L’impatto in Etiopia dei dazi Usa. Senza cibo 200 mila famiglie

Lo stop degli Stati Uniti all'accordo sull'esenzione dei dazi doganali danneggia i civili e avrà un impatto disastroso su mezzi di sussistenza della parte più fragile della popolazione

Etiopia

Emergenza Etiopia. Nella sua visita ufficiale negli Stati Uniti il presidente della Camera Roberto Fico ha incontrato Derek Chollet. Con il consigliere del dipartimento di Stato ha avuto “uno schietto scambio di vedute rispetto ad alcune prioritarie questioni internazionali”. Fra queste, “la drammatica crisi che attraversa l’Etiopia. E che è motivo di enorme preoccupazione per tutti noi”.  L’Etiopia sull’orlo della catastrofe umanitaria. E’ condivisibile la preoccupazione degli Stati Uniti per i diritti umani nel martoriato paese africano. Ma ciò “non autorizza” la loro decisione di sospendere le esenzioni doganali. Quelle previste dall’accordo “Africa growth and opportunity act” (Agoa). A lanciare il grido d’allarme è il ministero degli Esteri etiope.Etiopia

Sos Etiopia

“La decisione è sbagliata. E non tiene in considerazione l’impegno del governo degli Stati Uniti di valorizzare il benessere dei cittadini”, afferma il portavoce del dicastero degli Esteri etiope. Ad essere denunciato, nel dettaglio, è l’impatto del provvedimento sui “mezzi di sussistenza”. Per oltre “200 mila famiglie a basso reddito. Prevalentemente donne che non hanno nulla a che fare con il conflitto“. I cittadini etiopi si aspettano una “valutazione senza pregiudizi della situazione critica del Paese“. Da parte della comunità internazionale. E in particolare degli Stati Uniti. Affinché sia fornito il “supporto umanitario necessario“. Alle persone colpite dal conflitto civile.. Si sollecitano, dunque, gli Usa a revocare la decisione. Perché l’aggravarsi della povertà finirà per “incoraggiare il gruppo terrorista (Tplf)”. Mentre “danneggia le aspirazioni degli etiopi di uscire dall’indigenza“.Etiopia

Alt alla violenza

Facebook ha rimosso un post del primo ministro etiope, Abiy Ahmed. Per violazione della propria linea di condotta contro l’incitamento alla violenza. Un portavoce della piattaforma social (la cui società madre è stata recentemente rinominata Meta) espone le ragioni della rimozione. “Siamo stati informati di un post del primo ministro etiope- spiega-. Lo abbiamo rimosso per violazione delle nostre politiche contro l’incitamento e il sostegno alla violenza. All’interno di Meta, rimuoviamo i contenuti da individui o organizzazioni che violano gli standard della nostra comunità. Indipendentemente da chi siano”.

Fuga di documenti

Una massiccia fuga di documenti è avvenuta lo scorso mese. Si è così scoperto che Facebook sapeva dell’utilizzo della propria piattaforma. Per incitamento alla violenza contro le minoranze etniche da parte di gruppi armati in Etiopia. Il premier Abiy ha invitato i cittadini a prendere le armi. Per bloccare l’avanzata del Fronte popolare di liberazione del Tigrè. Cioè del partito Tplf che combatte contro l’esercito federale una guerra civile scoppiata lo scorso 4 novembre 2020. Il Fronte negli ultimi giorni ha conquistato Dessie e Kombolcha. Città strategiche a nord della capitale Addis Abeba. Etiopia

Premio Nobel

Su Facebook il leader Abiy aveva affermato che l’avanzata dei ribelli stava “spingendo il Paese verso la sua fine”. Esortando i cittadini etiopi a “organizzarsi e marciare in qualsiasi modo legale con ogni arma e potere. Per prevenire, rovesciare e seppellire il gruppo terrorista Tplf“. Il primo ministro etiope ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2019.