Le due condizioni per parlare di Eurobond

Forse bisognerebbe cominciare a porsi una domanda. Come è possibile che dopo molti progressi della scienza in tanti campi, soprattutto della medicina, dopo la scoperta e l’applicazione di tecnologie avanzate, dopo la disponibilità di big data in pochi minuti, in ogni parte del pianeta, dello sviluppo sofisticato della farmaceutica, le uniche terapie adottate per contrastare la diffusione del coronavirus siano, più o meno, le stesse che le autorità del tempo, disponevano secoli fa e per secoli, in occasione delle pestilenze? Certo alcune tecniche si sono raffinate, sono divenute più umane: non ci sono più i ‘’turpi monatti’’ che vanno in giro a caricare i morti su di una carretta; ora ci sono degli operatori sanitari specializzati, immunizzati da scafandri simil-spaziali. Non si fanno più roghi di cadaveri; ogni bara viene cremata per suo conto.

Non vengono più sbarrate dall’esterno le porte e le finestre delle abitazioni degli infetti, anche a costo di fare morire di fame e di sete le persone sequestrate; oggi ci isoliamo da soli ad osservare, grazie alla televisione, la vita che (non) scorre all’esterno. L’unica innovazione di sostanza l’ha introdotta Madre Chiesa, abolendo non solo le processioni di flagellanti che, per invocare la clemenza divina, diffondevano il contagio, ma persino le messe. In fondo, il rapporto con Dio è una questione personale. Il Signore ti trova ovunque, ma anche tu non hai bisogno di cercarlo, perché te lo porti appresso. Mentre l’umanità sta combattendo una ‘’strana’’ terza guerra mondiale, seduta sui divani di casa, la politica è entrata in fibrillazione. La Commissione europea ha decretato il ‘’liberi tutti’’: il Patto di Stabilità è sospeso, il trattato di Schengen non è più operativo, sono pronte ‘’overdose’’ di liquidità a cui tutti gli Stati possono attingere.

La nuova Nep ha avuto persino il bollo di Mario Draghi, il salvatore dell’euro, il banchiere dei due mondi, il quale ha dichiarato che è necessario salvare le famiglie e l’economia facendo debito pubblico, fino ad assorbire anche quello privato. In verità, cos’altro avrebbe potuto dire? In fondo aveva lui il copyright del “whatever it’s takes”. Ma le sue parole sono sembrate quelle di un Pontefice che perdona un’eresia e la riammette nell’universo dei fedeli. Ovviamente, deve sempre esserci un motivo per prendersela con l’Europa. Italia, Francia e Spagna hanno dato i ‘’dieci giorni’’ alla Commissione per lanciare gli eurobond, altrimenti ognuno farà da sé. L’ultimo vertice, infatti, non ha sortito alcuna decisione in proposito. A chi viene imputata dai media questa mancata intesa? Al solito egoismo del Paesi del Nord capitanati dalla Germania. Per capire che la questione è un po’ più complessa di quella che viene rappresentata nel teatrino mediatico basterebbe leggere un articolo di Loranzo Bini Smaghi (che non è un tedesco) su Il Foglio di mercoledì scorso. “Gli Eurobond sembrano, in effetti, essere l’uovo di Colombo nella situazione attuale”, scrive l’economista. Ma non è così.

Un titolo europeo emesso da un’istituzione della Ue, i cui proventi finanziari verrebbero distribuiti tra gli Stati membri per intervenire sulle rispettive economie, avrebbe un rischio molto elevato se privo delle necessarie garanzie. Non vi sono oggi – prosegue Bini Smaghi – né un patrimonio europeo né una capacità europea di generare risorse tributarie autonome da usare come garanzia per i titolo di debito europeo. In sintesi, gli Eurobond potrebbero essere emessi per finanziare spesa corrente solo se i poteri di gestire quella spesa e di coprirne le entrate fossero trasferiti a livello europeo. Queste ed altre considerazioni dell’articolo si possono riassumere così: per parlare di Eurobond senza ipocrisie occorrono due condizioni. Primo: accettare di trasferire nuove competenze economiche e sociali in Europa. Secondo: sbloccare immediatamente il Mes. Chi ci sta? Chiede Bini Smaghi. Non si vede nessuno che s’iscriva a parlare.