Coronavirus, la differente lettura imposta dalla fede

Il pensiero che abbiamo dinanzi al tragico momento che stiamo vivendo può essere simile a quello che la sorella di Lazzaro dice a Gesù nel Vangelo di questa domenica: Signore, se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Tanta sofferenza, tante morti, mettono a dura prova la nostra fede, sembra che Dio ci abbia abbandonato o, come qualcuno insiste a dire, che Dio “voglia punire l’uomo”.

Ma la fede ci invita ad una lettura differente della realtà e la liturgia di questa quinta domenica di Quaresima ci viene in aiuto. Il tempo difficile che viviamo ci mette nella verità, perché abbiamo di fronte la morte, il grande interrogativo di qualunque uomo. Tutti ci dobbiamo fare i conti: la morte è un giudizio e lo viviamo come un’ingiustizia. Se non abbiamo scoperto il senso profondo di “perché viviamo”, oltre il dolore siamo come persi.

In questi giorni ci troviamo come Marta e Maria alla notizia della morte del loro fratello. Gesù è amico di Lazzaro e piange. Le sue lacrime, che ce lo fanno sentire vicino, sono profonde, come il dolore che anche noi proviamo; ma se Cristo è venuto a sconfiggere la morte, perché piange?

Il pianto di Gesù è per la morte interiore, per chi ha perso l’intimità con suo Padre, con Dio, non ha più nessuna vita divina dentro: pur vivendo è morto dentro, tutto lo fa ormai solo per sé, per darsi un po’ di felicità e di piacere.

Questo tempo sono come le bende che tolgono a Lazzaro: fa uscire la nostra morte interiore, perché Cristo venga a risanarci con il suo Spirito. Lui ha risposto alla morte fisica, donandoci la Vita Eterna. E’ un tempo per poter tornare a Cristo. Lui, che ha condiviso le lacrime che stiamo versando in questi giorni, è venuto proprio per sconfiggere la morte che ci attanaglia, che impaurisce e ci lascia senza parole.

Gesù, con la Chiesa e il Papa, ci invita oggi a rivivere il miracolo di Lazzaro: con l’indulgenza plenaria, la riconciliazione interiore, ognuno di noi, soprattutto chi è nella malattia, chi è più fragile, anche se si sente lontano, può rinascere interiormente, proprio come Lazzaro.

Mai come oggi abbiamo bisogno di incontrarci con Cristo. La Chiesa, in nome di Cristo, viene oggi incontro a tutti noi, con le stesse parole che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio».