Quando le cose non contano

“Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura”. La frase è di Emily Dickinson, una poetessa statunitense considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo. E racconta una profonda verità del vivere quotidiano: quando la spirale della negatività ci inizia a portare giù, il mondo attorno a noi perde i propri colori e la depressione prende il sopravvento, è estremamente difficile riuscire a sollevare la testa per tornare a guardare in alto.

Ci si concentra sulla caduta, un po’ per paura un po’ per abbandono, piegati su noi stessi fino a sprofondare in quegli abissi che solo la mente umana è capace di creare. Ecco che gli affetti, il lavoro, la vita perdono di interesse. Talvolta in fondo a quel pozzo c’è la morte, che appare come unica via di fuga, ​un interruttore per spegnere il dolore. Capita che tutto finisca tragicamente lì, ma chi ha avuto una seconda chance nella maggior parte dei casi è riuscito a cogliere il senso profondo della vita, della condivisione, dell’esistere. Che è lontano dagli orpelli dell’”apparire” ma si abbandona – questa volta in un rassicurante abbraccio – nella sensazione inebriante dell’”essere”.

La Fede in questo è un’alleata preziosa, come dimostra la storia di Giordano che raccontiamo nello Schiaffo di oggi, perché riesce con la preghiera a far rialzare lo sguardo e a proporre orizzonti nuovi. Questi racconti di vita vissuta ci dovrebbero insegnare a mettere ogni cosa al proprio posto, a risistemare la scala di valori della nostra esistenza. Troppo spesso viviamo come handicap le difficoltà – pur pesanti – che la vita ci pone davanti, e ancor più grave è quando tale sensazione è legata agli aspetti materiali: una casa, un’auto, un vestito che non possiamo permetterci.

Quel vuoto che cerchiamo inutilmente di riempire incastrando oggetti su oggetti, cercando emozioni estreme, resterà un buco nero se non cambieremo il punto di vista. Ha detto bene Giordano, che prima si preoccupava di controllare se il bicchiere fosse di plastica o di cristallo, poi – una volta compreso – ha iniziato a pensare all’acqua che conteneva. Solo allora si è dissetato.