Trump: “Il Golan è di Israele”, ira di Siria e Russia

Il riconoscimento, da parte americana, della sovranità israeliana sulle Alture del Golan “dimostra che l'amministrazione Trump ignora il diritto internazionale“. Così il governo siriano – che rivendica l'altopiano dalla “Guerra dei sei giorni” del 1967 – ha replicato alla decisione annunciata da Washington. 

Reazioni

“Dopo 52 anni è tempo che gli Stati Uniti riconoscano pienamente la sovranità israeliana sulle Alture del Golan, (un passo) che è di straordinaria importanza strategica e di sicurezza“, ha detto Trump ieri, attirandosi non solo le ire siriane, ma anche quelle della Russia. “Non accettiamo mosse unilaterali sul Golan” hanno tuonato da Mosca. Gratitudine da Benjamin Netanyahu, che dopo il riconoscimento di Gerusalemme capitale incassa un altro risultato da parte americana su un territorio conteso. “In un momento in cui l’Iran cerca di usare la Siria come piattaforma per distruggere Israele – ha twittato il leader di Likud – il Presidente Trump coraggiosamente riconosce la sovranità israeliana sulle alture del Golan. Grazie Presidente Trump!”. 

La mano di Dio

Dietro la decisione di Trump, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, vede addirittura un segno divino. E' probabile, ha sostenuto nel corso di un'intervista alla Christian Broadcasting di Gerusalemme, che Dio voglia che Trump salvi Israele. “Come cristiano certamente ritengo che sia possibile”, ha dichiarato Pompeo. La visita del capo della diplomazia Usa a Gerusalemme, del resto, ha coinciso con la festa di Purim che ricorda lo scampato pericolo del popolo ebraico che rischiò di essere strerminato dal re Assuero nell'antica Persia. Fu la moglie del re, Ester, a dissuaderlo dall'uccidere tutti gli ebrei. L'intervistatore ha citato l'Iran come la nuova minaccia del popolo ebraico e Trump lo scorso anno ha annunciato il ritiro degli Usa dall'accordo internazionale sul nucleare iraniano. “Penso che Dio sia al lavoro“, ha osservato Pompeo.

Real politik

Più prosaicamente, dietro la mossa di Trump sembra celarsi una strategia politica per assicurare a Netanyahu una risalita nei sondaggi in vista delle prossime elezioni generali israeliane. La decisione americana è, infatti, arrivata il giorno dopo un nuovo sondaggio, che dà il partito “Blu e Bianco” di Benny Gantz in vantaggio sul Likud. Tuttavia, potrebbe non avere i numeri per formare una coalizione di governo. Secondo Channel 12, “Blu e Bianco” otterrebbe 32 seggi alla Knesset se oggi votasse, contro i 27 del Likud. Nonostante questa maggioranza di cinque seggi sul Likud, il sondaggio ha mostrato che il blocco di centro-sinistra insieme ai partiti arabi otterrebbe solo 58 seggi, rispetto ai 62 della coalizione di centrodestra. A seguire il Likud nel sondaggio è il partito laburista con 10 seggi, in calo rispetto agli attuali 19, ma in crescita rispetto ai recenti minimi raggiunti nei precedenti. Hadash-Taal, un'alleanza di due partiti della ormai defunta lista araba, otterrebbe otto seggi, mentre i loro ex compagni di viaggio Raam-Balad riceverebbero quattro seggi. La somma di queste due forze avrebbe un posto in meno rispetto ai seggi che ha attualmente la lista araba nella Knesset.
Il partito della Torah Unita otterrebbe invece sette seggi, mentre gli ultraortodossi di Shas ne avrebbero sei.
Il partito della Nuova Destra, formato di recente, otterrebbe sei seggi e la lista unitaria di destra cinque. Il sondaggio ha dato poi a Kulanu, Meretz, Yisrael Beytenu e Zehut quattro seggi ciascuno.