Affidiamoci allo Spirito Santo nel buio della pandemia

Mai quanto in questo periodo di pandemia dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo, che ci fa vincere ogni paura e ci rende capaci di fare della nostra vita un dono d’amore che supera persino lo sgomento della morte. La Pentecoste è la festa dello Spirito, il dono per eccellenza del Risorto, che viene effuso con abbondanza sulla comunità dei primi credenti e ci viene donato perché siamo sostenuti nell’impegnativo compito di liberare il mondo dalle malattie e da ogni forma di male, per farci prendere coscienza di essere figli di Dio e fratelli e sorelle in Cristo.

Lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi, nel nostro cuore. Il mistero profondo dello Spirito è quello di essere “dono”. Se la vocazione del cristiano è la santità, i doni dello Spirito servono per agevolare la pratica delle virtù sia teologali (fede, speranza, carità), sia morali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza). Per ricevere tutti i sette i doni è necessario invocare continuamente lo Spirito Santo.

Il dono della sapienza, ci permette di gustare la presenza di Dio ci introduce alla contemplazione e ci rende capaci di accogliere questa presenza divina. Il dono dell’intelletto, è una conoscenza di Dio e delle realtà divine con gli occhi della fede e ci introduce  all’esperienza intuitiva di Dio. Il dono del consiglio ci aiuta a intuire il piano di Dio e il giudizio di Dio nelle vicende umane, è un sostegno forte nella pratica del discernimento. Il dono di scienza ci introduce in una profonda conoscenza di Dio e del suoi mistero di salvezza ma  anche ci fa valutare le creature in modo più chiaro. Il dono della fortezza: la forza dello Spirito ci rende docili alla sua potenza per dominare le persone che compiono grandi opere per il regno di Dio. Il dono della pietà: suscita in noi il bisogno a credere in Dio, aiuta a rendere più facile la relazione con Dio, la preghiera diventa  una cosa spontanea. Il dono del timore di Dio non è paura di Dio, ma trepidazione e gratitudine per la sua grande vicinanza  a noi, è coscienza di essere avvolti dall’abbraccio di Dio.

Oggi più che mai siamo invitati a camminare insieme verso una Chiesa sinodale. Papa Francesco ci dice: “Camminare insieme (laici, pastori, vescovo di Roma) è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica”. Il Concilio Vaticano II proclama che la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo, non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando “dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici” mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale”. “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, collegio episcopale, vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito della verità” (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7).

Parlare di Chiesa sinodale significa partire dal presupposto che tutte le membra della Chiesa si trovano in una condizione di radicale uguaglianza, in ragione della propria condizione di appartenenza alla Chiesa data dal Battesimo. Ogni Chiesa traccia il proprio cammino nel luogo dove sta, secondo la propria storia, secondo la situazione in cui si trova, avendo come meta il Regno di Dio, per realizzare un cammino condiviso, in ascolto reciproco. Se il cammino della Chiesa è nella memoria di Cristo, nell’accoglienza del dono dello Spirito Santo, costruendo qui e ora il Regno di Dio nelle forme anticipate che sono quelle della pace, della giustizia, della libertà, della verità, allora questa è una sfida enorme per la nostra generazione in questo tempo.