Disturbi alimentari: ecco i campanelli d’allarme da non sottovalutare

Sempre più spesso il rapporto con il cibo per i ragazzi diventa un conflitto. In una società sempre più stereotipata i ragazzi entrano in un circuito fatto di modelli da seguire, tanto da cadere in dei vortici dai quali è difficile uscire.

“Anoressia e bulimia si insinuano nella vita degli adolescenti come un moderno demone che vede nel cibo il nemico-amico. Sono due manifestazioni legate ai Disturbi del Comportamento Alimentare in cui, fondamentalmente, un disagio profondo si esprime attraverso un attacco diretto al corpo e ad una disregolazione alimentare che può portare a conseguenze anche molto gravi -. Sono le parole della dottoressa Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta che racconta ad Interris.it il rapporto dei ragazzi con il cibo. Un legame che sempre più spesso si manifesta fatto di amore ed odio -. Se è vero che questo disturbo coinvolge principalmente adolescenti e giovani adulti, è altrettanto vero che l’età in cui compare si sta progressivamente abbassando e i primi segnali possono arrivare anche nell’infanzia”.

Osservando i comportamenti del proprio figlio, quali sono i campanelli d’allarme che un genitore non dovrebbe sottovalutare?
“I campanelli di allarme tipici riguardano sia il cogliere atteggiamenti di non accettazione del proprio aspetto fisico (es. vedersi sempre troppo grassi anche quando l’indice di massa corporea è nella norma), sia comportamenti di evitamento o rifiuto netto del cibo: ragazzi che iniziano a saltare i pasti con la scusa di non aver fame o di aver già mangiato altrove, senso di nausea legato all’idea di sedersi a tavola, corse in bagno per vomitare a fine pasto, utilizzo non controllato di lassativi o integratori brucia-grassi, grandi abbuffate seguite dalla necessità di vomitare, incremento immotivato  e significativo dell’attività sportiva. Più in generale oscillazioni di peso decisamente non sottovalutabili (es. perdere molti chili in pochissimo tempo) e, nelle ragazze, interruzione del ciclo mestruale”.

Questi problemi possono legarsi ad una non accettazione di sé stessi? Come mai si va sempre di più verso modelli stereotipati?
“Sicuramente i disturbi alimentari si fondano sulla non accettazione di sé e del proprio aspetto fisico e portano alla necessità di stravolgere il proprio corpo per aderire a ideali di magrezza e perfezione, ma non dobbiamo cadere nell’errore di credere che sia tutta colpa dei modelli mediatici e culturali legati ai canoni estetici di bellezza. Il malessere che porta all’emersione dei Disturbi del Comportamento Alimentare è molto più profondo e ha sempre origine nella storia personale del singolo individuo: relazione familiari particolarmente conflittuali e maltrattanti, abusi sessuali, bullismo scolastico, violenza psicologica o traumi emotivi importanti come la morte improvvisa di una persona cara, e altro ancora”.

Quanto possono influire le ansie e le paure legate al periodo Covid sull’alimentazione?
“Nelle casistiche che stiamo osservando più che le ansie e le paure legate al Covid, influenzano le ricadute sociali e relazionali che le misure di sicurezza mondiali hanno portato. Rimanere più a casa può voler dire rimanere maggiormente a contatto con situazioni di non sicurezza fisica ed emotiva, come raccontato dai dati sull’incremento delle denunce per violenze domestiche nei mesi del lockdown; in altri casi il dolore e l’angoscia per familiari che soffrono o che sono morti per via della pandemia portano a livelli di malessere tali da spingere le persone più fragili ad esprimere il loro disagio attraverso il rifiuto del cibo o alla comparsa di abbuffate e condotte di eliminazione”.

Sono più o ragazzi o le ragazze a soffrire di questi disturbi?
“Statisticamente i disturbi del comportamento alimentare riguardano maggiormente l’universo femminile, tuttavia sono in preoccupante aumento anche le situazioni legate a ragazzi e giovani adulti maschi”.

Cosa fare subito e cosa non fare? Soprattutto a chi devono rivolgersi i genitori?
“Indubbiamente l’errore da non fare è quello di sottovalutare la situazione o fingere che si tratti solo di “una fase”: i disturbi del comportamento alimentare possono portare a conseguenze psichiche e fisiche anche molto gravi che molto spesso costringono a lunghi ricoveri ospedalieri o, addirittura, portano alla morte. Nel momento in cui un genitore dovesse rilevare segnali che portano al sospetto di fenomeni legati ad Anoressia (rifiuto netto del cibo) o Bulimia (alternanza di abbuffate e condotte espulsive/rifiuto del cibo) bisogna parlare con il ragazzo o la ragazza in questione e avviare il prima possibile un percorso di aiuto psicologico, rivolgendosi a psicoterapeuti o psicologi clinici specializzati. È anche necessario un sostegno per la salute fisica, rivolgendosi ad un dietologo o ad un nutrizionista per ricevere sia un piano alimentare adeguato, e attivando un monitoraggio medico per evitare effetti collaterali legati alla salute. Nei casi più gravi può essere necessario rivolgersi a strutture ospedaliere per un ricovero”.