Save the Children: “150.000 bambini sfollati in Birmania”

Save the Children: "L'Onu deve assumersi la responsabilità condivisa di affrontare la crisi in corso in Birmania"

Bambini birmani (Fonte: Save the Children)

A un anno dal colpo di Stato militare del primo febbraio 2021, le violenze continuano a intensificarsi in Birmania (o Myanmar) dove centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case, tra cui 150 mila bambini: molti di loro vivono all’aperto, nella giungla, in rifugi improvvisati, esposti a fame, rischi e malattie. La denuncia è di Save the Children che sottolinea come il 37% degli sfollati in tutto il Paese siano minori.

Myanmar

Minori uccisi nei bombardamenti

L’Organizzazione – presente in Myanmar dal 1975 – chiede perciò ai membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di assumersi la responsabilità di affrontare la crisi in corso. Solo nelle ultime due settimane diversi minori sono stati uccisi in numerosi bombardamenti e raid dei militari nello Stato di Kayah1 e nella regione di Sagaing2-3. Uno degli attacchi ha preso di mira un campo per sfollati a Kayah, la stessa zona teatro, il 24 dicembre scorso, di un sanguinoso attacco in cui sono stati uccisi almeno 35 civili, inclusi quattro bambini e due membri dello staff di Save the Children. Solo nell’ultimo mese il numero delle persone costrette a lasciare le proprie case è aumentato del 27%.

In tutto sono 405.700, che si aggiungono ai 370.000 sfollati già presenti in tutto il Paese prima del colpo di Stato, tra cui decine di migliaia di bambini Rohingya che vivevano in campi di detenzione nello Stato di Rakhine. E tuttora la situazione di questa comunità, con 500 mila minori e vessata dai militari – osserva Save the Children, – resta tra le più preoccupanti.

L’appello di Save the Children

“I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità condivisa di affrontare la crisi in corso in Myanmar – ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International -. Gli Stati membri devono imporre un embargo sulle armi, con l’obiettivo di limitare i tipi di attacchi aerei che abbiamo visto di recente. L’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) deve anche convocare una riunione urgente per rivedere e mettere in atto il “Five Point Consensus” concordato nell’aprile 2021, che chieda l’immediata cessazione della violenza in Myanmar e che consenta all’inviato speciale dell’ASEAN di mediare una soluzione diplomatica. Tutti passi ritenuti “vitali per proteggere i bambini, le loro comunità e gli operatori umanitari”.