Swissleaks: ecco come criminali, politici e star portano i soldi all’estero

Il nome in codice è “Swissleaks”. Sembra un film di spie… ed è quasi così. Le spie ci sono, i soldi pure, i conti cifrati, la bella vita, i viaggi. Ma il tutto non sta dentro un copione cinematografico, bensì dentro i faldoni di un’inchiesta le cui anticipazioni sono state svelate dal quotidiano francese “Le Monde”.

Un’inchiesta “spettacolare e inedita”, con “cifre che danno il capogiro”, scrive “Le Monde” anticipando il contenuto della prima parte di un’indagine che i suoi specialisti hanno compiuto tra Parigi, Washington, Bruxelles e Ginevra, sulle tracce di un vasto sistema di evasione fiscale accettato e incoraggiato dalla banca britannica HSBC, secondo gruppo bancario mondiale, attraverso la sua filiale svizzera HSBC Private Bank.

Il giornale francese afferma di esser venuto in possesso di dati bancari su scala mondiale relativi al biennio 2005-2007, che dimostrano una gigantesca frode su scala internazionale. Vacillano, secondo il giornale francese che nell’ambito di un consorzio condivide l’inchiesta con una sessantina di media internazionali, i vertici bancari di mezzo mondo.

Sempre secondo Le Monde almeno 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti HSBC di oltre 100mila clienti e di 20mila società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della “lista Falciani”, l’archivio dell’informatico francese che fornì al fisco i dati su migliaia di evasori rubati al suo datore di lavoro. Oltre 5,7 miliardi sarebbero stati dissimulati da HSBC in paradisi fiscali soltanto per conto di clienti francesi.

Nelle liste si trovano ovviamente trafficanti d’armi e di stupefacenti e finanziatori di organizzazioni terroristiche, ma anche uomini politici, star dello show business, campioni dello sport o famosi industriali. Tutti desiderosi – sempre secondo le Monde – di celare al fisco i loro averi. In questo intento, sarebbero stati “incoraggiati” dal comitato esecutivo di HSBC a nascondere meglio il loro denaro al riparo di strutture offshore, in genere con base a Panama o nelle isole Vergini britanniche.