Omnia vincit amor

Quando incontri certe storie di vita, anche se non sono di persone notoriamente conosciute ti colpiscono lasciandoti un segno profondo nel cuore. La commozione è genuina perché la testimonianza eroica di queste normalità diventa uno sprone per essere migliori. L’esempio di Natascia e Arsenio, raccontato nello “Schiaffo” di oggi, è una di queste: scegliere la vita senza mai arrendersi, formando una famiglia e mettendo al mondo dei figli contrariamente alle logiche e alle raccomandazioni dei tanti geni della scienza; una strada non più scontata. In una società immersa nell’individualismo più spietato e nel becero egoismo, una donna comune preferisce rischiare ogni cosa per accogliere nel proprio grembo due splendide vite.

Questo è il dono della maternità. Per molti inspiegabile, ma a chi lo sperimenta dà una forza interiore portatrice di una compensazione che va oltre ogni limite fino a colmare qualsiasi vuoto. Si può mettere a rischio anche la propria integrità fisica, in modo così determinato per la ricchezza che ci ha spiegato Natascia, e cioè quella di vedere il mondo con altri parametri, affrontandolo con gli occhi del cuore e dell’anima.

Questi esempi non fanno notizia, perché in una società del perfezionismo si tende o ad elencare soltanto le plastiche rappresentazioni di un’esistenza artificiale, oppure a limitarsi alla lista delle tragedie umane. Gli esempi di donne come Natascia sono quindi sempre più rari, in contrasto con l’attuale idea di famiglia umana svuotata di valori, ideali e scelte di senso, rilevando così un impoverimento culturale e morale in espansione. Questa storia può invece lasciare una traccia anche per ispirare quelle istituzioni che dovrebbero essere preposte a sostenere certi atti di coraggio. Ma per quest’ultimo punto bisogna esercitare la virtù della speranza. Intanto “omnia vincit amor…”, “L’amore supera ogni cosa”.