Il piano del governo per “una cultura sempre più accessibile a tutti”
In Italia le famiglie che versano in una situazione di povertà e in cui è presente una o più persone con disabilità vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto
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Accessibile a tutti: la cultura non deve avere barriere. A illustrare le misure del governo per una cultura inclusiva è il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. Il dicastero ha stanziato complessivamente 2 milioni di euro per tre nuovi bandi emanati dalla direzione generale Spettacolo. L’obiettivo è quello di favorire l’accessibilità alle attività delle artiste e degli artisti con disabilità. Di valorizzare le attività di spettacolo dal vivo negli istituti e nei luoghi di cultura. E di promuovere la musica jazz. Gli intenti sono di valorizzare quelle iniziative in grado di intercettare nuovo pubblico. Favorire la rigenerazione dei territori e dei relativi spazi culturali. E rendere la cultura e lo spettacolo dal vivo sempre più fruibile da tutti.
Cultura inclusiva
In Italia le famiglie che versano in una situazione di povertà e in cui è presente una o più persone con disabilità vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto. Cosa chiedono e cosa desiderano per raggiungere una migliore qualità di vita? Tra gli aiuti richiesti, 9 su 10 non sono contributi economici. Bensì servizi “umanizzati”. Sia per la persona con disabilità sia per i familiari. Così da poter mettere la persona al centro. Per una presa in carico globale. La ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” è stata condotta da CBM Italia. Organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità. E nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia. Insieme alla Fondazione Emanuela Zancan Centro Studi e Ricerca sociale, Cbm indaga per la prima volta nel nostro Paese un legame. Quello tra le condizione di disabilità e di impoverimento economico e culturale.
Legame
Massimo Maggio è il direttore di CBM Italia “Ci siamo chiesti quale sia la portata del legame tra disabilità e povertà anche nel nostro Paese – afferma Maggio-. Da qui l’idea di questa ricerca sociale che desideriamo mettere a disposizione di tutti coloro che si occupano di disabilità. Come strumento utile per favorire la cultura dell’inclusione”. Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia ci sono 3 milioni di persone con disabilità. E 5,6 milioni di persone in povertà assoluta (dato 2022). Il rapporto Istat sulla disabilità del 2019 elenca i motivi per cui la disabilità ha ricadute economiche sulle famiglie. Come, per esempio, l’aumento delle spese e la difficoltà a mantenere il lavoro. A livello europeo l’indagine Eurostat relativa al 2022 evidenzia come anche in Italia il 32,5% delle persone con disabilità sono a rischio povertà più delle persone senza disabilità. Il campione della ricerca è costituito da 272 persone a cui è stato sottoposto un questionario. Di cui 57 coinvolte anche nelle interviste qualitative. Sono persone che vivono in famiglia, residenti in tutta Italia. 9 su 10 con cittadinanza italiana. Di età compresa tra 14 e 55 anni. E in una situazione di disagio socioeconomico.
In difficoltà
In riferimento alla situazione economica, in quasi 9 casi su 10 le famiglie intervistate vivono un disagio economico soggettivo. Cioè riconoscono di arrivare a fine mese con difficoltà. Dal punto di vista oggettivo il 62% non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 500 euro. Numerosi i problemi maggiori messi in luce dalla ricerca. In primo luogo il fatto che le famiglie coinvolte nello studio percepiscono e vivono in una condizione di isolamento. Una su 6 non riceve alcun supporto dalle istituzioni. E una su 4 non può contare su una rete informale fatta di amici, parenti non conviventi o volontari. Oltre il 70% è privo di rete amicale di supporto (materiale e immateriale). E il 55% non partecipa ad associazioni di supporto alla disabilità.
Cultura dell’incontro
Quote che aumentano dove si registra un basso livello educativo. Dai dati quantitativi e qualitativi emerge come le famiglie facciano fatica ad arrivare a fine mese. Eppure tra gli aiuti richiesti, 9 su 10 non sono contributi economici. Bensì servizi rivolti sia alle persone con disabilità sia ai familiari. Così da promuovere interventi “umanizzati” e quindi più efficaci per mettere al centro la persona con disabilità. Accompagnarla nelle sue esigenze. E promuovere le risorse e le capacità. In sintesi, per una presa in carico globale. Le maggiori richieste riguardano gli ambiti dell’assistenza sociosanitaria (39%) e sociale (37%). Aiuti nella mobilita’ (25%). E il 23% chiede più opportunità ricreative e di socializzazione.
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