In relazione alla notte dello scorso 3 giugno, quando durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions a Piazza San Carlo, a Torino, quando una serie di ondate di panico provocarono la morte di una donna e circa 1.500 feriti, la Procura di Torino si prepara a notificare una ventina di avvisi di chiusura delle indagini.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, dopo 150 giorni di indagine gli indagati sono aumentati fino ad arrivare a quota venti. Nei loro confronti si sono aggravate anche le accuse loro contestate. Oltre ai reati già contestati agli indagati, lesioni e omicidio colposo, si aggiungerebbe anche l'aggravante di aver agito in concorso con più persone. Questa accusa, se provata, comporterebbe l'aumento delle pene fino a 12 anni di carcere.
Gli atti che la procura torinese si prepara a notificare, coinvolgerebbero anche alcune figure di vertice della città, oltre a funzionari e dirigenti degli enti coinvolti nell'organizzazione dell'evento. Durante le indagini, la polizia e i magistrati hanno ascoltato circa duecento persone come testimoni. Da un lato si indaga per capire cosa abbia causato le ondate di panico, dall'altra si lavora per capire se ci siano state delle lacune organizzative e gestionali dell'evento.
Fino ad oggi, gli indagati erano Maurzio Montagnese e Danilo Bessone, rispettivamente il presidente e il direttore di TurismoTorino, l'ente della Città incaricato di allestire piazza San Carlo per la visione della partita. A loro, si aggiungeva la sindaca di Torino, Chiara Appendino, iscritta nel registro degli indagati in seguito alle denunce contro il Comune sporte da alcuni feriti.
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