I diciottenni fuori sede che non possono votare

Per conquistare i voti dei più giovani i leaders politici sono “sbarcati” in massa su Tik tok, l’ultima frontiera dei social network, frequentato dalla generazione Z. Chi alla data del 25 settembre avrà compiuto la maggiore età potrà esercitare il diritto di elettorato attivo anche per il Senato. Per la prima volta i diciottenni potranno scegliere i loro rappresentanti che siedono nella c.d. Camera Alta. La legge costituzionale 18 ottobre 2021, n. 1 infatti ha soppresso il preesistente limite minimo dei 25 anni di età, parificando il corpo elettorale dei due rami del Parlamento. In totale, i nuovi elettori del Senato saranno poco al di sotto dei 3, 8 milioni. L’allargamento della platea degli aventi diritto al voto è di gran lunga superiore nel Sud Italia. Secondo i calcoli pubblicati dal Sole 24 Ore l’impatto maggiore del numero di elettori sarà in Campania e in Sicilia dove i ragazzi compresi tra i 18 e i 25 anni rappresentano circa il 10% dei votanti. Grazie ad una crisi della natalità più contenuta nella nostra Regione si stima un aumento di giovani elettori pari a 349.737 mila.

Ma si tratta di calcoli meramente teorici, la realtà, infatti, si presenta ben diversa. Gli ultimi sondaggi registrano percentuali altissime per il partito dell’astensione. Il 30% degli intervistati dichiara che diserterà le urne. L’astensionista diciottenne deluso e sfiduciato avverte la politica lontana dalle esigenze dei giovani e insensibile rispetto a questioni cruciali come il lavoro precario e sottopagato e la crisi ambientale. L’appello sul clima lanciato da Green e Blue, rivolto dagli scienziati alla politica, ha avuto un grande seguito soprattutto tra i più giovani.

Ma accanto a coloro che scelgono consapevolmente di non votare vi sono una fetta cospicua di persone che non sono nelle condizioni di partecipare alla consultazione popolare. Si tratta di studenti, in prevalenza meridionali, inscritti in Università del Nord che dovrebbero affrontare i costi, in molti casi proibitivi, del viaggio verso casa per depositare la scheda nell’urna. Secondo il libro bianco “per la partecipazione dei cittadini”, che si interroga sul “come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”, lavoratori e studenti fuori sede sono circa cinque milioni. L’ultima tornata elettorale del 2018 ha confermato il trend di affluenza discendente (72,9 % degli aventi diritto contro il 75,2% che andò a votare nel 2013).

Il principio costituzionale di solidarietà politica esige misure per eliminare gli ostacoli che si frappongono alla effettiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Per assicurare l’effettività del voto dei cittadini residenti all’estero la novella dell’art.48 della Costituzione ha delegato il legislatore di stabilire requisiti e modalità. Così, una legge del 2001 ha introdotto il voto per corrispondenza come modalità ordinaria per gli italiani residenti all’estero. Stessa opportunità viene estesa agli elettori italiani che si trovano anche solo temporaneamente oltre i confini nazionali. Nel caso di soggiorno dovuto a ragioni di lavoro, studio o cure mediche, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data delle prossime elezioni politiche, la legge n.52 del 2015 consente il voto per corrispondenza nella circoscrizione Estero, attraverso l’opzione per tale modalità di esercizio del voto. Un sistema che nasce proprio con l’intenzione di incentivare la partecipazione alle elezioni politiche e a consultazioni referendarie da parte dei nostri connazionali. Parimenti ad alcune categorie di lavoratori la normativa attuale permette di votare in un Comune italiano diverso da quello in cui si risiede, come gli appartenenti alle forze dell’ordine.

Un trattamento deteriore viene riservato invece ai fuori sede che studiano o lavorano in Italia. Per loro, infatti, non è previsto alcun sistema di voto alternativo a quello che impone la presenza fisica nel luogo di residenza abituale. A differenza di quanto avviene in altri Paesi europei.

L’Unione europea ha dato chiare indicazioni agli Stati al fine di digitalizzare il procedimento elettorale. La Comunicazione 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade ha individuato l’obiettivo di garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano accessibili a tutti, anche attraverso il voto elettronico. Nel rispetto dei principi costituzionali di segretezza e personalità del voto, consentire di esprimere la preferenza dal proprio smart phon sarebbe un segnale di attenzione verso le nuove generazioni di cittadini che si affacciano alla politica.