E’ l’arte il petrolio dell’Italia. A Maastricht i tesori del micromosaico

Il valore sociale e universale del patrimonio culturale italiano. Alessandra Di Castro (vicepresidente nazionale degli antiquari) espone al Tefaf capolavori di un virtuosismo tecnico e artistico unico al mondo

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Golfo di Napoli con il Vesuvio in eruzione. Roma fine del XVIII- inizi del XIX secolo. Alessandra Di Castro

E’ l’arte l’oro d’Italia. Il mosaico minuto o micromosaico nacque a Roma nella seconda metà del ’700. E il periodo di maggiore produzione di questo tipo di artigianato artistico è quello che va dalla fine di tale secolo a tutto l’800.  Ora una rara collezione di queste opere che rievocano antichità e bellezza, sarà esposta al TEFAF di Maastricht dall’11 al 19 marzo 2023. Alla 36ma edizione della fiera più prestigiosa dedicata all’arte, all’antiquariato, ai gioielli e al design. Si tratta di un grande polo di attrazione per il collezionismo d’arte più sofisticato e vetrina globale per eccellenza. Per l’occasione la gallerista romana Alessandra Di Castro, vicepresidente degli Antiquari d’Italia, e da anni presente nel board del Tefaf, esporrà alcune decine di mosaici minuti romani. Pubblicati per questa occasione in un prezioso volume. Attraverso queste opere si potrà fare esperienza di un incredibile virtuosismo tecnico e artistico unico al mondo.

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Michelangelo Barberi. Roma. Il Colosseo al chiaro di Luna . Alessandra Di Castro

Primo esemplare

Il primo esemplare rinvenuto nella storia fu le Colombe di Plinio, ritrovato a Villa Adriana nel 1737. Invece di avere 25 tessere per ogni 3,5 cm, ne contiene fino a 160. Un ritrovamento che incitò a recuperare l’antica tradizione romana nel Settecento. Quando fu istituito lo Studio Vaticano del mosaico, ancora esistente e operante. Gestito dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro. In quel periodo Giacomo Raffaelli e Cesare Aguatti riuscirono a creare tessere anche inferiori al millimetro di spessore. Motivo per il quale i mosaici iniziarono ad essere utilizzati anche dai gioiellieri. Divenendo uno dei generi artistici prediletti dai viaggiatori. Nel corso della storia i gioielli arricchiti di mosaici minuti sono stati indossati da regine, imperatrici, esponenti di case reali, come la Regina Margherita di Savoia. E ancora oggi si tratta di una forma d’arte molto ambita perchè permette di portare indosso piccole opere d’arte. Celebri marchi di gioielleria e maison della moda, come JAR a Parigi, commissionano mosaici contemporanei per i loro elaborati gioielli o montano mosaici minuti antichi.Arte

Tesori d’arte

Cesare Fiori è professore associato della Facoltà di Conservazione dei beni cultuali dell’Università di Bologna. Insegna Conservazione e trattamento dei materiali, Chimica del restauro e Tecniche per la conservazione dei mosaici. Ed è docente alla Scuola di Specializzazione in Archeologia, di Diagnosi e restauro di manufatti archeologici. “Nella seconda metà del ’500 era partito il grande progetto di decorare a mosaico le volte di San Pietro. E di tradurre a mosaico opere pittoriche della stessa basilica. Utilizzando materiali vetrosi, detti anche smalti, di vario colore -spiega il professor Fiori-. Questi materiali erano prodotti a Venezia, ma presto si cominciò a prepararli anche a Roma. In tale contesto, si iniziò a produrre, anche all’interno dello Studio Vaticano del Mosaico, il micromosaico fatto con tessere di piccole dimensioni. Il vetro usato veniva filato in sottili bacchette da cui venivano ricavate le minuscole tessere. Il supporto su cui veniva composto il micromosaico poteva essere di metallo. Quale una lamina di rame con bordi rialzati. O una lastrina di pietra con un incavo o di altro tipo. In cui venivano assemblate le piccole tessere fissandole con un opportuno legante”. Prosegue il professor Fiori: “Le stesse opere avevano dimensioni ridotte, eseguite con grande precisione e rifinite con altrettanta cura e potevano essere inserite. Ad esempio, su manufatti quali tavolini con piano di marmo, tabacchiere, fermacarte. O addirittura costituivano spille e gioielli, quando venivano applicati in oreficeria“.

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Testa di Medusa. Roma, inizi del XIX secolo. Alessandra Di Castro

Grand Tour

Chi non vorrebbe possedere uno dei capolavori della storia dell’arte italiana? O uno dei capisaldi della scultura antica romana? Sentire la bellezza e la perfezione dell’arte tra le mani, possederla, mostrarla sul cappotto, o sul collo, come fosse un gioiello? A questo pensarono alcuni artisti romani del ‘700 quando recuperarono dall’antica Roma l’arte del mosaico minuto. Per trasformarla in una nuova e raffinata tendenza dell’epoca. Erano gli anni del Grand Tour, e i viaggiatori, incantati dalla bellezza della capitale, avrebbero tanto voluto portare via un pezzettino della città. Un ricordo della sua grandezza. Fu così che alcuni artisti come Cesare Aguatti e Giacomo Raffaelli, pensarono bene di realizzare tabacchiere, spille, porta gioielli, anelli, bottoni, ma anche veri e propri quadri, realizzati con l’arte del mosaico minuto. Questi preziosi souvenir rappresentavano, con tessere minute come pixel, paesaggi romani, simboli, scene bibliche. Erano pezzi ricercatissimi. I regali più preziosi che si potessero portar via.

Moltitudine di colori

I mosaici minuti, forma d’arte di cui Roma è la patria indiscussa, venivano creati con antiche e segrete formule. Esse permettevano di ottenere una straordinaria moltitudine di colori e toni splendenti. Attraverso i quali realizzare poi, incredibilmente, sfumature di cielo, persino espressioni nei ritratti. Come se fossero tempere, colori a olio, paste morbide. Si tratta, invece, di smalti filati di paste vitree. Ottenute da miscele di vetro colorate in fusione con ossidi metallici. Frammentate e unite con grande maestria. L’aspetto ancora più sorprendente è che nella seconda metà del Settecento le loro tessere raggiunsero dimensioni anche inferiori al millimetro di spessore. E se l’imperfezione della materia può sembrare un difetto. In realtà attribuisce a questi oggetti il fascino dell’oggetto irripetibile. Ogni tessera supporta infatti l’altra alla perfezione, rendendola unica. Tecnica, soggetti, dimensioni sono i parametri principali attraverso i quali vengono valutati queste opere d’arte. Più le tessere sono variopinte e pittoriche, maggiore è la raffinatezza del mosaico.