Figlie in vetrina

In un momento in cui il nostro Paese è chiamato a offrire garanzie di serietà all’Europa, mettere sul tavolo la peggiore immagine possibile del nostro Paese non è solo eticamente riprovevole ma anche stoltamente controproducente sul piano della credibilità nazionale. “La prostituzione è un crimine contro l’umanità”. Queste sono le parole che Papa Francesco ha più volte ripetuto ai nostri governanti. “Per aiutare veramente queste nostre sfortunate sorelle e per impedire che l’iniquità del mondo ricada sulle più fragili e indifese creature, qualsiasi forma di prostituzione va considerata una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l'amore con lo sfogare i propri istinti, torturando donna inermi”, ammonisce papa Francesco nella prefazione che lui stesso mi ha fatto dono, dando voce a chi non ha voce, di scrivere al libro Donne crocifisse al fine di denunciare con forza l’ingiustizia insopportabile di chi, nell’ignoranza e nell’indifferenza, vorrebbe alimentare il traffico delle donne costrette a prostituirsi.

La proposta lanciata dal consigliere regionale della Lega in Toscana è gravissima e per questo auspico che il partito, con a capo il suo leader, prenda la distanze dalle sue inammissibili dichiarazioni. Dire che mettere le donne in vetrina come ad Amsterdam sia un modo efficace per incentivare il turismo è come inserire il mercimonio coatto tra le offerte turistiche delle località termali della regione. Si vorrebbe far diventare lo Stato il grande pappone, complice delle organizzazioni criminali delle evidentemente il consigliere regionale leghista ignora del tutto le devastanti ramificazioni proprio nei paesi europei da lui citati (Germania, Olanda, Austria), al centro da anni di continue operazioni di polizia contro i clan della tratta. Mi appello perciò alle donne e agli uomini  della Lega, così come di tutti gli altri partiti politici, affinché non si dividano sull’unico e improcrastinabile dovere: liberare le donne vittime di tratta e prostituzione schiavizzata. Nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare. I nostri politici, per interessi scandalosi, non si mettano dalla parte di chi vuole far diventare le persone carne da macello. Sarebbe il fallimento di una società che si riduce a mettere in vendita e in esposizione i propri figli arrendendosi all’l’idea che le relazioni più intime si possano acquistare.  

“Mai più schiave” è stato il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso 8 marzo nel corso della cerimonia dedicata al Quirinale alle donne mercificate, umiliate e condannate ad essere oggetto di sfruttamento. Le nostre istituzioni, per fermare questo ignobile mercato, prendano come esempio il vero modello europeo e cioè quello nordico che consiste nel colpire la domanda, fermando quindi i cosiddetti clienti che pensano di avere il diritto di abusare di una giovane donna crocifissa sulle strade e nei locali notturni d’Italia. La criminalità organizzata a livello internazionale ha tre traffici illeciti sui quali costruisce la propria colossale prosperità economica: la droga, le armi e la prostituzione coatta. Contro tutte le connivenze, ipocrisie, complicità e malafede noi della Comunità Papa Giovanni XXXIII da oltre trent’anni scendiamo di notte nelle strade per strappare al racket del mercimonio coatto le vittime sacrificali di questo ignobile e perverso business. Invito trasversalmente tutti coloro che la pensano come questo consigliere regionale a visitare le case nelle quale accogliamo le ragazze che si vorrebbe esporre in vetrina come merce in vendita. Quando si lanciano proposte così irragionevoli e squalificanti bisognerebbe prima immaginare che su quelle strade o in quelle vetrine dei negozi non ci siano solo ragazze arrivate dai paesi poveri ma anche le loro coccolatissime figlie e nipoti.