Carlo Casini, pensieri in dono per una civiltà della verità

L'intervista Riccardo Caniato, giornalista professionista, vicedirettore e dal 1996 editor di edizioni Ares, in occasione dell'uscita del libro "La cultura della vita. Quaranta anni per il rinnovamento della società”

È uscito in questi giorni, per i tipi della Ares, il volume “La cultura della vita. Quaranta anni per il rinnovamento della società” che raccoglie gli articoli e i saggi di Carlo Casini pubblicati sulla rivista “Studi Cattolici”. Il libro, curato da Marina Casini con l’arricchimento di una bibliografia selezionata, non è solo un omaggio alla memoria di un uomo di talento – magistrato, parlamentare, eurodeputato, leader, docente – e non è neanche solo un gesto di gratitudine nei confronti di un testimone del nostro tempo tra i protagonisti del cattolicesimo impegnato nella società, nella cultura e nella politica. Il volume esprime molto di più: gli scritti di Casini, sorprendentemente attuali, sono un dono per chi vuole attraversare la storia costruendo la civiltà della verità e dell’amore con lo sguardo rivolto ai più fragili e dimenticati tra gli uomini. Di questo recentissimo libro ci parla Riccardo Caniato, giornalista professionista, vicedirettore e dal 1996 editor di edizioni Ares.

Come è nata l’idea di raccogliere in un volume gli scritti di Carlo Casini su Studi cattolici?

 “Da una chiacchierata con la figlia di Carlo, Marina. Ci siamo resi conto che disponevamo di un autentico patrimonio: la collaborazione fra Carlo Casini e Studi cattolici si è sviluppata ininterrottamente per quasi quarant’anni, in virtù della stima reciproca fa lui e lo storico direttore Cesare Cavalleri, mancato anche lui di recente, a fine dicembre dello scorso anno. In pratica la rivista ha raccolto il dipanarsi del pensiero di Carlo Casini, i suoi obbiettivi, le battaglie, le ragioni del suo agire lungo un lasso di tempo molto significativo della sua attività pubblica. Il risultato è la continua riproposizione del valore fondamentale della vita con solidità e coerenza intellettuali fuori dal comune. Il tutto permeato dalla speranza, che è la virtù distintiva del cristiano. Viviamo tempi inquieti, di guerre e di molte altre forme di sopraffazione. Carlo Casini ha sempre guardato al futuro con ottimismo, indicando anche nella situazione più complicata il bicchiere mezzo pieno da cui ripartire, per continuare il proprio impegno. Piace qui ricordare Edmond Rostand, che lui amava e che abbiamo citato sulla quarta di copertina del libro: ‘È durante la notte che è bello credere nella luce: bisogna costringere l’aurora a nascere’”.

A chi è rivolto principalmente il volume?

“A coloro che considerano la vita, la propria e quella altrui, un dono inestimabile da accogliere, coltivare, valorizzare. A chiunque si interroghi sul senso dell’esistenza accettando il dato inequivocabile che la vita in ultima analisi non ci appartiene, dal momento che non possiamo darcela da soli. Ma se la vita è un dono che si riceve da altri, come tale è da rispettare, dal concepimento fino al suo esito naturale nella morte. A quanti, a fronte di una concezione così, desiderino farsi ancora oggi promotori, come lo è stato Carlo Casini, di quella ‘cultura della vita’ che permea, fin dal titolo, questo libro. Lungi da essere un’operazione amarcord dedicata a chi abbia partecipato alle vicende evocate e desideri ravvivarne la memoria, i testi contenuti in queste pagine chiamano in causa le nuove generazioni che forse neppure hanno sentito parlare di grandi ‘battaglie per la vita’. Nati nel segno della legge 194 sull’aborto, i giovani d’oggi non ne conoscono l’origine e la portata ancora inespressa. Ciononostante, vivono quest’epoca complessa, travagliata, affamati di senso, cercando punti di riferimento e strumenti per smascherare bugie e contraddizioni. A loro si rivolge soprattutto il libro”.

Quali sono gli elementi di attualità del pensiero di Carlo Casini che emergono nel libro?

“In un’epoca di individualismo marcato che promuove la sfera personale della persona sganciata dalla relazione, dalla società, anche il rapporto con Dio viene meno: conta unicamente l’autoaffermazione in perenne divenire dell’io a cui si tende con la proliferazione e la rivendicazione di nuovi ‘diritti’ autoreferenziali, tesi a soddisfare i propri mutevoli desideri. E ciò comporta, purtroppo, la violazione della libertà e dei diritti degli altri. Ma anche l’impoverimento fino all’estinzione della stessa civiltà occidentale: un processo tragico che parrebbe ormai molto bene avviato nella più o meno inconsapevole indifferenza di molti. I testi di Carlo Casini ci aiutano a recuperare il significato autentico dei diritti dell’uomo e a comprendere l’essenza del principio di uguaglianza. Casini ci parla di un’umanità in cui l’individuo è protagonista, ma non in proprio, in compartecipazione di idee, di impegno, di carità, di dono e perfino sacrificio di sé. Questo perché è inserito in una comunità ed è egli stesso parte di un tessuto sociale al cui bene comune è chiamato a contribuire. E per cui l’autore ci chiede di non rinunciare alla nobiltà della politica. Ancora, i suoi scritti ci dicono di un uomo che crede nel valore delle istituzioni, capace di sperare un futuro dell’Italia e dell’Unione Europea fedeli alla loro storia e alla loro anima. Per questo Casini si è candidato come deputato e si è sempre interfacciato con pazienza con le istituzioni, dando vigore e interlocuzione al Movimento per la vita italiano e alla Federazioni europea One of Us”.

Qual è a tuo avviso il messaggio più importante?

 “Nel riconoscere dignità a ogni singola vita umana, a ogni persona, Carlo Casini apre al suo mistero che abbraccia l’umanità e il tempo. Così facendo ogni persona si riconosce all’interno della storia umana nel suo insieme, ma nello specifico di una famiglia in cui si genera e si è generati. L’uomo si riscopre portatore di vita, chiamato a dare un apporto di fecondità alla famiglia e alla società di appartenenza e, così facendo, lasciando un segno, il suo segno nella storia dell’umanità. Anche la visione antropologica del corpo e della sessualità acquistano in questa luce collocazioni precise e dense di significato, mentre l’autore ci esorta a non lasciar cadere le sfide lanciate sul terreno della bioetica e del biodiritto, fornendoci una bussola per orientarci”.

Hai conosciuto Carlo Casini? Se sì, vuoi condivisione qualche ricordo?

“Ricordo dei giorni bellissimi vissuti insieme in un albergo di Riccione in occasione di un Meeting di Rimini. C’era Cesare Cavalleri di Ares, ma c’erano anche la mia famiglia e la famiglia di Carlo. Ho conosciuto un uomo amabile che amava la compagnia, ridere e scherzare insieme. Ma dovendo soffermarmi su un unico aspetto, fui conquistato dall’unità di vita che comunicava. Carlo Casini era un uomo religioso per cui la fede determinava ogni ambito della vita, nella consapevolezza che Dio è presente in ogni istante della nostra giornata. Ma Carlo non parlava di fede, la viveva, la incarnava la fede, nel desiderio di offrire ai suoi interlocutori le ragioni di ciò che lo sostanziava, le ragioni buone e accessibili del suo credo. L’approccio con chi non la pensava alla sua maniera era pertanto squisitamente laico: non si appellava alla religione, benché del suo spirito fosse totalmente e intimamente permeato, non impugnava i dogmi… ricorrendo sempre come terreno di confronto alle sue sconfinate conoscenze, al diritto e alle scienze, potendo contare sulla sua logica cristallina e mai prevaricatrice perché perennemente tesa al bene del prossimo. Faccio un solo esempio: per difendere la salvaguardia dell’embrione da chi ne negava la dignità di persona, Carlo non evocava la sacralità della vita, che pure per lui era un caposaldo, ma faceva leva sulla giurisprudenza che tanto più nel vuoto legislativo, nel dubbio, come nel caso specifico – chi può attestare infatti, empiricamente e incontrovertibilmente, l’esatto momento in cui un embrione diventa persona? –, tutela sempre il più debole, chi non ha voce. Questo libro di Carlo Casini in ultima analisi ci chiede questo: di continuare dopo di lui, ancora prima con la testa che con il cuore, di continuare a essere voce di chi non ha voce”.

Pubblicato su www.agensir.it