Russia, dall’oro al petrolio: l’ombra del default

La dilazione dei termini sul debito in obbligazioni non pagate è praticamente scaduto. Come ricorda la stessa Russia, però, non si può parlare di crack

Russia default

Dal G7 arrivano notizie circa l’indirizzo che le principali economie mondiali intendono assumere nei confronti della Russia. Accanto alle sanzioni già disposte sui beni commerciali, i leader si preparano ad assestare a Mosca una stangata sull’oro, o meglio, sull’export dei lingotti a banche ed enti esteri. Sul tavolo del G7, si ragiona anche su un’ulteriore mossa che vada a toccare sul vivo l’economia russa, fissando un tetto al prezzo del petrolio. Un’idea arrivata dagli Stati Uniti e che, nelle ultime ore, avrebbe preso sempre più piede. Il problema è che, almeno in questo settore, i margini di manovra sono piuttosto ristretti. In primis perché gli acquirenti del petrolio russo dovranno dare il loro assenso. E in più, per far sì che il puzzle si incastri, è necessario che servizi di trasporto o di assicurazione funzionino solo in caso di rispetto del tetto imposto. Una questione abbastanza complicata da risolvere, almeno nell’immediato.

Russia, il (possibile) default

C’è però anche qualcos’altro che, al momento, preoccupa la stabilità finanziaria di Mosca. La Russia, infatti, si affaccia per la prima volta, dal 1918, sull’orlo del default. Una condizione frutto di mesi di stallo, vissuti sul filo sempre più sottile della battaglia sulle sanzioni iniziata parallelamente all’invasione dell’Ucraina. La voce recita 100 milioni di dollari in obbligazioni non pagate ma col beneficio del blocco a causa proprio delle sanzioni affibbiate al Cremlino. Il quale, però, si trova ora a un punto di non ritorno: il blocco è praticamente scaduto e, qualora gli investitori non riuscissero a incassare i soldi entro l’orario stabilito, tecnicamente ci si ritroverebbe in pieno default finanziario. Il quale, per la verità, sarebbe da attribuire unicamente all’interruzioni dei canali di trasferimento da parte dei creditori.

L’opinione russa

In sostanza, considerando l’isolamento ormai cristallizzato da parte dell’Occidente, il fallimento non andrebbe considerato come mancanza di denaro né in virtù di una mancata partnership politico-economica. Come spiegato dal ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, “chiunque capisca la situazione sa che non si tratta in alcun modo di un default“. Il problema si manifesterebbe in modo più corposo qualora l’invasione dell’Ucraina proseguisse e, le riserve auree messe alla prova dallo stop all’export di oro. Ma per questo ci vorrà tempo.