Cosa fare per avere una pace vera e duratura

La guerra alle porte d’Europa, nei primi giorni di inizio, ci ha colti di sorpresa; con il passare del tempo ci immalinconiti. Ma a distanza di 40 giorni, come se avessimo attraversato il deserto, ci ha resi più forti, ci ha aperto la mente e vediamo ciò che circonda con occhi diversi da prima. Ci sentiamo più fragili: ma avere coscienza di quello che ci accade e perché accade, è la premessa per raggiungere capacità di leggere gli eventi e di comprendere errori di valutazione sugli accadimenti vissuti ed i comportamenti avuti.

Dunque è la coscienza di essere fragili che ci fa forti: sentirci deboli ci rende più previdenti; più capaci di graduare le necessità più importanti per noi. Con questa certezza affronteremo il futuro che ci aspetta che sarà diverso da quello che ci sembrava dovessimo fronteggiare. La situazione che stiamo vivendo non è il frutto di un fatto isolato, un colpo di scena che potrà dissolversi con la stessa rapidità di come è arrivata.

Al netto di tutte le bugie della propaganda russa che ha lo scopo di confondere la pubblica opinione occidentale, di incapsulare ancor più i russi nella nostalgia dell’impero, di orientare i penosi “ripetitori” indigeni del putinismo, l’invasione dell’Ucraina condotta nel disprezzo di ogni convenzione internazionale, ha cambiato la fase storica durata 30 anni e c’è da ritenere che all’ordine del giorno avremo molti temi a cui dovremo dare subito delle risposte. La brutale iniziativa di Putin avviene con un sostanziale consenso della Cina, aldilà dei tatticismi cinesi che sostanzialmente è interessata a testare il terreno per eventuali proprie iniziative su Taiwan e sullo scacchiere geopolitico estremo-orientale.

Russia e Cina sono convinte che l’Occidente occupa la leadership politica, militare, economica pur non essendo più solido; una preminenza che non corrisponde più con la realtà odierna. La loro analisi è collegata alle vistose divisioni politiche e ad altre difficoltà in generale che si riscontrano nella politica internazionale degli “States”. Riguardo all’Europa, l’hanno sempre vista come una “espressione geografica”, un’accozzaglia di interessi in perenne conflitto tra loro, incapaci di esprimere una propria specifica politica, diplomatica, militare. Insomma più o meno un terreno di conquista.

La progressiva smobilitazione sull’Africa e sul medio oriente degli USA, rafforzando invece la presenza nel Pacifico non compensata dall’Europa, e la facile penetrazione in settori importanti economici così come in diversi partiti dei paesi europei, sono stati un incentivo per la scellerata iniziativa di Putin ed un test importante per Xi Jinping. Se le cose stanno così, due sono gli scenari possibili: 1) gli occidentali si coalizzano davvero e puntellano ogni proprio punto debole per reggere il confronto con la Cina e suoi alleati, e sostenendo senza riserve la resistenza Ucraina e l’Europa si costituisce in Stato sovrano con una propria difesa; 2) sull’Ucraina si media al ribasso come è avvenuto in altri casi, l’Europa continua a vivacchiare, gli Americani si dedicano prevalentemente a fronteggiare la Cina nel Pacifico, facendo per l’Europa quello che potrà.

Ambedue situazioni cambieranno le ragioni di scambio internazionale delle merci, approvvigionamento energetico compreso, ed alleanze politiche. Dunque è un bene per noi tutti rivedere subito gran parte i comportamenti avuti sinora a partire dagli italiani. Chi prolunga la sua ambiguità cincischiando e sostanzialmente ostacolando ogni cambiamento per garantirci sicurezza in un mondo ormai cambiato, fa un grave errore a danno dell’intero paese. I piani dell’aggressore devono fallire per finire davvero la guerra in Ucraina e per evitarne altre. Chi prolunga le ambiguità fa solo male all’Italia e all’Europa che sono tra le poche realtà nel mondo animate da cultura solidale, democratica, di pace.