Ius soli: stranieri a casa propria

Sono più di un milione gli italiani senza cittadinanza, stranieri per la legge, ma che studiano nelle nostre scuole, si laureano nelle nostre Università, giocano a calcio nelle squadre italiane insieme ai nostri figli. Per questo la Cisl e l’Anolf, insieme ad altre associazioni e a tanti giovani di “seconda generazione“, sono scesi in piazza a Roma, davanti al Pantheon, per sollecitare l’approvazione definitiva della nuova Legge sulla cittadinanza. E’ una questione di civiltà, oltre che di giustizia sociale.

Da anni ci stiamo battendo con l’obiettivo di consentire a migliaia di giovani nati e cresciuti in Italia, figli di immigrati che hanno scelto di vivere nel nostro Paese, di essere riconosciuti come cittadini. Il progetto di riforma è ormai ampiamente sostenuto dalla società civile e da altre componenti dell’associazionismo cattolico e laico che, condividendo queste sensibilità, hanno a loro volta dato vita ad altre campagne a favore della riforma della Legge. Che cosa sta aspettando ancora il Senato ad approvare le norme già votate dalla Camera un anno e mezzo fa? Che cosa nasconde questo ritardo incomprensibile della Commissione Affari Costituzionali e delle forze politiche?

Il sindacato è stato e sarà sempre un punto di riferimento per gli immigrati e per le loro famiglie. Per questo le istanze di tutela e di promozione richieste dai “giovani di seconda generazione” non devono e non possono essere disattese. Non possiamo consentire che lì dove l’integrazione ha superato ogni diversità, sia la burocrazia ad alzare le barriere.

Questi ragazzi non sono immigrati, non vengono o fuggono da un altro Paese, non hanno attraversato frontiere. Sono qui in Italia dall’inizio della loro esistenza. Sono una risorsa per l’Italia, si battono per la cultura della legalità. Per l’Istat oltre il 70% dei cittadini italiani è favorevole alla riforma. Eppure c’è chi vuole negare a questi giovani il diritto di partecipare alla vita politica e sociale di un Paese che è il loro, ma che li considera “stranieri“, soggetti con permesso di soggiorno, “cittadini di serie b“.

Ecco perché tutto questo è davvero inaccettabile. Facciamo appello al Governo Gentiloni e a tutte le forze politiche affinché mettano da parte le divisioni e diano finalmente al Paese ed ai figli d’immigrati nati e/o cresciuti in Italia il diritto di essere considerati definitivamente italiani.

La politica deve prendere atto che i tempi sono ormai maturi, che dare la cittadinanza alle “seconde generazioni” è un gesto di democrazia, di civiltà, di rispetto dei diritti universali. Non dobbiamo più permettere che la vita di ragazzi a tutti gli effetti italiani sia legata ad un permesso di soggiorno ed al rischio di un foglio di via. Basta con gli italiani senza cittadinanza. Basta con il sentirsi stranieri a casa propria.