Sudan, le violenze etniche nel Darfur aggravano la guerra

Solo nel primo mese di combattimenti 250 mila persone hanno lasciato il paese. Tra loro gli 100 mila profughi arrivati in Ciad nelle prime settimane del conflitto civile. Da allora la condizione generale si è ulteriormente aggravata. Ed è emergenza soprattutto nei campi dei rifugiati

Darfur

Nell’escalation di scontri in Sudan le tensioni e le violenze etniche in Darfur complicano il quadro e aggravano la guerra civile. L’agenzia missionaria vaticana Fides rilancia la denuncia delle persecuzioni in atto e chiede protezione internazionale per la popolazione. Tra le zone maggiormente interessate dai combattimenti c’è il Nord Kordofan. La cui capitale El Obeid è stretta in una morsa tra i due contendenti. Cioè le forze regolari e i ribelli. L’aviazione sudanese ha colpito alcune postazioni delle RSF alla periferia ovest della città. All’inizio delle ostilità la cattedrale della città fu colpita da alcuni razzi. Darfur

In attesa della pace

Il vescovo di El Obeid è monsignor Yunan Tombe Trille Kuku Andali. E ha subito fatto sapere alle autorà e alla popolazione che intende restare con i fedeli locali. Aggiungendo che “fino a quando sarà possibile teniamo alcune funzioni la domenica. E quando necessario, in altre occasioni”. La testimonianza del presule descrive una situazione drammatica. “La città è circondata- riferisce il vescovo sudanese-. La gente è senza acqua, elettricità e connessione internet. In questi giorni piove e riusciamo a raccogliere un po’ d’acqua. Continuiamo a pregare. E ad aspettare un segno di pace. Con la speranza che i nostri leader possano avviare un dialogo serio“.Darfur

Escalation in Darfur

La situazione è drammatica nell’ovest del Darfur. La regione occidentale del Sudan è insieme alla capitale Khartoum, l’epicentro dei combattimenti. Infuria la battaglia su più fronti. Tra i soldati dell’esercito regolare sudanese e i miliziani delle Forze di supporto rapido (RSF). Gli scontri più pesanti si concentrano ad El Geneina, la capitale del Darfur occidentale. Da oltre due mesi sono in corso le ostilità. La città è assediata dalle RSF che la sottopongono a continui bombardamenti. Il conflitto tra le due formazioni militari ha assunto, per lo meno in questa area del Paese, una dimensione etnica. Con scontri tra Masalit e tribù arabe (che formano la gran parte delle file delle RSF). I combattimenti intertribali hanno provocato numerose morti tra i civili. Negli ultimi giorno si sono allargate a macchia d’olio le distruzioni di infrastrutture ed edifici. Secondo alcune testimonianze provenienti dalla città, i miliziani delle RSF procedono o ad un’operazione di pulizia etnica. Prendendo di mira le popolazioni non arabe. Una situazione denunciata dall’inviato delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes.Darfur

La denuncia dell’Onu

“Mentre la situazione in Darfur continua a deteriorarsi, sono particolarmente preoccupato per la situazione a El-Geneina (Darfur occidentale) dove la violenza ha assunto dimensioni etniche”, racconta l’inviato Onu. “Massicci attacchi contro civili, basati sulla loro origine etnica, presumibilmente commessi da milizie arabe e uomini armati in divisa delle RSF sono profondamente inquietanti e, se veri, potrebbero costituire crimini contro l’umanità”, puntualizza. Unhcr rafforza le operazioni di risposta per oltre un milione e mezzo di persone sfollate all’interno del Sudan o fuggite verso i paesi limitrofi. Il Sudan ospita una delle più grandi popolazioni di rifugiati dell’Africa. Provenienti principalmente da Sud Sudan, Eritrea, Siria ed Etiopia, Repubblica Centrafricana, Ciad e Yemen. Persone che dipendono dall’intervento umanitario per sopravvivere.darfur

Supporto Unhcr

L’improvviso scoppio di violenza a metà aprile ha aggravato la situazione in uno dei paesi più poveri dell’Africa. Ostacolando le attività di supporto umanitario per rifugiati e sfollati che hanno bisogno di aiuto in tutto il paese. I team Unhcr sono in Sudan e nelle nazioni limitrofe per garantire supporto 24 ore su 24. Nonostante la situazione estremamente pericolosa. Solo nel primo mese di combattimenti 250 mila persone hanno lasciato il paese. Tra loro gli 100 mila profughi arrivati in Ciad nelle prime settimane del conflitto civile. Da allora la condizione generale si è ulteriormente aggravata. Ed è emergenza soprattutto nei campi dei rifugiati.