Nei campi allagati naufraga l’agricoltura del fragile gigante d’Africa. A rischio un terzo del Pil

In Nigeria le inondazioni aggravano la crisi alimentare. In Nigeria il settore primario contribuisce a un terzo del PIL. Tra le principali produzioni agricole il riso, il cacao, le arachidi, l'olio di palma, il grano ed il sorgo. Ecco i devastanti danni economici e sociali del "climate change"

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In Nigeria l’agricoltura contribuisce a un terzo del PIL. Tra le principali produzioni agricole il riso, il cacao, le arachidi, l’olio di palma, il grano e il sorgo. Anche l’allevamento (ovini, caprini, suini e pollame) e la pesca rivestono una notevole rilevanza. A livello mondiale la Nigeria è seconda solo all’India per numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà (96,7 milioni). Il “climate change” ha moltiplicato i fenomeni metereologici estremi. Provocando danni colossali al settore primario e spingendo in altro il numero dei profughi climatici. Sempre più nigeriani, infatti, sono costretti a lasciare la loro terra. A causa delle alterazioni dell’ambiente naturale per l’impatto del cambiamento climatico. La Banca mondiale fa propri gli appelli affinché la popolazione venga aiutata. Servono “aiuti immediati”. Ma secondo il Fmi sarebbe più conveniente investire su misure preventive. “I paesi dovrebbero investire per aiutare le persone ad adattarsi a questo tipo di eventi – osserva il rappresentante Fmi-. Piuttosto che reagire a posteriori”.
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Agricoltura “sott’acqua”

In una Nigeria “allagata” si fa sempre più grave la situazione alimentare della popolazione. In gran parte del paese, infatti, i campi di sorgo, mais, riso e ortaggi sono inondati. Sos di operatori umanitari e agricoltori per una imminente crisi alimentare. Una catastrofe umanitaria incombe sull’agricoltura nel cuore dell’Africa. La Nigeria conta circa 215 milioni di abitanti. E sta già lottando con un’inflazione elevata. E con livelli preoccupanti di insicurezza alimentare. Le inondazioni degli ultimi mesi mettono ancora più rischio il paese. 110 mila ettari di terreni agricoli sono già stati completamente distrutti ad agosto. “Le inondazioni sono ancora in corso. Ma possiamo facilmente affermare che tra il 60 e il 75% del raccolto previsto andrà perso”, spiega Kabir Ibrahim. Il presidente dell’Associazione degli agricoltori della Nigeria aggiunge: “La situazione è molto grave. Tante persone piangono”. A ciò si aggiunge la non risolta questione degli scontri intercomunitari. I conflitti tra allevatori, agricoltori e bande criminali hanno devastato, infatti, le zone rurali. Costringendo gli agricoltori a lasciare i loro campi.

Allerta Fao

A lanciare l’allarme è il Programma alimentare mondiale (Pam). Un’allerta rilanciata dalla Organizzazione mondiale dell’alimentazione e dell’Agricoltura (Fao). La Nigeria, infatti, è già tra i sei paesi al mondo ad alto rischio di livelli catastrofici di carestia. “Le conseguenze delle inondazioni sulla produzione alimentare sono una vera minaccia per il paese. E potrebbero causare una grave crisi alimentare”, sottolinea il direttore per la Nigeria della ong “Care”. Avverte Hussaini Abdu: “Gli allagamenti non distruggono solo i raccolti. Ma anche le infrastrutture, strade e ponti”. Rallentando o rendendo impossibile l’approvvigionamento alimentare. “Speravamo che l’inflazione potesse diminuire con i nuovi raccolti. Invece ora tutto è diventato un grande punto interrogativo”, sottolinea Ari Aisen. Secondo il rappresentante del Fondo monetario internazionale in Nigeria, ciò potrebbe provocare un ulteriore rialzo dell’inflazione. In un anno le inondazioni particolarmente intense sono costate quasi 17 miliardi di dollari.

Situazione grave

Nel frattempo il governo ha annunciato che raddoppierà gli sforzi. Per fornire assistenza alle popolazioni. Il presidente Muhammadu Buhari ha così approvato la distribuzione di 12 mila tonnellate di cereali. Anche se in molti, soprattutto gli agricoltori, non credono che questa misura sarà sufficiente ad arginare la grave situazione. L’emergenza, infatti, è già esplosa a causa delle inondazioni. Non solo. Nel 2015 il presidente della Nigeria aveva vietato l’importazione di riso. Per incoraggiare la produzione locale. Secondo il presidente dell’Associazione degli agricoltori va rivista quella decisione. In un momento così critico dovrebbe essere autorizzata nuovamente l’importazione. Intanto le agenzie metereologiche hanno avvertito che potrebbero esserci ulteriori inondazioni. Pericolo fino a dicembre. L’innalzamento delle acque ha provocato oltre 600 morti. E 1,3 milioni di sfollati. Gli ultimi dati sono stati diffusi dal ministro degli Affari umanitari, Sadiya Umar Farouq.
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In Nigeria le inondazioni sono frequenti durante la stagione delle piogge. Ma quest’anno le precipitazioni sono state di un’entità molto al di sopra della media. Vari fattori hanno provocato l’eccezionalità degli eventi che hanno investito il paese. Ossia il cambiamento climatico. La cattiva pianificazione. Lo scarso scarico delle acque dalle dighe. Avvisare gli agricoltori in anticipo non è stato sufficiente, “Abbiamo seguito le previsioni. Evitando di piantare in aree soggette a inondazioni”, spiega Ibrahim. Però “la devastazione è ovunque“. Le difficoltà maggiori si faranno sentire maggiormente “alla fine dell’anno. O all’inizio del prossimo”, aggiunge Ibrahim. La cui associazione rappresenta 20 milioni di agricoltori. La Nigeria è un paese fortemente dipendente dalle importazioni. E a settembre ha registrato un’inflazione alimentare del 23,3%. In parte a causa delle ripercussioni della pandemia da coronavirus. E dell’invasione russa dell’Ucraina.