenni mentre il programma di vaccinazione è sotto pressione a causa dell’aumento della domanda globale di vaccini. Il picco di colera ha portato a ritardare l’apertura delle scuole fino al 12 febbraio, lasciando circa 4,3 milioni studenti a casa. I mercati di strada sono spesso al centro dell’epidemia. L’acqua e il cibo contaminati diffondono rapidamente l’infezione. Una stagione di piogge più intensa del normale ha peggiorato la situazione. L’acqua alluvionale si mescola con l’acqua delle fognature e facilita la diffusione del batterio del vibrio cholerae. Il ministro della Salute dello Zambia Sylvia Masebo ha detto alla Bbc: “Speriamo di riuscire a ottenere altri vaccini nel più breve tempo possibile. Non è facile perché le aziende produttrici non hanno prodotto molto. Quindi i vaccini non sono facilmente disponibili”.

Allarme colera

Secondo Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs delle Nazioni Unite), dal gennaio 2023 sono stati segnalati circa 188.000 casi di colera e 3.000 decessi in otto Paesi dell’Africa meridionale e sei Paesi continuano ad avere casi di infezione in corso. E cioè Repubblica Democratica del Congo, Malawi, Mozambico, Tanzania, Zambia e Zimbabwe. Il Malawi ha contato 59.000 casi, il numero più alto nella regione. Mozambico, Zambia e Zimbabwe hanno registrato tra i 10.000 e i 50.000 casi, mentre Tanzania e Sudafrica hanno segnalato meno di 2.000 casi. A lanciare l’allarme-fame sono i capi delle cinque agenzie delle Nazioni Unite. Ossia il direttore generale della FAO, QU Dongyu. Il presidente dell’IFAD, Alvaro Lario. La direttrice esecutiva dell’UNICEF, Catherine Russell. La direttrice esecutiva del PAM, Cindy McCain. E il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’iniqua redistribuzione delle risorse a livello globale provoca la tragedia delle fame nel mondo.

Foto di James Wiseman su Unsplash

Scelta

“Il conseguimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile ‘Fame Zero’ entro il 2030 rappresenta, indubbiamente, una sfida enorme- spiegano-. Si prevede, infatti, che, nel 2030, quasi 600 milioni di persone soffriranno ancora la fame. I principali fattori responsabili dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sono la nostra ‘nuova normalità’. Per cui non abbiamo altra scelta se non raddoppiare gli sforzi volti a trasformare i sistemi alimentari. Facendo leva su di essi per raggiungere i traguardi dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2 (OSS 2)”. Nel mondo c’è cibo a sufficienza per tutti, eppure 783 milioni di persone soffrono la fame. Un’ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare 1,26 miliardi di persone. Ovvero quasi il doppio di quelle che ogni giorno vanno a letto senza cena.