Le scadenze in vista nel sistema pensionistico

Mario Draghi, nel corso di sette mesi  di governo, non ha mai neppure pronunciato la parola pensioni. Ormai però dovrà pure afferrare il toro per le corna (come dicono in Spagna), non solo per le scadenze che sono in vista (il sistema funzionerebbe seppellendo ciò che va sepolto (quota 100) e lasciando che le cose  vadano a posto da sé.

In fondo quota 100 era una deroga sperimentale del  modello Fornero, che, alla scadenza, tornerebbe ad essere operante, salvo per quanto riguarda il blocco, fino a tutto il 2026, dell’adeguamento automatico dei requisiti previsti per il trattamento ordinario anticipato a prescindere dalla età anagrafica (42 anni e 10 mesi per gli uomini e uno in meno per le donne). Nessuno si occupa  di questa via d’uscita che rimarrà in vigore è che ha consentito un maggior numero di anticipi, spesso ad una età media alla decorrenza ancora più bassa.

A fine luglio si è svolto incontro tra i dirigenti sindacali e il ministro Orlando. Se si parte dal comunicato del ministro forse è possibile interpretare le opinioni del governo, almeno in linea di massima: “Si è aperto un confronto sul tema della previdenza. Il sindacato ha esposto la propria piattaforma (papè satan aleppe!, ndr) noi abbiamo proposto il lavoro che è emerso da una commissione che dovrà definire i lavori cosiddetti ‘gravosi’. Alla luce delle valutazioni e dei pareri degli altri ministeri coinvolti proseguirà la discussione mi auguro con un esito positivo”. Vediamo di decrittare le parole di Orlando.

In primo luogo è chiaro che allora non esisteva ancora una posizione del governo, tanto che nell’incontro fu presentato l’elaborato di una commissione, istituita dal ministro Catalfo. Era tuttavia intuibile la linea che il Ministro intendeva seguire, che era poi la stessa che aveva fatto capolino nel PNRR, prima che la Lega ne avesse preteso e ottenuto la soppressione. Poche righe, ma coerenti con l’avvio del confronto con i sindacati svoltosi ieri: “ln tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”. Come si possono interpretare, allora, le intenzioni del Ministro (e del governo?) quando ha presentato un documento in cui era affrontato il tema del lavoro disagiato? La risposta più logica – alla luce delle righe soppresse che oggi sembrano molto chiare alla luce dei fatti – sarebbe quella di rafforzare l’Ape sociale (e di conseguenza anche la normativa per i c.d. quarantunisti/precoci): un istituto introdotto nel 2017 per consentire l’anticipo del pensionamento nei casi di effettivo bisogno individuati in alcune situazioni di difficoltà personali o famigliari e in alcune categorie (dalle 11 iniziali si è passati a 15) riconducibili al lavoro disagiato (un concetto, diverso da quello di usurante, che non era mai stato contemplato nella letteratura previdenziale e che rischia sempre l’allargamento, se non lo sfondamento, del perimetro perché “lavorare stanca”.

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di prevedere requisiti pensionistici più ridotti per le categorie ritenute disagiate. Ci sarebbe comunque il superamento del criterio alla base di quota 100 ovvero una misura priva di condizionamenti se non quelli sanciti come requisiti. Pertanto, se questa fosse l’impostazione, per coloro che non fossero in grado di far valere le condizioni oggettive di difficoltà o di disagio, tornerebbe ad applicarsi la riforma Fornero. E’ una sollecitazione che arriva da tutti gli osservatori internazionali. Di recente anche l’OCSE ha voluto richiamarci all’ordine: “Contenere la spesa pensionistica lasciando scadere il regime di pensionamento anticipato (“Quota 100”) e la cosiddetta “Opzione Donna” nel dicembre 2021, e ristabilire immediatamente la correlazione tra età pensionabile e speranza di vita“: questa una delle raccomandazioni rivolte dall’Ocse all’Italia nel documento ‘studi economici 2021’. “Le pressioni sulla spesa legate all’invecchiamento demografico e agli interessi sono elevate e destinate ad aumentare nel lungo termine”, avverte l’organismo internazionale con sede a Parigi, ricordando che “il governo si è impegnato a ripristinare i livelli di debito pre-Covid”.

“Fra la fine del 2021 e l’inizio del prossimo anno «avremo un forte cambiamento nei requisiti di pensionamento perché quota 100 scadrà – ha dichiarato Daniele Franco titolare del MEF durante una conferenza stampa sulla Italy Survey dell’Ocse. “Siamo consapevoli –  ha aggiunto – che alcuni settori economici affrontano difficoltà, sono aspetti da tenere in considerazione”. «Dobbiamo discuterne nel Governo» ma «sono fiducioso che l’esecutivo troverà una soluzione equilibrata nella prossima legge di bilancio». Se sono rose fioriranno. E’ importante, però, recuperare un clima di serietà e una prospettiva di stabilità, dopo che ci saremo liberati dell’idea che è tornato il momento di spendere senza porsi soverchie preoccupazioni. La ripartenza dell’inflazione ha già suonato qualche campanello di allarme nelle istituzioni europee. Dio le conservi in buona salute ed efficienza.