Le 4 armi per combattere le paure

Come evitare le paure? Oggi si annidano ovunque e ci attaccano nei modi più impensati. Forse per questo motivo dobbiamo tornare in modo ancora più incisivo al passo del Vangelo nel Gesù ripete le espressioni “non temere!”, “non abbiate paura!”. È facile da comprendere ma spesso le paure prevalgono. Sono gli strumenti del diavolo, nemiche dell’amore. Perciò abbiamo bisogno e diritto di armarci interiormente per sconfiggerle.

Nel brano del vangelo di oggi sono contenute indicazioni molto concrete per attrezzarci contro le paure. Se mettiamo il nostro cuore vicino alle cose essenziali, cioè quelle di Dio, nessuno può privarci di esse e minacciarne la pace che ne consegue.

La prima arma contro le paure è concentrarsi sulle cose essenziali, cioè quelle che contano per sempre. Molte delle nostre paure risultano dall’attaccamento alle cose transitorie e ingannevoli che sembrano avere valore, ma che, in realtà, sono transitorie e fuorvianti. La seconda arma è ampiamente descritta nella tradizione monastica: si tratta della vigilanza che significa attenzione continua, disponibilità` e capacità di notare in tempo le cose e reagire adeguatamente. Qui non si tratta di una psicosi oppure di ossessione ma, piuttosto, di saggezza e prudenza. Se osserviamo la situazione e la interpretiamo giustamente, poche cose possono sorprenderci. 

La terza arma è la saggezza che sa usare sia il proprio intelletto, sia l’esperienza degli altri ma anche la propria. In altre parole è la capacita di amministrare o, meglio, usare bene le risorse che abbiamo – i talenti, il temperamento, l’indole, le intuizioni. Questa capacità ci permette di essere attivi, di agire e comporre la realtà prima di essere formati, quindi, in pratica, minacciati da essa. Nulla ci protegge dalle sorprese indesiderate meglio della visione ampia delle cose e dei piani di azione implementati e giustamente aggiornati. E, finalmente, arriviamo all’ultima arma che è la conoscenza e la concordanza con la vocazione della nostra vita. Prima la scopriamo, meglio è. Scoprire questo è frutto di discernimento ma anche della nostra docilità spirituale, della nostra capacità di riconoscere la volontà di Dio.

Questo brano del vangelo si conclude con un paradosso: benché Gesù si rivolga al “piccolo gregge”, quindi ad una minoranza (la realtà che oggi, come cristiani avvertiamo fortemente), parla di molti doni, di molte cose affidate. In effetti, pur essendo pochi, naturalmente molto esposti alle paure, siamo ben forniti per affrontarle usando gli strumenti di cui abbiamo parlato, e sapere come farlo nel modo giusto. Non si può negare che combattere le paure sia un impegno, ma meglio assumerlo consapevolmente e attivamente che soffrire a causa di un impegno non voluto ma imposto forzatamente dalle paure stesse.