Quale sarà la prossima eccezionale emergenza planetaria

C’è qualcosa di inedito in questa estate rovente. Il termometro segna 48,8 in una cittadina della Sicilia. La fiammata africana che ha raggiunto l’Italia ha portato un record di caldo mai fino ad ora registrato in Europa. E non è soltanto una questione di gradi.

Gli incendi divampano nell’Italia del Sud distruggendo ettari di vegetazione. In Sardegna e in Calabria sono andate in fumo boschi e foreste. I danni sono incalcolabili e il Governo ha prontamente dichiarato lo stato di calamità naturale in aiuto alle popolazioni delle quattro Regioni più colpite dal disastro ambientale. Occorre un piano straordinario per mettere in sicurezza il territorio nazionale, a partire dalle misure per il rimboschimento delle zone colpite. Ma in Italia manca ancora una legge sulla protezione del clima per fissare una chiara strategia di decarbonizzazione.

I numeri forniti dall’European forest fire information system sono impressionanti. Stando a quanto rivelato dal prestigioso organismo della Commissione europea, nel 2021 sono scoppiati nel nostro Paese oltre 400 incendi di grandi dimensioni, con un ritmo doppio rispetto agli anni passati. Complice il clima torrido e l’azione criminale dei piromani. In qualche caso sono atteggiamenti negligenti e dettati da una carenza assoluta di senso civico a provocare gli incendi, come gettare un mozzicone di sigaretta ancora acceso.

In Sicilia dall’inizio del 2021 sono andati in fumo oltre 78mila ettari tra boschi e foreste, pari al 3,05% della superficie della Regione. In Italia, così come in Grecia, il bilancio è drammatico anche rispetto alla perdita di animali, 20 milioni morti a causa del fuoco. Una legge italiana del 2000, la n. 353, assegna alle Regioni la salvaguardia del patrimonio boschivo, la prevenzione e lo spegnimento dei roghi. Sono previste anche limitazioni all’uso di aree bruciate.

Del resto, il cambiamento climatico, che si presenta con fenomeni estremi e caratteristiche opposte, non risparmia nessuna area della terra: dal surriscaldamento del globo, alle inondazioni, alla siccità, i cambiamenti climatici sono diffusi e si stanno intensificando a ritmo serrato.

In luglio, un’ondata di calore senza precedenti ha raggiunto il Canada, causando 130 incendi e centinaia di vittime. Ma l’incendio di maggiore estensione ha interessato una delle regioni più fredde del pianeta, la Siberia. I roghi hanno distrutto un territorio immenso pari a tutti gli altri incendi del globo messi insieme. Il Greenpeace Russia informa che in Jacuzia, gelida regione della Russia, le fiamme hanno coinvolto 1,5 milioni di ettari e il fumo ha raggiunto le città a migliaia di chilometri di distanza.

La crisi climatica sta registrando livelli di allarme oltre ogni previsione catastrofista. Nel sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, elaborato da una squadra di specialisti dell’Onu, si legge che il riscaldamento globale in atto causa danni irreparabili e determina temperature torride e piogge torrenziali. La situazione sembra destinata a subire ulteriori peggioramenti nei prossimi decenni poiché il riscaldamento globale non accennerà a diminuire, a meno che non si riducano in maniera significativa le emissioni di anidride carbonica e di altri gas ad effetto serra. Per quanto riguarda l’Italia le emissioni dei gas serra sono state tagliate del 27% rispetto al 1990, restando molto distante l’obiettivo europeo del 55% da realizzare entro il 2030, mentre è ancora basso l’utilizzo delle energie rinnovabili. Una delle tante conseguenze dei mutamenti climatici è costituita dalla carenza di risorse idriche.

Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della siccità, sarà l’acqua la prossima eccezionale emergenza planetaria. La siccità e la conseguente desertificazione di estesi territori sarà in un futuro prossimo tra le principali cause di migrazioni. E’ stato calcolato che al 30% di cibo buttato ogni anno corrisponde una perdita d’acqua di 250 chilometri cubi. Eppure, fino a poco tempo fa le istituzioni internazionali non hanno avvertito l’importanza di fornire una esplicita tutela al diritto all’acqua. Solo in tempi relativamente recenti, con la Risoluzione 64/292, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto l’accesso all’acqua sicura e pulita come diritto umano. La Costituzione italiana, al pari di altre Carte fondamentali, non contiene riferimenti a misure per assicurare il diritto all’acqua. Mentre Slovacchia e Slovenia hanno previsto l’acqua come bene collettivo, incolore, insapore e senza proprietari. Una sorta di diritto di usufrutto di utilizzo dell’acqua, senza sprechi per trasmettere il patrimonio idrico alle generazioni a venire. Del resto, già nel 2019, la città sudafricana di Città del Capo è dovuta correre ai ripari per fronteggiare la mancanza di piogge e la penuria di acqua. Il problema della siccità è stato risolto con una legislazione molto rigorosa che stabiliva una drastica limitazione del consumo massimo giornaliero di litri acqua per nucleo familiare e sanzioni pecuniarie per chi contravveniva alla regola.

Una conferma della gravità della situazione che interessa il pianeta in ogni latitudine arriva dalla lontanissima Groenlandia in cui le temperature raggiunte di oltre 20 gradi Celsius hanno causato un enorme evento di dissolvimento. Lo scioglimento della calotta glaciale, il secondo evento di questo tipo dopo quello avvenuto nel 2019, incide sui livelli degli oceani destinati ad aumentare gradualmente. Anche in Danimarca si è verificato un aumento cospicuo di scioglimento dei ghiacci. Con la conseguenza di un incremento delle aree della terra soggette ad inondazioni. Gravissimi i danni delle alluvioni che hanno colpito la Germania occidentale e una parte del Belgio. In particolare, il Land della Renania è stato flagellato da maltempo e violente inondazioni che hanno distrutto l’intero villaggio di Schuld.

In quasi un ventennio, dal 2000 al 2018, i grandi eventi alluvionali hanno interessato circa 260 milioni di persone. Secondo alcune stime sui cambiamenti climatici entro il 2030 vi saranno ulteriori aumenti di fenomeni di piene che interesseranno principalmente le zone situate in prossimità del mare o di grandi fiumi, dove si concentra la maggior parte della popolazione mondiale.

Una emergenza ambientale capace di mettere a dura prova la capacità di resistenza e condizionare fortemente per il futuro i nostri stili di vita. Il contrasto ai cambiamenti climatici costituisce una priorità assoluta per le nostre società. L’Unione Europea si sta facendo interprete di una serie di misure che vanno nella direzione di realizzare una economia compatibile con la lotta ai cambiamenti di clima. Le misure proposte dalla Commissione europea vanno dalla riforma dello scambio di quote di emissioni (ETS) alla razionalizzazione dell’uso del suolo.

Una parte rilevantissima del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina importanti risorse per investimenti sullo sviluppo sostenibile. Circa 85 miliardi sono stati stanziati per finanziare iniziative legate all’ambiente, al tema climatico e ai trasporti sostenibili. Anche operatori economici e cittadini sono chiamati a dare il loro contributo per un cambiamento culturale, adeguando i comportamenti individuali e collettivi ad abitudini più green e migliorare l’ambiente anche nell’interesse delle generazioni future.