Costruire la società della gratitudine

In questo tempo di prova, siamo chiamati come ci ha ricordato papa Francesco a reimpostare la rotta della nostra nostra vita

vescovo

Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri” (Papa Francesco).

In questo tempo di prova, siamo chiamati come ci ha ricordato papa Francesco a reimpostare la rotta della nostra nostra vita e passare dall’egoismo (nessuno si salva da solo!) all’altruismo (Ci salviamo insieme!), e per dirla con Don Oreste Benzi, dalla società del profitto alla società del gratuito. Quali modi di fare sbagliati ci sono nella società, ma che serpeggiano anche nella Chiesa?

USA E GETTA: Nella società del “tutto e subito”, ogni cosa, ma anche ogni persona si usa e si getta. C’è un grande “consumo” di sentimenti, di emozioni, di amicizie e di amori, questo perché l’egoismo regna ed è lo scettro che tiene in mano l’imperatore del mondo: il diavolo.

CHIUSURA: Quanto clericalismo c’è, chiusura mentale e delle arterie del cuore e dell’anima. Gesù si arrabbiava molto con il farisei per questa malattia ancora oggi presente: la sclerocardia, cioè la durezza del cuore. Se il nostro cuore è duro, siamo tristi, acidi, freddi e indifferenti alle sofferenze della gente. La cattiveria nasce dalla mancanza di empatia.

MANCANZA DI GRATITUDINE: Le tre parole chiavi, come ci ricorda papa Francesco, per ogni rapporto umano, familiare e comunitario sono: “Permesso, Grazie e Scusa”. Vogliamo favori e raccomandazioni dalle persone, ma non sappiamo ringraziare, perché tutto è dovuto e scontato. I Santi esclamavano spesso questa frase: “Tutto è grazia!”, cioè tutto è dono di Dio e non ci appartiene.

CATTIVERIA GRATUITA: Quanta cattiveria gratuita c’è nel mondo, ma anche nella Chiesa! Alle volte i “delinquenti” sono molto più buoni di alcune persone vestite di sacro. La parola cattivo etimologicamente deriva dal latino “captivus” che significa: prigioniero. Il cattivo è un prigioniero di se stesso, del suo peccato, della sua sofferenza, della sua solitudine, della sua invidia e del suo male. Il cattivo non è un vincente, ma è già in anticipo un perdente, perché è prigioniero nelle sbarre del suo egoismo e della sua superbia.

Quali sono i rimedi:

SILENZIO E PREGHIERA: Papa Francesco, da buon pastore, ci ricorda: “E cosa si fa, nel
momento dell’accanimento? Si possono fare soltanto due cose: discutere con questa gente non è possibile perché hanno le proprie idee, idee fisse, idee che il diavolo ha seminato nel cuore. Abbiamo sentito qual è il piano di azione loro. Cosa si può fare? Quello che ha fatto Gesù: tacere. Colpisce, quando leggiamo nel Vangelo che davanti a tutte queste accuse, a tutte queste cose Gesù taceva. Davanti allo spirito di accanimento, soltanto il silenzio, mai la giustificazione. Mai. Gesù ha parlato, ha spiegato. Quando ha capito che non c’erano parole, il silenzio. E in silenzio Gesù ha fatto la sua Passione. È il silenzio del giusto davanti all’accanimento. E questo è valido anche per – chiamiamoli così – i piccoli accanimenti quotidiani, quando qualcuno di noi sente che c’è un chiacchiericcio lì, contro di lui, e si dicono le cose e poi non viene fuori niente … stare zitto. Silenzio. E subire e tollerare l’accanimento del chiacchiericcio. Il chiacchiericcio è pure un accanimento, un accanimento sociale: nella società, nel quartiere, nel posto di lavoro, ma sempre contro di lui. È un accanimento non tanto forte come questo, ma è un accanimento, per distruggere
l’altro perché si vede che l’altro disturba, molesta. Chiediamo al Signore la grazia di lottare contro il cattivo spirito, di discutere quando dobbiamo discutere; ma davanti allo spirito di accanimento, avere il coraggio di tacere e lasciare che gli altri parlino. Lo stesso davanti a questo piccolo accanimento quotidiano che è il chiacchiericcio: lasciarli parlare. In silenzio, davanti a Dio”.

GENTILEZZA E TENEREZZA: Le vere rivoluzioni del mondo sono la gentilezza e la tenerezza, non sono atteggiamenti da perdenti, ma sono vincenti. Nella vita cristiana vince, chi perde, chi perdona e chi fa il “fesso” per non andare alla guerra, perché crede fermamente nella misericordia di Dio che è l’arma più potente. Mi ha colpito una frase che ho letto sul web: “Non diciamolo ai furbi, che ci accorgiamo di tutto, anche se facciamo finta di niente”.

AMATI DA DIO: C’è un trucco per vivere ed è il segreto dei santi: quello di sentirsi
continuamente amati da Dio. La mia vita non dipende dal giudizio degli altri, ma dall’amore di Dio. Se sento fortemente l’amore di Dio dentro di me, cerco di non giudicare, di non sparlare e di non lamentarmi. Anzi trovo nella tempesta un’occasione per remare più forte e attendere il sereno pieno di luce che verrà.

ESSERE DONO: Se tu sei dono e semini bene, vedrai la gloria di Dio nel tuo cuore e la gente avrà “fiuto” che fai sul serio con Dio. Davanti alle persone che si “sporcano” le mani per gli altri, dobbiamo solo alzare le mani al cielo e chiudere la bocca con un profondo silenzio di rispetto. Non possiamo giudicare persone che fanno carità, dietro la scusa che diciamo che lo fanno per farsi vedere e per mettersi in mostra. Credo che ognuno di noi, come ci ricorda sant’Ignazio di Loyola nei suoi bellissimi esercizi spirituali che ho avuto la grazia di fare, si deve fare ogni giorno tre domande fondamentali: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa sto facendo per Cristo? E che cosa farò per Cristo?”.